Omelia (27-11-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Daniele 5, 24-28

E questo è lo scritto tracciato: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l'interpretazione: Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine; Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato insufficiente; Peres: il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani.
Dn 5, 24-28


Come vivere questa Parola?

Oggi la liturgia ci propone Daniele alle prese con una strana apparizione: una mano scrive sul muro. Quel muro appartiene ad un salone dove l'ambizioso re Baldassar sta dando una festa con più di mille invitati. Anche questo è un modo per ostentare potere. Ma le parole scritte dalla mano misteriosa smentiscono quell'apparenza. Daniele viene interpellato e ruvidamente rifiuta ogni compenso promesso, ma presta la sua intelligenza per interpretare. Le tre parole misteriose non sono dei complimenti e lui non teme di dire esattamente il loro significato, che è: misurato, pesato, diviso. È una sentenza, di quel Dio sottovalutato, preso in giro e profanato dalla balordaggine di questo sovrano. Il messaggio telegrafico è così decodificato da Daniele: misurato e pesato, questo re risulta insufficiente e per questo viene ulteriormente frammentato, spezzato, sbriciolato. Egli rappresenta un regno fasullo, che non sta insieme, che ha, da se stesso, decretato la sua fine.

Tutti cerchiamo di sottrarci alla valutazione di quel che siamo e facciamo, ma prima o poi arriva il momento in cui si fanno i conti. Non è necessario credere in un Dio giudice per capire l'importanza del render conto. Gesù parlerà di una misura pigiata, scossa e traboccante (Lc 6, 38) come ricompensa, ma nella parabola dei talenti rappresenterà anche un signore durissimo con chi il bene lo ha sotterrato ed è trovato insufficiente. Ad ogni dono, ad ogni bene ricevuto corrisponde una responsabilità, una restituzione, in condivisione.

Signore, aiutaci a capire cosa dà spessore alla nostra vita. Aiutaci a combattere la superficialità, la presunzione, il narcisismo e tutto quello che non ci permette di fare verità con noi stessi, che non ci permette di vivere il dono che siamo e abbiamo come sollecitazione alla condivisione e alla responsabilità.

La voce di un sacerdote salesiano

Le cose sono per la vita di tutti. Quello che possediamo, ci appartiene. Ma tutti hanno il diritto di chiederci conto del suo uso. Solo in una condivisione che permette a tutti il diritto al possesso, possiamo davvero esprimere la nostra signoria sulle cose.
Don Tonelli sdb, "Vivere di fede, oggi", 2013

Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it