Omelia (29-10-2013)
Riccardo Ripoli
A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò?

Baby Prostitute

"A chi è simile mio figlio, e a chi rassomiglierà?" E' questa la frase che ogni genitore si pone quando mette al mondo un figlio. Lo vogliamo immaginare uguale a noi, con i nostri pregi e senza i nostri difetti, ottimo ragazzo, studente modello, capace di fare grandi cose, benvoluto e amato da tutti. Ma la realtà è spesso diversa dalle nostre fantasie, aspettative, speranze.
Nostro figlio è simile a un granellino di senapa, che un uomo ha gettato nell'orto della moglie; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami.
Nostro figlio è simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata
Noi possiamo fare il massimo, possiamo togliere le erbacce vicino alle radici, zappare la terra dove cresce, irrigare e concimare con buoni principi, ma non avremo il potere di farlo crescere diritto, con i rami che guardano verso il cielo, accogliente con coloro richiedenti aiuto e protezione. Come crescerà sarà una sua scelta, come crescerà dipenderà anche dagli agenti atmosferici che lo investiranno, dalla sua forza di resistere alla tentazione di sbandare per trovare un raggio di luce in più, per inseguire un'ombra, per tentare di spiccare il volo con gli uccelli che si librano sopra la sua chioma.
Possiamo dare tutto ai nostri ragazzi, possiamo tenerli nel nostro grembo il più a lungo possibile per proteggerli nell'attesa che fermentino, maturino, siano maggiormente consapevoli del mondo che li circonda e del male che si annida dietro il sorriso di tanti.
Due bambine, quattordici e quindici anni, adescate su internet, convinte a prostituirsi, incitate poi dalla sete di guadagno facile, dalla possibilità di comprarsi droga e sballare. Quattordici e quindici anni! QUATTORDICI e QUINDICI ANNI!!!!
Ci accusano talvolta di essere troppo restrittivi con i nostri ragazzi, di lasciarli poco liberi, di essere troppo protettivi. Forse è vero, forse esageriamo, ma se avessi dovuto scoprire che la troppa libertà avesse comportato che mia figlia di Quattordici o Quindici anni si fosse prostituita, preferisco essere considerato troppo "controllore". Ho visto troppi ragazzi rovinarsi la vita per il troppo permissivismo dei genitori, per l'incapacità di dialogare con loro. Ora mi domando, ma quelle due bambine, che al mattino andavano a scuola ed il pomeriggio nell'appartamento dei Parioli a vendere il loro corpo, cosa raccontavano ai genitori? Dove dicevano che andavano? E quei genitori, parlo della quindicenne visto che la mamma dell'altra era addirittura a conoscenza della situazione e prendeva parte dei guadagni della figlia, non controllavano? Mamma, vado a studiare da tizia, mamma vado in biblioteca, mamma resto a scuola a ripassare, mamma vado a sport. Non conosco la situazione, ma una domanda sorge spontanea, quei genitori dove erano? Perché non hanno controllato dove realmente fosse la figlia? Perché è indubbio che se lo avessero fatto avrebbero ben presto capito che non era in biblioteca, a casa dell'amica, in palestra o a scuola.
Un'altra domanda viene spontanea. E' giusto lasciare tutta questa libertà ai figli? E' giusto lasciarli liberi di navigare in internet senza freni, senza controlli?
Quante bimbe di quattordici e quindici anni, quante vostre figlie oggi sono su Facebook o in altri siti con foto che le fanno apparire maggiorenni, imbrogliando sulle date di nascita, provocando, usando un linguaggio da far rabbrividire il meno colto dei nostri connazionali. Quante bimbe oggi si prostituiscono per avere una maglietta firmata o un po' di droga? Quante bimbe, in nome della giusta e sacrosanta libertà, sono prede ogni giorno di persone senza scrupoli?
Passate più tempo con i vostri figli, dialogate con loro, date loro delle alternative alla strada. Difficile? Forse, ma chi ha mai detto che fare il genitore sia cosa facile? Ma in nome della libertà avete scelto di mettere al mondo un figlio, di piantare quel semino in terra, di far lievitare la farina, bene, adesso dovete portarlo avanti, dovete far crescere quell'albero diritto. Troppo facile piantare il seme, troppo facile tenerlo in grembo quando è neonato, difficile è dargli sani principi, difficile è dargli la giusta direzione nel cammino della vita. Difficile, si, ma doveroso. Ogni libertà, anche la nostra, ha una parte di piacere e tantissima di dovere ed è già facendo i genitori che dobbiamo dare l'esempio ai nostri ragazzi di come si affronti con maturità una scelta piacevole come quella di avere un figlio.