Omelia (17-08-2013) |
Riccardo Ripoli |
I discepoli li sgridavano A volte perdiamo di vista le cose importanti e di sostanza per inseguire una correttezza che spesso è solo formale. Molte persone si sposano, mettono su famiglia, un bambino, due bambini. Lavoriamo per mantenere questo nuovo nucleo, poi pian piano si inizia a lavorare sempre più per inseguire sogni più ampi, si cerca di trovare il tempo per fare più cose, tutto in nome della famiglia. Ci mettiamo al computer per scrivere una relazione e lavoriamo anche da casa, e quando i figli si avvicinano li sgridiamo perché ci lascino finire in pace il lavoro che stiamo facendo che è una cosa importante. E' questo il momento in cui dovremmo domandarci cosa sia davvero importante nella vita. Il lavoro è necessario, ma davvero conta più di un figlio che vuole giocare, che ha bisogno di una carezza, della nostra presenza? Davvero lavorare così tanto è fondamentale? Davvero avere più soldi per andare in vacanza, comprare abiti più belli per i bambini, avere leccornie succulente e gustose è vitale per i figli? Sono certo che ognuno di noi sia in buona fede quando si mette a lavorare a testa bassa e non vede nulla e nessuno, sono certo che la grande fatica che facciamo è per dare sempre più alla nostra famiglia, ma siamo certi che questo sia quello di cui i bambini hanno bisogno? Non sarebbe meglio lavorare di meno per dedicare più tempo a giocare con i nostri ragazzi, parlare con loro, condividere uno sport? Gesù stesso nel Vangelo ci insegna a non mandare via i bambini, a cercare la loro compagnia, a dare loro carezze e sorrisi e che nulla e nessuno è più importante di un bambino. Accogliete i vostri figli, aprite loro la porta del vostro cuore rinunciando ad un po' di lavoro o ad un po' del vostro tempo libero, accogliete in casa quei bambini i cui genitori hanno allontanato perché troppo presi dai propri problemi per accorgersi del grande valore che questi cuccioli d'uomo rappresentano. |