Omelia (06-11-2013)
Riccardo Ripoli
Bambini violentati nel corpo e nell'anima

Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo

Se una persona cammina diritta nella vita, seguendo determinati buoni principi, dettati dal Vangelo o dal buon costume, dai nonni piuttosto che dai genitori, si troverà inevitabilmente davanti mille ostacoli, difficoltà, scelte difficili. Spesso ci vengono proposte delle scorciatoie, rinunciare a qualche ideale per avere una vita più facile. I compromessi. La politica ne è piena. Quante leggi ingiuste, magari votate anche da onorevoli e senatori obbligati a farlo per ordini di scuderia da parte dei propri partiti, leggi contro certi valori. Anche io, nel mio piccolo, sono spesso chiamato ad accettare dei compromessi tali da andare contro i miei principi. Mi si chiede di lasciar fare i servizi sociali, di mettermi da parte quando prendono una decisione che reputo contraria al bene del bambino, e come paga mi viene offerta la tranquillità, la collaborazione, la crescita dell'Associazione. Mi spiace, non ci sto. Non potrò aiutare tutti i bambini di questo mondo, purtroppo, ma so che devo aiutare quelli che il Signore mi ha inviato, coloro che hanno bussato alla mia porta con il cuore sanguinante, quei bimbi che hanno trovato finalmente un po' di pace. So che una volta trovato un ambiente, una famiglia dove possano essere sereni non è giusto spostarli altrove, specie in qualche comunità fredda e impersonale. Quali i motivi? L'opportunismo dei comuni, il dover fare cento chilometri per venire a trovare il bimbo, a volte anche i soldi (prendiamo solo una retta su sei ragazzi in affido e quindici in diurno, anche se per alcuni ci sarebbe dovuta per legge) perché magari dopo due anni che ospitiamo un ragazzo avanziamo le nostre giuste richieste, la risposta è "lo mettiamo altrove". Talvolta si fanno gli interessi dei genitori piuttosto che quelli dei bambini ed i servizi proclamano di aver concluso l'affido perché il bimbo può rientrare in casa, senza voler vedere i grossi problemi che ancora persistono in quella famiglia, spesso ancora per problemi di soldi perché un bambino che rientra è una retta mensile in meno da pagare.
Ventisette anni fa Dio, la vita, le circostanze, pensatela come volete, mi hanno messo dinanzi la scelta di questo percorso ed io e Roberta abbiamo detto si, senza se e senza ma. Oggi continuiamo a camminare su questa strada a testa alta, dopo tante battaglie, molte ferite, infinite delusioni, ma fieri di non aver abdicato i nostri principi in cambio di una crescita, pieni di gioia nel vedere il volto sorridente dei nostri ragazzi, il loro desiderio di abbracciarti, baciarti, farti vedere i loro voti e disegni. Abbiamo una croce sulle spalle, pesante talvolta, ma il Signore ci ha sempre aiutato a sopportarne il peso, ci ha sempre sostenuto facendoci capire i nostri errori e spazzando il cammino dai nostri nemici. Sarà ancora così.
Mi dicono che sono rigido e forse è proprio così, ma se rigidità significa mantenere i propri principi, sono contento di essere rigido. Forse la nostra Associazione non sarà mai conosciuta in tutta Italia, forse non avremo mai possedimenti e non apriremo decine di case per minori. O forse si. L'unico obiettivo che mi sono posto è quello di aiutare nel migliore dei modi i bambini che arrivano da noi, cercare altri pronti all'accoglienza. Ieri un caro amico mi domandava quale fosse il mio sogno, pensava che fosse la costruzione di Casa Zizzi, ma non è questo. Il mio sogno è veder sorridere i bambini, forse con Casa Zizzi o forse no, forse costruendo strutture in altre regioni o forse no. Non so quale sarà la mia meta, ma so per certo che la mia vita sarà dedicata per sempre ai tanti bambini che soffrono e li difenderò a spada tratta contro chiunque osi torcer loro un capello, contro chi non voglia dialogare, contro la rigidità della politica. Come il mio amico poi ha detto, più che rigido sono caparbio ed i muri che le persone senza cuore, i servizi sociali che non fanno l'interesse del bambino, che considerano ogni creatura come un caso, un faldone, una pratica da sbrigare sono ostacoli da superare. Per molti genitori il proprio figlio è da proteggere contro tutto e contro tutti, si butterebbero nel fuoco per loro, sbranerebbero chiunque voglia far loro del male. Ecco, io e Roberta siamo i genitori di quei figli non voluti da altri, maltrattati, violentati nel corpo e nell'anima e che nessuno osi far loro del male, né ora né mai.