Omelia (31-08-2013) |
Riccardo Ripoli |
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno Non tutti riceviamo gli stessi doni nella vita. C'è chi nasce con una dote, chi con un'altra, chi ne ha diverse e chi ne ha poche, ma a tutti il buon Dio fornisce qualcosa che possiamo mettere a frutto, inserisce dentro noi un semino che potrà diventare un albero, ma dipende da noi, dalla nostra voglia di metterci in gioco. Ho visto tanti bambini arrancare in salita, avere pochissime capacità, fare una fatica enorme sui libri, ma stringere i denti, andare contro ogni previsione ed emergere. Ma ho purtroppo visto anche tanti ragazzi gettare la loro vita, avere dei talenti notevoli e sprecarli per pigrizia, per non avere voglia di mettersi in discussione, per il gusto di andare a divertirsi anziché alimentare le proprie doti per crescere come persona. E' un po' come vedere un povero che se gli porgi un piatto di spaghetti in bianco riscaldati del giorno prima fa una gran festa e magia tutto avidamente e di gusto, dando grande soddisfazione a chi lo ha messo in tavola. Dall'altro lato è come osservare colui che è abituato a mangiare i piatti più buoni ed ogni volta fa mille storie non apprezzando la cucina. Uno schiaffo alla miseria. Così Dio è per noi come il padrone di casa che ci ha invitato a mangiare. Chi pensate che vorrà ancora vicino a sé? Il povero, che magari malvestito ha fatto onore alla sua tavola, oppure il ricco che bello profumato ha rifiutato il suo cibo? Ciò che vi viene donato sappiatelo apprezzare e fatelo fruttare, onde evitare che un giorno Qualcuno possa dirvi "ti ho dato, poco o tanto, e tu hai rifiutato il mio dono, ora allontanati da me" |