Omelia (02-08-2013)
Riccardo Ripoli
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua

Ci sono persone che vengono chiamate a tenere conferenze, sono considerati grandi uomini e donne, politici di grande fama, ma capita spesso che in seno alla propria famiglia o ad un ristretto gruppo siano addirittura disprezzati, denigrati, talvolta persino odiati per le stesse cose che in altre circostanze li portano a ricevere consensi. Perché accade questo? Perché chi ci è vicino non sempre apprezza le nostre capacità? Perché una moglie o un marito non vedono le doti del coniuge, oppure un figlio quelle dei genitori o i papà e le mamme non sanno riconoscere gli aspetti positivi della propria prole? Credo che la risposta sia dentro di noi, nella nostra natura umana, nell'incapacità a saper apprezzare il bene quando lo abbiamo dinanzi, offuscati dalle piccole cose negative che ritroviamo in ciascuna persona. Chi ci vede dall'esterno riesce ad essere obiettivo e valutare l'aspetto complessivo, tralasciando dettagli che nella quotidianità assumono maggior rilevanza. Non è facile la convivenza, non è facile saper andare oltre certe piccolezze, non è facile far tacere la parte di noi che invidia l'altro. Quanti grandi uomini sono stati uccisi nel corpo o nell'anima da chi più era loro vicino, a partire da Gesù che fu ucciso per le sue idee e tradito da uno dei suoi apostoli, San Francesco odiato dal padre e considerato un pazzo dai suoi conterranei, Padre Pio che a lungo è stato osteggiato dalla stessa Chiesa nella quale era inserito.
Quanto si soffre di queste situazioni, essere capiti e ascoltati da tanti, ma non essere capiti ed ascoltati da quei pochi che vivono accanto a noi e che amiamo.
Quanti genitori si ritroveranno in questa situazione, con figli adolescenti pronti a far loro la guerra per delle piccolezze, incapaci di vedere il bene che un genitore vuole loro. Ma anche quanti figli apprezzati dai propri amici, trattati male in casa per un modo di vedere le cose più giovane e senz'altro diverso, ma quasi mai errato.
Quando ci odieranno, ci perseguiteranno, si scandalizzeranno per quello che facciamo, pensiamo che il bene, prima o poi, troverà un suo sfogo dal quale venir fuori e l'arma sarà sempre e comunque il dialogo, non la lite, l'amore e non l'odio o la vendetta. Se Padre Pio si fosse ribellato, se San Francesco avesse inveito, se Gesù avesse combattuto con la spada, non sarebbero stati grandi uomini capaci di illuminare il cammino di milioni di persone. Lottare per le proprie idee è giusto, ma bisogna farlo con amore, pazienza, serenità, come la goccia che pian piano scava nella roccia