Omelia (04-11-2013)
Riccardo Ripoli
Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi

Bambini che non mangiano

Quando ad un mio amico chiedevo se avesse fatto gli auguri a tizio o caio, spesso mi rispondeva di no perché lui non lo aveva chiamato per il suo compleanno.
Ho sempre pensato che gli auguri, così come un dono, un invito, l'accoglienza, un favore, un prestito di qualcosa vadano fatti per il gusto di investire qualcuno del nostro affetto, a prescindere dalla loro capacità o volontà di poter o voler contraccambiare. Ci sono persone che per un motivo o per un altro mi scansano, ma quando le incontro mi viene spontaneo salutarle, così come è bello la mattina partire facendo gli auguri di compleanno e talvolta di onomastico a chi conosciamo, senza tanti calcoli. Donare mi da gioia, ed anche se ricevere fa piacere non deve essere la motivazione per scegliere a chi rivolgere la nostra attenzione.
Alle feste si invitano coloro che possono farci un regalo, ai banchetti quelli che poi useranno la stessa cortesia nei nostri confronti, salutiamo quelli simpatici, parliamo con le persone che ci piacciono. Siamo tutti disposti ad accogliere in casa un bambino di pochi mesi sano, magari biondo e con gli occhi azzurri, ma quanti di noi sono pronti a far entrare nella propria famiglia una bambina ipovedente, un ragazzino con handicap, una bambina nana, un bimbo con una gambina più corta, oppure un ragazzino più grande ormai già segnato nel carattere da brutte esperienze legate al passato?
Pensate a quanti calcoli facciamo, prendiamo strade secondarie per non passare davanti ad una persona, teniamo le porte sbarrate per non lasciare entrare un bimbo che non abbia certi stereotipi pur desiderandone uno, facciamo feste alle quali in molti vengono perché si sentono costretti e non per la gioia di stare insieme e condividere un bel momento.
Quanto viviamo male. Eppure basterebbe lasciare la porta aperta, abbandonarsi all'idea dell'accoglienza e dell'amore gratuito, donato per il gusto di fare qualcosa per gli altri.
La gioia che vi potranno dare quei bambini, quelle persone che non hanno ricevuto mai nulla dalla vita è enorme.
In questi giorni passati in campagna durante il ponte di ognisanti la stanchezza è stata tanta perché avevamo con noi cinque bambini che per la prima volta venivano ad Orentano. Sono arrivato a dire, ad un certo punto, che non vedevo l'ora di essere al lunedì per riposarmi e, devo confessare, un po' scocciato dalla presenza di questi bimbi incontenibili perché abituati a vivere in un campo nomadi fino a poco tempo fa. Alla sera li ho accompagnati a casa, sono salito nel posto dove abitano, una vecchia scuola dove gli odori malsani si mischiano per poi ricompattarsi e dare un pugno nello stomaco a chi varca la soglia di quel rifugio di fortuna. Una tenda fa da porta, mura di cartongesso dividono i nuclei familiari, zingari, albanesi, marocchini, senegalesi, tutti insieme a convivere in una situazione igienica a dir poco allarmante. Vedere i bambini felici di raccontare alla loro mamma cosa avessero fatto, chiedere a me che raccontassi ai genitori di quanto fossero stati bravi e ubbidienti mi ha rigenerato, mi ha donato quella forza che avevo perso in tre giorni non facili, e sopratutto mi ha fatto sentire in colpa per aver desiderato di tornare alla pace delle mie mura di casa. Quanti bambini ci sono in quelle situazioni, ed anche peggiori, in ogni città. Ognuno di voi può avvicinarli, entrare in contatto con loro, non aspettano altro che trovare una mano tesa che dia loro una carezza, una speranza, un attimo di respiro. Se in pochi hanno la possibilità di accogliere in casa una di queste persone, quasi tutti però possiamo dire a quella mamma "domani il bimbo può venire a mangiare da noi dopo la scuola, così gioca con nostro figlio e te lo riportiamo a casa alla sera, magari dopo cena". Vi sembra poco? Per un bambino che non mangia regolarmente, per un bimbo che deve restare tutto il giorno chiuso in un tugurio a sentire liti non è cosa da poco sentire che ci sono delle persone che si preoccupano per lui, che lo vogliono aiutare senza chiedere nulla in cambio.
Ma cosa vi è stato richiesto in cambio della vita che vi è stata donata? Assolutamente nulla. Ed allora? Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente donate.