Omelia (01-11-2013) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Matteo 5,1-12 Parlando della santità, è necessario precisare un fatto, ma anche smentire una convinzione assai diffusa tra i cristiani: la canonizzazione di un testimone della fede non aggiunge nulla alla vita di lui, di lei, nulla che non fosse già parte della sua vicenda terrena. La Chiesa non costituisce i Santi, la Chiesa semplicemente li riconosce conformi alla santità di Cristo incarnata e manifestata nei giorni della loro vita mortale, prima cioè di varcare la soglia della vita eterna. Questo ri-conoscimento ufficiale è anche un'attestazione di ri-conoscenza e una proposta esplicita indirizzata a tutti i fedeli a realizzare ordinariamente la propria santità, ascoltando la Parola di Dio e mettendola in pratica ogni giorno. Con grande emozione noi frati Domenicani della Provincia di S.Domenico - centro-nord Italia - stiamo aspettando la beatificazione di un confratello, p.Giuseppe Girotti, internato nel lager di Dachau e ucciso il giorno di Pasqua del '45, con una iniezione di benzina. Il decreto è già stato firmato dal Papa. Manca solo la data e si potrà procedere alla definizione del programma celebrativo, che culminerà con la solenne Eucaristia nella cattedrale di Alba, città natale del martire. La santità è chiamata anche beatitudine: il Vangelo di oggi non è stato scelto a caso e spiega il motivo della suddetta sinonimia. Naturalmente la santità, così come la beatitudine cristiana, ha un valore stra-ordinario, e per questo non è facile da raggiungere: la fatica, il dolore, le persecuzioni, il martirio della fede sono indizi inequivocabili di un cammino tutto in salita. Per raggiungere la vetta ci vuole una vita, e la vetta è l'eternità. Sic stantibus rebus, si potrebbe obbiettare che, se la vetta è la vita eterna, la santità si raggiungerà solo dopo la morte. Anche questa convinzione è sbagliata! la fatica del cammino è già una cifra della santità! Il valore del pellegrinaggio non consiste forse nel viaggio, con tutti i disagi, la stanchezza, gli imprevisti non sempre piacevoli, la precarietà delle condizioni, i rischi...? Dirò di più: dal punto di vista psicologico, lo slancio che spinge e sostiene il pellegrino per tutta la durata del viaggio, sembra calare e addirittura svanire nel momento in cui raggiunge la meta. È giusto che sia così. Sto parlando del viaggio della vita, durante il quale, ripeto, costruiamo la nostra santità, quella santità che potremo finalmente goderci in tutto riposo, una volta entrati nella vita eterna. Ma, allora, se la santità si compirà nella vita eterna, non per merito nostro, ma per la misericordia di Dio, saremo tutti santi! tutti quelli che vanno in Paradiso, intendo... La risposta è sì. Ma, allora, chi me lo fa fare a sudare sette camice per farmi santo, se poi, tanto, lo saranno anche quelli che se la sono spassata tutta la vita?... Io non voglio giudicare nessuno; tuttavia provo una gran pena per quelli che, per scelta, non sono vissuti e non vivono secondo la fede. Significa che hanno rifiutato il ruolo di protagonisti nella storia della loro salvezza; salvo, poi, rivendicare la libertà di decidere di sé, di non cedere mai il timone a nessuno. Ebbene, questi...capitani di lungo corso il timone della loro vita non l'hanno toccato mai neppure con un dito! E così, invece di prendere il largo dispiegando le vele, hanno preferito il basso cabotaggio, costeggiando la riva, senza infamia e senza lode... Nessuna audacia per la quale sentirsi fieri d'aver vissuto, nessuna avventura da raccontare, nessun ricordo a perpetua memoria... Se a qualcuno piace una vita così, faccia pure... Personalmente non credo che la mediocrità attiri così tanto i fedeli... E credo che il Santi siano molti di più di quelli scritti sul calendario... Dobbiamo in vero riconoscere che in questi ultimi decenni sono stati proclamati molti più Santi e Beati che nei secoli passati: non si era mai vista una stagione così ricca di canonizzazioni! segno anche di una più estesa cattolicità raggiunta dalla testimonianza cristiana. Eppure, nella Chiesa e anche fuori si avverte la sensazione di non riuscire a distinguere nel vicino della porta accanto, nel cristiano ordinario, ‘l'amico di Dio' - così gli antichi Padri chiamavano i Santi -. Forse, perché viviamo in una cultura - cultura? - in cui si privilegia l'apparenza, in un mondo ove "anche la santità si misura a pollici": non si considera l'umile discepolo del Signore, ma si va in cerca dell'ecclesiastico di successo, efficace trascinatore di folle, opinion leader, star mediatica, cui si chiede una parola magistrale su tutto... In questa ambigua ricerca della santità attorno a noi, ci viene in aiuto la festa di Ognissanti, proprio nel cuore dell'autunno: dopo l'ultima mietitura, dopo la vendemmia nelle nostre campagne - quest'anno avremo un vino a dir poco speciale...viva l'Italia che beve! - la Chiesa ci dona di contemplare la mietitura di tutti i sacrifici viventi offerti a Dio, la vendemmia di tutte le vite ritornate al Signore, il raccolto di tutti i frutti maturi che la Grazia del Signore ha seminato tra gli uomini. L'odierna solennità celebra l'autunno a tinte forti della Chiesa, contro l'isolamento che affligge il cuore dell'uomo: se non ci fossero i Santi, se non credessimo alla comunione dei Santi - lo recitiamo nel Credo, ogni domenica! - saremmo chiusi in una solitudine disperata e disperante! Invece di saltare a piè pari la memoria dei Santi, andando per cimiteri un giorno prima... accettiamo la sfida della Chiesa a riconoscere il santo che vive accanto a noi... uomini e donne nascosti, anonimi, capaci tuttavia di vivere la lucida resistenza alle idolatrie del mondo, pazienti e ostinati cercatori e facitori della Volontà di Dio, testimoni della carità del Risorto, immagini visibili del Dio invisibile. Sostenuti da questi nostri fratelli maggiori e da tutti coloro che ci hanno preceduti sulla via dell'imitazione di Cristo, scopriremo anche i santi che ancora operano sulla terra; il Buon Seminatore continua a gettare il suo seme, con prodigalità scriteriata, come sempre. Caduto in terra, il seme celeste metterà radici e darà il suo frutto. "Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?" (Is 43,29). "Qui tutto è come prima, qui ti attendono ben custodite mille belle canzoni; dove sei stato, dove?" Dag Hammarskjold |