Omelia (21-10-2013)
Riccardo Ripoli
Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni

Cupidigia, gran brutto male

L'attaccamento al denaro, alle ricchezze in generale, la visione che di esse si ha come fosse la cura di ogni male è la rovina del mondo. Pensate a quante guerre si fanno per il denaro, a quante persone sono disposte ad uccidere, imbrogliare, rubare per avere a volte anche solo qualche spicciolo in più per appagare necessità che non hanno nulla di primario. Non occorre andare troppo lontano per verificare quanto il venerare il denaro sia nocivo, è sufficiente infatti vedere in molte famiglie quante liti per le eredità, per gli alimenti nei casi di separazione, per avere l'auto nuova o il vestito firmato.
Noi uomini siamo degli stolti, cerchiamo di farci continuamente male da soli, ci incateniamo, ci autoriduciamo in schiavitù e lasciamo che i soldi rappresentino il nostro padrone, facciamo tutto in funzione del denaro, troviamo le persone pur di avere un conto in banca sempre maggiore.
Ma a cosa giova tutto questo? Di quella carta moneta cosa resterà dopo la nostra morte? Cosa di tutto ciò che avremo accumulato potremo portarci via? Niente, assolutamente nulla. Poveri siamo arrivati e poveri torneremo da dove siamo venuti. Non sarebbe meglio accumulare un altro tipo di tesoro che potrebbe aprirci le porte del Paradiso. Dedicarsi agli altri, avere a cuore il prossimo, essere generosi e donare ciò che abbiamo a chi abbia meno di noi, accogliere un bambino, un immigrato, un povero nella propria casa ci fa migliori agli occhi del Signore.
Non credete in Dio? La cosa non cambia perché anche gli atei moriranno, anche gli atei non potranno portarsi nell'altro mondo o nel nulla alcuna ricchezza, ed allora, amici non credenti, cosa ci rimettete a tentare? Compratevi un biglietto per il Paradiso, anche se non ci credete, così, per scrupolo, tanto per essere previdenti. Male che vada sarete ricordati per la vostra generosità e non per la vostra cupidigia, per il vostro amore per gli altri e non per aver pestato i piedi ai più deboli pur di arrivare in cima ad una vetta dalla quale sarete presto spodestati.