Omelia (01-10-2013)
Riccardo Ripoli
Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?

Il nostro animo è come un terreno fertile nel quale sin dalla nascita vengono inseriti dei semi. Chi crede sa che è Dio a immettere semi buoni e il diavolo semi cattivi, ma le cose non cambiano per chi non abbia fede, solo che per loro i semi del bene e del male sono immessi rispettivamente dalle persone buone e da quelle cattive.
Sono piccoli contenitori di vita che si sviluppano da soli, pian piano, lentamente. Sta a noi coltivare i primi e tenere sotto controllo i secondi, sta a noi far crescere i buoni sentimenti e contrastare gli impulsi negativi.
La vendetta è un seme che cresce dentro noi, è quell'impulso che ci fa desiderare il male per qualcuno che ci ha portato danno, finanche in certi casi a desiderarne la morte. La vendetta è una pianta maligna che produce frutti e semi in grande quantità, basta solo lasciarla crescere che offuscherà il bellissimo giardino che abbiamo costruito pian pian dentro noi. Molti ragazzi che sono in affidamento hanno una grande sete di vendetta, un forte desiderio di rivalsa, talmente forte da desiderare il peggio per le persone che hanno fatto loro del male.
Compito dei genitori, degli educatori, degli affidatari è quello di far capire loro che la vendetta porta solo a brutte conseguenze e chiunque abbia immesso dentro noi questo cattivo impulso gode nel vederci rovinare. Quanto siamo stupidi a volte. Quale contadino che abbia un bell'orto nella sua casa coltiverà gramigna, zizzania, erbaccia togliendo posto e risorse, il tutto condito con una buona dose di fatica, al posto di tirare su pomodori, melanzane, zucchine?