Omelia (15-08-2013)
Riccardo Ripoli
L'anima mia magnifica il Signore

Non passa giorno in cui non ringrazi Dio per tutto ciò che mi ha donato e spesso ripeto ai miei ragazzi di guardarsi intorno. Purtroppo siamo sempre annebbiati da quello che hanno gli altri per poter assaporare ciò che abbiamo, troppo tristi per i problemi che incombono per accorgersi di quanta gioia possediamo, troppo impegnati per essere grati a Dio o alla vita (se non credete) per capacitarsi di quanto ci è stato donato.
I problemi ci sono e talvolta sono grandi, come la morte di una persona cara, una malattia, la perdita della casa o del lavoro, ma se pensiamo che la morte fa parte della vita, che le malattie arrivano a tutti prima o poi, che nella maggior parte del mondo la povertà è talmente grande che pensare di avere una casa è come per noi sperare di andare un giorno su Marte. Avremo comunque sempre un motivo per piangerci addosso perché il bicchiere della vita lo possiamo vedere mezzo pieno o mezzo vuoto. E allora perché non godersi quello che di bello abbiamo, o abbiamo avuto? Se sorridiamo alla vita, anche la vita ci sorriderà. Se prendiamo con filosofia ogni nostro pensiero tornerà la gioia nei nostri cuori che, seppur provati, trafitti, feriti, sono sempre il centro dei nostri sentimenti. Se vi muore una persona cara pensate a quanto vi abbia dato e a quanto le sue parole ed insegnamenti vi saranno utili nella vita. Se mi avessero chiesto "cosa preferisci, avere una mamma per ventuno anni e poi perderla, oppure non averla per non soffrire della sua mancanza?" Avrei scelto di averla perché la vita è fatta di momenti vissuti e momenti da ricordare e rivivere attraverso gli altri. E' il principio dell'affido. In molti scelgono di mettere la testa sotto la sabbia ed evitare di accogliere un bambino per la paura di una sofferenza quando il bimbo tornerà a casa, ma io dico a gran voce che è meglio gioire un giorno e patire una vita intera, piuttosto che non gioire. Non c'è bimbo di coloro che ho avuto in affido che non ricordi con amore, anche quelli più difficili, perché cerco nella memoria la parte bella del rapporto, la gioia che ci ha dato, l'amore che ha provato, i cambiamenti che ha fatto, la nuova strada che anche grazie a noi ha potuto intraprendere e questo mi da tanta felicità. La parte triste di ogni esperienza umana la metto da parte ed è ogni volta superata dalla parte gioiosa. Così davanti alla perdita di un lavoro dico che per un po' ho lavorato e che avrò più tempo libero per aiutare il prossimo (quante associazioni sarebbero felici di dare vitto e alloggio in cambio di lavoro) nell'attesa di trovare un altro impiego; davanti alla perdita di una persona cara dico che ho gioito per la sua presenza; dinanzi alla malattia dico che sono stato comunque sano fino ad oggi e che in molti nascono con problemi di salute già molto gravi ed hanno comunque sempre un bel sorriso stampato sul volto.
La Madonna quando seppe della nascita di Gesù fu felice e gioì grata a Dio per il grande dono che le aveva fatto, al pari di ogni donna al quale nasce un figlio, ed accettò sin dall'inizio la volontà del Signore, qualunque essa fosse, al pari di ogni donna che mette al mondo un bambino, consapevole che prima o poi potrebbe morire, ammalarsi, prendere una brutta strada, ma non per questo rinuncerà alla sua maternità, non per questo dovremmo rinunciare ad accogliere un bambino in casa anche se sappiamo che potrebbe un giorno andarsene, al pari di ogni nostro figlio.