Omelia (23-11-2013) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Luca 20, 38 Dio non è dei morti, ma dei viventi, perché tutti vivono per lui Lc 20, 38 Come vivere questa Parola? Di fronte a Gesù, i Sadducei, che negano la risurrezione e richiamano la legge secondo cui la vedova doveva sposare il fratello del marito defunto, presentano (con una certo sarcasmo!) il caso di una vedova sopravvissuta a sette mariti e chiedono di chi sarà moglie alla resurrezione. Gesù risponde che non si deve ragionare delle realtà celesti, con la mentalità di quelle terrestri; Dio trasforma il corpo di carne in corpo spirituale, simile a quello degli angeli: mettiamo noi stessi nelle mani di Dio che ci dà una nuova esistenza diversa da quella di quaggiù, non soggetta alle esigenze materiali. Dio ama la vita, e quindi, oltre la soglia della morte, ci attende per la risurrezione: il suo amore supera ogni barriera, ci dona una vita in cui ci riconosciamo tutti suoi figli non più connessi a legami corporei: è superata una logica umana che non vede il mistero e l'immensa potenza rinnovante di Dio. O Signore, fin da questa vita fa' che impariamo ad essere "figli della risurrezione" e a confidare nella tua bontà e nella tua potenza: Eleva la nostra mente a superare ragionamenti umani e ad accettare il tuo messaggio di vita. La fede della Chiesa nella risurrezione. La fede nella risurrezione riposa sulla fede in Dio che «non è un Dio dei morti, ma dei viventi!» (Mc 12,27). (...) Dio nella sua onnipotenza restituirà definitivamente la vita incorruttibile ai nostri corpi riunendoli alle nostre anime, in forza della risurrezione di Gesù. (...) Il «modo con cui avviene la risurrezione» supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto; è accessibile solo nella fede. Ma la nostra partecipazione all'Eucaristia ci fa già pregustare la trasfigurazione del nostro corpo per opera di Cristo. (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 993. 997 e 1000) D. Mario Maritano SDB - maritano@unisal.it |