Omelia (06-06-2004) |
padre Paul Devreux |
Commento Giovanni 16,12-15 Oggi la Chiesa c'invita a contemplare la Trinità. Perché Dio ha ritenuto opportuno rivelarsi trino? Non bastava che si rivelasse come Dio unico, creatore e Onnipotente? Riuscite ad immaginare un Dio solo, perso nell'universo, che grida ai quattro venti: "io sono l'amore e la vita". A chi lo grida? Che senso avrebbe? Sarebbe ridicolo. L'amore autentico genera. L'amore di Dio doveva generare qualche cosa, e ha generato, per quanto ne sappiamo da ciò che ci ha rivelato di se, per lo meno un figlio. Anche l'amore del Padre e del figlio qualche frutto doveva darlo. Ed ecco lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, che ci dà la vita e ha parlato mediante i profeti. Certamente tutta la creazione è un frutto di quest'amore, nel quale viviamo immersi, come un pesce nell'acqua. Penso che questo è solo un barlume di quanto scaturisce dall'amore creativo di Dio, e penso che nell'aldilà vedremo cose che qui non riusciamo nemmeno ad immaginare. L'importante per ora è cogliere il messaggio che il Signore vuole ricordarci, ogni volta che ci segniamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: L'amore è perlomeno trino, uno che ama, uno che ricambia, e un frutto che ne dimostri l'autenticità ed è promessa di continuità. Da solo, anche se sono un Dio, la mia vita non ha senso. Donami Signore di sforzarmi sempre a vivere costruendo relazioni piuttosto che cercando di imparare a vivere da solo. |