Omelia (11-01-2004) |
padre Paul Devreux |
Commento Luca 3,15-16.21-22 La prima cosa che noto in questo vangelo è l'atteggiamento umile di Giovanni Battista. Avrebbe potuto montarsi la testa o illudersi d'essere lui il Messia tanto atteso. Bastava che lasciasse fare la gente e sarebbe stato proclamato Messia a furor di popolo. Lui fa il contrario, continuando a parlare di uno che deve venire, e che è più forte di lui. Questa è una grande lezione di vita anche per me: non che sogni di essere il Messia, ma tante volte, confrontato con i problemi di qualcuno, vorrei avere io in tasca la soluzione alle loro sofferenze. Il fatto di non averla mi costringe ad invitare la persona a non fare riferimento a me quanto al Signore che vuole venire nella sua vita e che può fare molto di più e meglio di me. Così io divento evangelizzatore. Poi arriva Gesù, che chiede il battesimo. Questa richiesta, oltre a manifestare la sua piena solidarietà con l'uomo, è un gesto pubblico di dedizione totale al Regno di Dio. E' come se scendendo nell'acqua e mettendosi nelle mani di Giovanni dicesse: "Eccomi, sono pronto". La reazione del Padre, la discesa dello Spirito Santo e l'atteggiamento di preghiera di Gesù è una rivelazione dell'esistenza della Trinità. Una Trinità unita, e che tramite la disponibilità di Gesù entra in comunicazione con noi. Da questo giorno in poi, l'uomo può sapere qualche cosa su Dio. |