Omelia (18-07-2013) |
Riccardo Ripoli |
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò L'Associazione sta crescendo, le responsabilità aumentano, i problemi da affrontare sono sempre di più, le battaglie da combattere si moltiplicano. Anche le iniziative sono tante e a volte non è facile stare dietro a tutto, anche perché al primo posto ci sono i bambini che richiedono tanto tempo e tanta attenzione. E' normale essere stanchi, normale per ciascuno faticare per andare avanti. Ognuno nel proseguo della propria vita è sempre più stanco, vuoi per il calendario che ogni giorno stacca un foglietto, vuoi perché la routine e la quotidianità sono a volte pesanti da sopportare, vuoi perché in ogni famiglia come in ciascun contesto si cresce e la crescita porta problemi sempre più grandi. A volte sembra che le forze manchino, la mattina si fa sempre più fatica ad alzarsi, gli avvenimenti della vita ci risultano sempre più difficili da sopportare ed ogni battaglia che dobbiamo intraprendere speriamo sempre sia l'ultima perché ci mancano le forze. Eppure andiamo avanti, Eppure ogni giorno ci svegliamo e affrontiamo la giornata. Ognuno trae la propria forza da situazioni diverse, chi lotta per i figli, o nel ricordo di una persona scomparsa, per il marito o la moglie, per una meta da raggiungere. Motivazioni forti, ma non eterne. I ricordi sono evanescenti, l'amore per il coniuge talvolta viene meno o comunque si allinea ad una certa quotidianità, i figli crescono e hanno sempre meno bisogno di noi. Ed allora dove trovare la forza per andare avanti, dove trovare l'energia per ricaricarsi e continuare a portare avanti ciò in cui crediamo? Non so per voi, ma io da sempre ho trovato ristoro in Dio. Senza la Fede più volte avrei gettato la spugna. Quando ti trovi a dover combattere contro i servizi sociali anziché averli dalla tua parte solo perché non hai la tesserina del partito dominante e non sei allineato alla loro impostazione, quando arriva la finanza e ti tiene compagnia per un anno e mezzo cercando chissà quale magagna, quando ti denunciano solo per spillarti denaro, quando il tuo avvocato ti dice "la causa è vinta ma dobbiamo patteggiare perché i costi, se vincessimo, sarebbero superiori alla multa", quando vuoi cambiare una legge perché palesemente ingiusta e nessuno ti ascolta, quando tu devi ottemperare a qualcosa entro tot giorni mentre gli enti pubblici se ne infischiano dei loro doveri, quando i ragazzi che hai aiutato in mille modi prendono la loro strada senza nemmeno voltarsi indietro a salutarti. Quante volte avrei lasciato questo cammino se non fosse stato per la Fede. Eppure penso che tutto ha un senso, anche la stanchezza, la fatica, le preoccupazioni, il dolore, un senso superiore legato alle promesse che il Signore ci fa per il futuro. Potrebbe dirci semplicemente "comportati bene e alla fine della vita terrena avrai la vita eterna" e mettersi alla finestra a guardare, ad aspettare i risultati da noi. Chi ce la fa passa l'esame, e chi non riesce pazienza. Invece no. Sa che la nostra natura umana ha bisogno di continue gratificazioni, necessita sempre di rassicurazioni e abbisogna di rinnovo delle promesse. Così Dio ci è vicino per tutta la vita, anche se lo rifiutiamo e ci dice "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò". Chi si avvicina a Lui avrà da bere per estinguere la sete di riposo che abbiamo, per darci un riparo per riprendere fiato, per sollevarci da un disagio o da un problema. Ieri sono stato in barca con due delle mie bimbe, abbiamo pescato e poi abbiamo raggiunto Roberta e gli altri ragazzi che prendevano il sole sugli scogli. Abbiamo caricato a bordo altri due bimbi e siamo tornati a pescare fino alle dieci di sera. Una giornata stancante che ancor oggi ne porto il peso, ma una giornata bellissima, un momento di riposo in mezzo a tanta stanchezza psicologica, ma sopratutto abbiamo avvertito in ogni momento la presenza di Gesù tra noi. Al mattino siamo arrivati in un bellissimo posto dove andiamo sempre a pescare, sono sceso sott'acqua e c'era corrente forte che poi è calata. Sono stato tre ore in acqua mentre le bimbe pescavano dalla barca e tutto è andato benissimo. Quando volevo tornare a bordo perché vinto dalla stanchezza ho fatto un'ultima immersione per scaricare il fucile e in mezzo alle alghe vedo un sarago bellissimo, non credevo ai miei occhi. E' stato un attimo ed era mio. Un regalo graditissimo e inaspettato. Poi abbiamo mangiato e mentre pescavamo con la canna è arrivata la capitaneria di porto per un controllo. Quando siamo fermati si entra un po' tutti in agitazione perché si pensa che qualcosa potrebbero anche trovarci che non vada bene. La persona che ci ha abbordata è stata squisita, ci ha messo a nostro agio, si è messa a scherzare con noi e alla fine ci ha rilasciato il "bollino blu" che è un riconoscimento sulla correttezza. Quando poi siamo andati a pescare con gli altri bambini ero un po' spento, ma la voglia di farli divertire era tanta. Abbiamo calato in mare le gallette, una pesca speciale per le occhiate, e all'inizio c'è stato movimento di pesce, poi nulla per un paio di ore. Una delle bimbe ha detto "peccato non prendere nemmeno un pesce". Le ho risposto "chiedi a Gesù se te ne fa prendere almeno uno" e la risposta non si è fatta attendere, nel giro di dieci minuti ecco abboccare la prima occhiata. Poi niente per un po', ma il commento di Andrea è stato "abbiamo chiesto almeno un pesce a Gesù, ce lo ha mandato e adesso siamo contenti". Ed ecco che, quasi a sottolineare la bellezza di quel pensiero, che ne abbiamo presa un'altra, e un'altra, ed un'altra ancora, tanto da non sapere più dove guardare. Sei occhiate che stasera condivideremo tutti insieme con il sarago e l'altro pesce catturato, dono del Signore. Ecco, in un momento un po' difficile, denso di impegni e preoccupazioni è arrivato il ristoro di Gesù. Dopo una giornata dove tutto è andato bene, tanto che meglio non sarebbe potuto andare, oggi si è pronti a ricominciare con nuova forza e nuovo coraggio, con la certezza di avere sempre vicino il Signore. |