Omelia (23-05-2004) |
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Gesù ritorna al Padre " Uomini di Galilea, perché state a guardare in cielo?" Gli apostoli hanno visto il loro maestro scomparire in una nube. Sono turbati e smarriti. Ed ecco che sono esortati a lasciare i loro ricordi, il loro passato, e a volgersi decisamente al futuro. È un invito rivolto, oltre che agli apostoli, anche a tutti i cristiani. Rivolti al cielo o rivolti alla terra? Falso dilemma! Sono rimproverati spesso i cristiani di vivere nelle nuvole, fuori del loro tempo. Li interesserebbe solo il cielo, sarebbero preoccupati unicamente dell'eternità. Il Vangelo stesso avrebbe la responsabilità di questo atteggiamento d'indifferenza e di egoismo: "La religione è l'oppio dei popoli" - ha scritto Marx. È una mera calunnia! Nessuna dottrina, quanto il cristianesimo, è esigente e dinamica, anche per migliorare la condizione dell'umanità. Bisogna studiarla senza pregiudizi. Non esige Corse da coloro che la professano una dedizione totale al servizio degli altri? Cristo è stato mandato dal Padre a stabilire fra gli uomini un regno di pace, di giustizia, di carità. Ed è a questo regno di Dio che i cristiani devono lavorare, in unione con Cristo stesso... E da questo dipende la felicità eterna: è inutile alzare lo sguardo al cielo nella speranza di possederlo, se lo si distoglie dalla terra. Prima di entrare nella sua gloria, Cristo si è prodigato senza misura al servizio di Dio, Padre suo, e degli uomini, suoi fratelli. Ed è arrivato fino al sacrificio supremo, fino alla morte di croce. Nessuno può essere suo discepolo se rifiuta di portare la croce della totale dedizione, della dimenticanza di sé, della pazienza e dell'impegno: la croce dell'amore. Al cielo si arriva a questo prezzo! |