Omelia (11-11-2013)
Riccardo Ripoli
Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli

Un miracolo in casa nostra

Quante volte sbagliamo, con parole provocatorie od offensive dette con cattiveria, con atti contro i nostri fratelli per ripicca o egoismo, con omissioni per non aver compiuto il nostro dovere o non aver agito per il bene di qualcuno quando avremmo potuto, con pensieri cattivi augurando la morte a un nostro fratello o pensando di non accogliere una vita meditando l'aborto o rifiutando il nascituro.
Cosa fa la società? Cosa facciamo noi? Condanniamo, puntiamo il dito, giudichiamo il nostro prossimo anche solamente sulla base di un'idea malamente espressa in un momento di sconforto.
Ieri in casa nostra è avvenuto un piccolo miracolo che ci ha fortificati sull'idea di non dare giudizi sulle persone, di cercare di capire le motivazioni, di guardare oltre e capire di cosa hanno bisogno per fare un passo indietro su certi propositi che, sovente, sono solo frutto di paure non comprese da altri, frutto di una mancata solidarietà o incapacità a stare vicino a chi soffre.
E' un po' il caso del suicida, malato di solitudine che non trova in nessuno di noi una spalla su cui piangere.
Non pensate forse che la persona che sbaglia lo possa fare anche per attirare la nostra attenzione? Ricordo che avevo un ragazzo che rubava cose insignificanti, come penne e matite, per poi infilarle nel taschino della camicia ben in evidenza. Voleva i nostri occhi su di lui, non importava se ciò era per punirlo purché si guardasse nella sua direzione.
Pensiamo a noi, a quante volte sbagliamo ogni giorno e a come vorremmo essere capiti e perdonati dal nostro prossimo, specie dalle persone che amiamo e con le quali condividiamo la nostra vita. Pensiamo a quanto stiamo male quando ciò non accade, quando vediamo che il nostro errore ha ferito coloro che abbiamo vicino. E' già una punizione il dover soffrire per aver fatto qualcosa di male, non abbiamo bisogno che altri infieriscano contro di noi. Non facciamo lo stesso.
Pensiamo a come sia bella una giornata piena di pace e quanto le liti portino a dissapori sempre più grandi, a far star male chi vi assiste passivo. Perdoniamoci a vicenda, non lasciamo che il rancore entri nella nostra vita, evitiamo di ferirci, ma quando accade siamo subito pronti a chiedere scusa, magari con un abbraccio, un bacio, una carezza, un sorriso. Come è bello un sorriso, è come un raggio di sole che sbuca dalle nuvole. E' speranza, è l'inizio della fine di una giornata grigia, è quel buchino che aprirà la strada al dialogo.