Omelia (16-10-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Romani 2,1

Chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai nessun motivo di scusa; perché, mentre giudichi l'altro, condanni te stesso: tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose
Rom 2,1


Come vivere questa Parola?

San Paolo nel primo capitolo della lettera ai Romani ha descritto la situazione dei pagani, i quali non conoscono Dio e lo rifiutano perché vogliono erigersi a divinità di se stessi. Ma nemmeno i Giudei, che pure hanno un'idea giusta di Dio e conoscono i suoi comandamenti, possono considerarsi privilegiati ed esentati dal Suo severo esame. Ognuno, nel giorno del giudizio, raccoglierà quello che avrà seminato: la vita eterna o la condanna.

Nei nostri esami di coscienza, a volte, mettiamo in atto una falsa revisione di vita, partendo da criteri da noi stessi formulati, in base ai quali con facilità ci assolviamo, mentre condanniamo gli altri con molta severità. Dobbiamo, invece, tener presente che l'unico giudizio che risponde a verità è il giudizio di Dio.

Il vero discepolo di Gesù, il cristiano, è maturo nella fede quando non pretende di giudicare gli altri, ma si presenta con umiltà al giudizio di Dio. Allora la nostra revisione di vita, il nostro esame di coscienza diventa autentico e ci spinge a realizzare una vera conversione, che consiste nel rinnegare se stessi ed aprirsi all'Amore di Dio, che spinge inevitabilmente all'amore del prossimo

Dio onnipotente ed eterno, concedi a noi tuoi fedeli, di entrare profondamente nel tuo mistero di salvezza e di viverlo con una carità sempre più grande tra noi, per dare al mondo una testimonianza credibile del tuo Amore (dalla preghiera universale del Venerdì Santo)

La voce di un poeta, aforista e critico letterario

I giudizi che diamo degli altri dicono ciò che siamo noi stessi.
Arturo Graf