Omelia (31-07-2013)
Riccardo Ripoli
Vende tutti i suoi averi e la compra

Sentiamo parlare di un sacerdote che ha lasciato tutto ed partito in missione, ci riferiscono del tal imprenditore che al culmine della sua carriera ha venduto la sua azienda e si è messo al servizio del più povero, vediamo persone perdere la testa rinunciando alla loro vita agiata per inseguire l'amore della loro vita, uomini e donne chiudersi in monasteri a pregare. A volte ascoltando queste storie scuotiamo la testa e diciamo "poveretti, sono ammattiti". Ma chi è il sano? Colui che insegue per tutta la vita la chimera di diventare ricco perché solo così avrà la felicità, oppure chi la felicità l'ha trovata e investe tutto ciò che ha per mantenerla? Non è facile trovare la vera felicità, ma è impossibile raggiungerla se la cerchiamo nella direzione sbagliata, se pensiamo di trovarla alla fine dell'arcobaleno con le sembianze di una pignatta ricolma di tesori. La felicità, quella vera, quella duratura, è per forza di cosa quella che non si deteriora, quella che non passa di mano, ma che viene trasmessa agli altri raddoppiando la sua intensità e la sua forza di crescere e progredire.
Stolto non è chi un giorno decide di lasciare le agiatezze materiali per alimentare una realtà, stolto è chi passa tutta la vita a volere più di ciò che ha inseguendo la carota che qualcuno ha voluto legare davanti al nostro viso, carota che mai riusciremo a raggiungere