Omelia (21-10-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Romani 4, 20.22

Di fronte alla promessa di Dio, Abramo non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio... Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
Rm 4, 20.22


Come vivere questa Parola?

Promessa, fede, giustizia. Paolo collega nell'esperienza di Abramo queste tre dimensioni: la vita di Abramo, la sua inquietudine, la sua ricerca sono attraversate dalla promessa. Un dono sperato, inizialmente vissuto come un'utopia, poi, via via manifestatosi come possibilità data, oggettiva. La promessa anima la fede di Abramo, la determina e la rafforza. La prospettiva di questo dono riorganizza in lui ogni tipo di energia. Abramo celebra questo dinamismo interiore dando gloria a Dio, riconoscendo il peso che Dio ha nella sua esistenza!

Tutto ciò gli viene accreditato come giustizia. Dunque, ad un riconoscimento ne segue un altro: Dio riconosce Abramo come giusto, come persona in sintonia con il suo volere, desiderante quello che Dio desidera, capace di realizzare quel dono a lui riservato.

Signore, la promessa animi anche la nostra fede. Non la promessa di realtà terrene, di conquiste umane, di poteri visibili. Aprici li occhi sul dono per eccellenza che sei tu, per noi!

La voce di un Laico

Promettere costa poco, si dice, se poi non si mantiene l'impegno. E non farlo? Costa ancor meno, praticamente niente, basta girarsi dall'altra parte. Una promessa è un impegno, è il mettersi ancora in corsa, è il non sedersi su quel che si è fatto. Dà nuove responsabilità, obbliga a cercare, a trovare nuove energie.
Gino Strada

Commento di Sr Silvia Biglietti FMA silviabiglietti@libero.it