Omelia (20-11-2013)
Riccardo Ripoli
Mettiamo a frutto le nostre capacità

Bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città

Ormai c'è in tanti l'idea che rubare un pochino non è cosa cattiva, d'altra parte lo fanno tutti, d'altra parte quello ha tanto e non si accorge nemmeno se prendo una cosa. Rubare è rubare, sia che si prenda una pannocchia in un campo sterminato, sia che si entri in casa di altri per portare via oro e gioielli. Ai ragazzi ripeto in continuazione che se vogliono un buon rapporto con le persone devono mostrare il loro lato migliore, smussare gli angoli, comportarsi bene con educazione, rispetto ed altruismo in ogni circostanza e non solo quando abbiamo gente a cena, oppure quando siamo invitati ad una certa iniziativa. Pensiamo ad un ragazzo che voglia far colpo su una ragazza. Quando sa che la vedrà si vestirà bene, si metterà il profumo, si comporterà con galanteria e gentilezza nei confronti di tutti. Mettiamo che un giorno, sapendo che la ragazza non può essere nei paraggi, si comporti male, faccia versi scorretti, si vesta in maniera trasandata, prenda in giro il più debole. Magari proprio quel giorno questa ragazza si trova a passare di lì per caso, oppure un suo amico vede questi comportamenti e li filma per farli vedere alla tipa. Comportatevi bene sempre e avrete la vostra ricompensa, raggiungerete il vostro scopo e starete bene nella vita. E' un po' come se studiassimo solo quando abbiamo un'interrogazione. Magari ci va bene, ma poi se teniamo chiusi i libri ed il professore dovesse interrogarci a sorpresa, quale voto prenderemmo? Come saremmo giudicati?
Così se ognuno di noi ha delle doti e non le mette a frutto per gli altri, le tiene dentro sé sarà giudicato per non aver fatto nulla quando avrebbe potuto, e forse quando sarà lui ad aver bisogno di un supporto, la vita potrebbe girargli le spalle. Se oggi non accogliamo un bambino che ha bisogno, domani non potremo pretendere che il Signore accolga noi e, e a chi non crede in Dio dico che quando sarà anziano non avrà diritto a lamentarsi se non verrà accolto in casa del figlio, messo in ospizio o abbandonato a se stesso.