Omelia (29-02-2004)
padre Paul Devreux
Commento Luca 4,1-13

In questa prima domenica di quaresima contempliamo Gesù tentato dal diavolo
nel deserto per quaranta giorni. Il deserto è il luogo dell'incontro con
Dio, ma anche della tentazione. Quaranta giorni è un numero che
simbolicamente indica lo spazio di una vita. E' probabile che viene qui
sintetizzata dall'evangelista una realtà che Gesù ha vissuto durante tutta
la sua vita terrena. Questo è bello perché è una riprova che Gesù non ha
fatto finta d'incarnarsi, ma ha voluto vivere e condividere con noi tutta la
condizione umana.

La tentazione è fondamentalmente una: regnare senza il Padre. Nasce dal
bisogno, dal desiderio d'onnipotenza, dal pensare che da solo me la cavo
meglio. Quando riesce ad insinuarsi, poi si giustifica con la diffidenza nei
confronti di Dio o di chiunque mi voglia bene, e dal quale non voglio
dipendere.

Gesù non cede a queste tentazioni, e ogni volta vi risponde riaffermando il
suo desiderio di regnare non da solo ma in comunione con il Padre,
sottomettendosi a lui.

Pertanto anche per me, convertirmi e credere al Vangelo significa volgere lo
sguardo e l'attenzione al Signore, mentre sconvertirmi è guardare altrove,
dando autorità sulla mia vita ad altre cose.

Di fatto la quaresima è un tempo prezioso, in cui la Chiesa m'invita a dare
la massima attenzione ai tempi liturgici, per contemplare l'amore di Dio che
si rivela nella Passione e morte di Gesù e coglierne il valore salvifico per
la mia vita. E' importante farlo quando sto bene, perché la tentazione
arriva quando sto male, quando la vita si rivela difficile. In quel momento
se vi sono allenato, alzo lo sguardo verso il Signore e mi attacco a lui; se
non lo sono, sprofondo nella disperazione e non so dove attaccarmi. Può
essere una questione di vita o di morte. Il tempo in cui sto bene è
prezioso, meglio usarlo saggiamente.

Buona quaresima.