Omelia (01-11-2013)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Prima Giovanni 3,1-3

Collocazione del brano

La prima lettera di Giovanni si presenta come la trascrizione di un'omelia riguardante lo stile di vita di colui che ha ricevuto il battesimo. Probabilmente circolava nelle prime comunità cristiane che si rifacevano alla predicazione di Giovanni e ne ripetevano i temi fondamentali. In essa prevale l'esortazione a non vivere più secondo il peccato, avere fede in Gesù Cristo e cercare di osservare il comandamento dell'amore. Il brano che leggiamo in questa solennità riguarda appunto la vita nuova di coloro che hanno abbracciato la fede in Gesù, fede che ci permette di essere davvero figli di Dio.

Lectio

1 Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Per i destinatari di questa omelia essere considerati figli di Dio era una cosa fuori dal normale.

Rinati in Dio con il battesimo, essi erano chiamati a camminare in una nuova vita. Noi ci siamo un po' abituati a questo vocabolario, ma dobbiamo rivalutarlo. Nel battesimo la persona umana è realmente rifatta: è divenuta un "figlio di Dio". La sua vita terrena è superata, è accolto nella comunità di vita con Dio. Certo il "mondo", nella sua accezione negativa, che non ha saputo riconoscere il Figlio di Dio, non sarà capace nemmeno di conoscere quanti aderendo a Lui sono stati resi a loro volta figli.

2 Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Però la figliolanza di Dio è soltanto un inizio. La nostra felicità sarà completa nel futuro. I giusti saranno assunti nella magnificenza della luce di Dio, mutati in uomini e donne celesti. Quando egli si manifesterà, anche coloro che lo hanno atteso si manifesteranno, si vedrà che essi sono simili a Lui e saranno capaci di guardarlo "faccia a faccia".

3 Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Noi abbiamo ogni motivo per sperare nella somiglianza e nella visione di Dio. La grazia di Dio ci permette di vivere già nel mondo che verrà. Però non dobbiamo cullarci in una falsa sicurezza. La visione della gloria futura regola la nostra vita, ci richiama alla santità, secondo il modello di Cristo, al desiderio di mantenere puro il nostro cuore, perché sia capace di fare spazio a Lui. La lettera continua con una riflessione sul peccato. Qui alla liturgia importava ricordare questa grande verità, la grande dignità degli uomini che grazie alla fede hanno avuto la gioia di diventare veramente figli di Dio.

Meditiamo

- Cosa significa per me essere "figlio di Dio"? Mi comporto da "figlio di Dio" o non ci penso mai?
- Cosa significa purificare me stesso?