Omelia (15-08-2013)
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Pellegrini e non vagabondi!

COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Paolo Matarrese

Fermandoci a meditare su questa festa dell'Assunzione di Maria in cielo, sembra essere proprio questa una delle chiavi di lettura: come Maria, ognuno di noi è pellegrino e non vagabondo! C'è infatti una differenza sostanziale tra il pellegrino e il vagabondo che sta nella meta e la speranza di raggiungerla! Il vagabondo e il pellegrino possono percorrere la stessa strada, incrociare le stesse persone, affrontare le stesse lotte ma il pellegrino sa dove sta andando il vagabondo no. Il pellegrino affronta il cammino con la speranza di chi sa che tutto è necessario per arrivare alla meta! Questa festa dell'Assunzione di Maria in cielo con l'anima e il corpo, ci ricorda che noi siamo pellegrini nella nostra vita e non vagabondi; che la nostra storia, condotta dall'amore di Dio, non è costellata da episodi senza senso che ci sbattono da una parte all'altra delle sponde della vita, ma che ci spingono verso una meta!
Abbiamo ascoltato nella II lettura San Paolo che definisce "Cristo risorto come primizia", cioè Colui che, attraverso la sua morte e risurrezione, ha riaperto le porte del cielo ad ogni uomo. La risurrezione di Cristo trasforma la morte in un passaggio per essere accolti tra le braccia di Dio Padre e godere in pienezza della stessa gioia e pace di Cristo. Se la primizia della risurrezione è Cristo, possiamo allora senza mezzi termini definire l'Assunzione di Maria in cielo come primo frutto di questa primizia. La festa dell'Assunzione ci ricorda il nostro destino di pienezza di vita nella comunione con Dio. Maria assunta in cielo nell'anima e nel corpo è il mistero della nostra fede che ci mostra che anche noi, come Maria, potremmo risorgere un giorno nell'anima e nel corpo ossia tutta la nostra storia, le nostre relazioni di amore vissute attraverso il cuore e i gesti del nostro corpo, troveranno la loro pienezza e il loro compimento nell'Amore di Dio! Nulla della nostra storia andrà perduto, nulla vissuto senza un senso, nulla di tutti quei gesti di fedeltà, di amore, di umiltà, di giustizia fatti con l'anima e con il nostro corpo saranno stati vani...
Ma la festa dell'assunzione di Maria non ci parla soltanto della meta ma anche della strada da compiere per noi pellegrini. Stiamo ormai nel pieno del tempo estivo, un tempo dove, riposandoci un po' di più, dovremmo avere più facilità nel riflettere su come stiamo vivendo, sul nostro cammino. Spesso però le letture che facciamo della nostra vita sono abbastanza desolanti: avremmo voluto fare di più, fare meglio, fare scelte più coraggiose e magari ci ritroviamo un pochino delusi, scoraggiati, disorientati. Nella I lettura, il libro dell'Apocalisse racconta che "Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito".
Più che l'immagine di Maria, in questa donna possiamo ritrovare l'immagine del popolo di Dio e dell'umanità intera. Di fronte al nuovo possibile che Dio ci mostra e vuole far nascere nella vita della Chiesa, dell'umanità e in ognuno di noi, c'è il male che si oppone e che tenta di divorarlo! La lettura prosegue con un epilogo bellissimo: "Suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio".
Mi piace pensare che il nuovo nasce, il bene vince perché è nelle mani di Dio! Questa donna non tiene per se il figlio che nasce ma è messo nelle mani di Dio ed è per questo che il deserto dove camminerà sarà il rifugio preparato da Dio stesso. L'Assunzione di Maria comincia dall'Annunciazione quando ella accoglie il nuovo e la salvezza (per lei vissuta in maniera singolare!) che Dio vuole compiere nella sua storia che si esprime concretamente in questo viaggio verso Elisabetta che abbiamo ascoltato nel vangelo: "Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa". La storia di Maria diventa un'assunzione continua, un cammino sicuro guidato da Dio. Certo sarà anche deserto, ma nulla potrà portargli via la sua speranza, la sua gioia i suoi amori perché non le appartengono più. All'inizio della sua storia non c'è più quello che saprà compiere o realizzare perché all'inizio della sua storia c'è lo sguardo di Dio e la sua vita è messa nelle Sue mani. Maria va da Elisabetta innanzitutto per cantare la sua gratitudine. Non sarà più lei che dovrà guardarsi, giudicarsi, misurarsi ma sarà Dio che la guarderà e questo la renderà beata (felice-bella) guidandola nella sua missione così particolare...è qui che inizia l'assunzione di Maria che troverà compimento e si concretizzerà nell'assunzione del suo corpo! Lo stesso Gesù ai suoi discepoli un giorno ha detto "rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli" (Lc 10,20).
Oggi questa festa spinge anche noi a metterci o rimetterci in cammino da pellegrini in maniera nuova e questo potrà avvenire quando permetteremo a Dio di "disperdere i superbi e rovesciare i potenti dai troni", cioè quando cominceremo a smettere di guardarci pensando che noi stessi siamo la fonte del nostro bene e del bene degli altri, di quelli che desideriamo amare o, peggio ancora, quando pensiamo che nella nostra vita e intorno a noi non ci sia più spazio per il bene, che non ci siano più margini per ripartire! Un padre gesuita scriveva: "la vera grazia che uno si può aspettare nell'arco della sua vita è quella di avere la certezza di vivere bene non perché si è organizzato la vita da solo, ma perché guidato dalle mani di Dio...allora si capirà finalmente la differenza tra una vita vissuta secondo la propria volontà che vuole, desidera, lotta ma non può, e una vita vissuta con la propria volontà che aderisce alla volontà del Dio misericordioso". Chiediamo la grazia al Signore che questa festa dell'Assunzione oltre che a risvegliare la speranza sul nostro futuro e quello del mondo, ci dia il coraggio di lasciare a Lui, almeno un pochino di più, la possibilità di assumere dentro il Suo Amore la mia e la tua vita, proprio come ha fatto con Maria!