Omelia (05-07-2013)
Riccardo Ripoli
Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

Se ci feriamo, se stiamo male fisicamente andiamo dal medico, ma se il nostro stare male dipende dal cuore, dalla nostra anima, dalle cose che non vanno nella vita, da un amore deluso a chi ci rivolgiamo? Se ne possono pensare tante, si può parlare con l'amico o l'amica del cuore, con uno psicologo, con l'insegnante o sfogarsi in qualche chat su internet, ma tutto è limitato. Nessuno ha la verità in tasca, nessuno ci conosce bene nel profondo, nemmeno noi stessi.
Quando morì la mia mamma e la mia vita era a pezzi provai a rivolgermi a mio padre, ma anche lui soffriva e non poté aiutarmi; parlai con la mia ragazza di allora, ma era troppo piccola ed immatura per affrontare certi argomenti; guardai ai miei amici, ma erano troppo presi dai loro problemi per darmi ascolto; mi gettai a capofitto nelle care di pesca subacquea, ma anche in quel caso non bastavano per trovare una soluzione degna di essere chiamata tale. Non sapevo dove sbattere la testa. Pregavo Dio che mi indicasse la strada, ma tutto intorno a me era silenzio. Passarono così nove mesi, un periodo di buio, un momento della mia vita in cui ero sull'orlo di un precipizio ed il desiderio di suicidio era sempre molto forte in me, ogni istante. Un giorno di settembre andai a fare una girata e mi ritrovai a Montenero, nei pressi di Livorno, dove c'è un santuario mariano. Mi fermai ed entrai per fare una preghiera. Era in corso la Messa e la celebrava un sacerdote un po' pazzo. Era lui la risposta che stavo aspettando da tanto tempo da Dio. Da quel giorno la mia vita cambiò radicalmente ed ancor oggi sono a camminare su quella strada indicatami dal Signore.
Come e quando aiutarci lo sa Gesù, noi dobbiamo avere fiducia in Lui e attendere che la sua cura faccia effetto. D'altra parte se vi sentite male allo stomaco e andate con fiducia dal medico, mica guarite all'istante. Vi darà delle medicine che faranno effetto pian piano. La differenza tra il medico ed il Signore è però che il primo può anche sbagliare, va a tentativi, cerca di capire cosa abbiamo, mentre Cristo sa esattamente di cosa abbiamo bisogno e ce lo dona quando sa che farà più effetto.
Riguardando indietro, in quei nove mesi di sofferenza, se mi avesse indicato la strada dopo poco tempo e non avesse atteso tutto quel periodo, non avrei sofferto, non mi sarei lavato di dosso il mio passato, non avrei potuto gioire del dono fattomi. Se uno mangia tutti i giorni e salta un pasto uno o due giorni, quando ricomincia a mangiare nemmeno si ricorda di quel breve periodo in cui ha patito la fame. Ma se passano nove mesi senza potersi cibare adeguatamente, quando gli viene proposta una tavola imbandita saprà fare festa a quel regalo meraviglioso ed al suo donatore, ringraziandolo per tutta la vita.