Omelia (06-01-2014)
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Epifania del Signore

La solennità odierna, L'Epifania, è senz'altro una solennità ecumenica, perché celebra la manifestazione della divinità di Gesù Cristo all'umanità, senza distinzione di razza popolo e religione. Con il termine ecumenico/ecumene, infatti, si intende tutto l'universo conosciuto e naturalmente tutti i suoi abitanti. Pertanto i Magi, che erano pagani, rappresentano tutti i popoli e tutte le culture. Quindi non un Dio nostro, ma un Dio di tutti, dei credenti e dei miscredenti; dei cristiani, degli ebrei e dei musulmani; dei cattolici e dei protestanti; dei regolarmente sposati e dei divorziati etc. Piaccia o non piaccia, per tutti fa sorgere una stella, spetta a ciascuno singolo riconoscerla come la sua stella.

Al tempo di Gesù erano chiamati Magi non solo i sacerdoti, ma anche gli astrologi e i maghi d'oriente. Per l'evangelista Matteo si tratta di saggi (intellettuali) pagani, che rappresentano simbolicamente la partecipazione delle altre culture, extrabibliche, al mistero della nascita di Gesù.

La nostra conoscenza, il nostro sapere, vuole essere un sapere scientifico, oggettivo. Una stella, è poco scientifica, anzi per nulla, per il nostro tipo di scienza. Essa viene catalogata co me un fenomeno naturale con determinate caratteristiche far le quali non c'è quella di guidarci verso Betlemme. L'antichità conosceva un altro tipo di sapere a volte molto poetico, come il seguente e che è perdurata per buona parte del medioevo: la stella nasceva nel momento della nascita di una persona e moriva alla sua morte. Per muoversi verso Dio occorre un sapere intuitivo, ossia capace di avvertire il senso segreto delle cose.

E' questo il tipo di conoscenza di cui i Magi erano in possesso e che gli ha spinti in un cammino che portava verso regioni sconosciute, che appartengono solo a Dio e che li fa giungere a Gerusalemme dove chiedono: "Dov'è il re dei Giudei che è nato?... Siamo venuti per adorarlo". Ma questa domanda è rivolta alla persona sbagliata, se vogliamo, a chi ha paura di perdere il potere. Non bisogna cercare Dio nel palazzo del potere, non c'è Dio in questi palazzi, perché li ci sono gli dei o tutt'al più quelli che credono di essere investiti, qui sulla terra, della autorità divina. Fermarsi in questi luoghi dove il potere celebra se stesso porta la stella ad eclissarsi come è accaduto ai Magi per tutto il tempo che si sono trattenuti a Gerusalemme. A Gerusalemme essi ricevono l'indicazione del luogo dove trovare il Messia da parte degli scienziati del tempo: sommi sacerdoti e scribi, incaricati di interpretare le Scritture. Ma sarà la stella che li guiderà fino alla casa dove entrati: "vedono i bambino con Maria sua Madre".

Dio ama ci che è piccolo, chi ama la grandezza, difficilmente riuscirà a trovarlo.

I Maggi hanno portato con sé dei doni che non hanno consegnato a Erode, ma gli hanno conservati per il bambino. Ma il dono più bello non è l'incenso, l'oro e la mirra, profumi arabi, ma il cammino che avevano fatto: "prostrati, lo adorarono".

Questa epifania non annulla la primogenitura di Israele ma mette in evidenza che quel bambino è donato come benedizione a tutta l'umanità.

L'epifania si avvera anche oggi per tutti coloro che sono capaci di inginocchiarsi, non davanti ai potenti ma davanti a ogni creatura fragile: quali malati, poveri, sofferenti di ogni specie, indifesi come i bambini, coloro che non ci possono ripagare.

Ed ora un piccolissimo commento anche al resto della liturgia della parola.

Isaia rivolge un invito al suo popolo: " Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce... poiché le tenebre ricoprono la terra". La profezia di Isaia ha il suo compimento a Betlemme. E‘ li che da una povera grotta si sprigiona la Luce che dirada le tenebre che coprono la terra. Questa Luce non è riservata solo a Israele ma è destinata a tutte le nazioni della terra, a tutti quanti gli uomini di buona volontà che ne vanno in ricerca.

Non rimane ormai altro se non tornare in patria per un'altra strada e portandosi in cuore la luce della stella per sempre.

Il salmo 71 è stato considerato, fin dagli inizi del cristianesimo, un testo profetico messianico perché, secondo gli esegeti del tempo, in esso le voci di tutti i popoli della terra si uniscono in una unica adorazione al Signore.

Nella seconda lettura S. Paolo, scrivendo agli Efesini, insiste sullo stesso argomento, ossia la chiamata di tutti gli uomini a partecipare alla stessa eredità in Cristo Gesù: " che le genti sono chiamate... a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo... per mezzo del Vangelo".

Revisione di vita

- Crediamo veramente che Gesù Cristo, l'Emanuele, è stato inviato dal Padre, per opera dello Spirito Santo, affinché venga conosciuto da tutta l'umanità e quindi a salvarla'?
- Che la salvezza sia sempre presente ed operante in tutti i popoli per opera del Consolatore è un dato di fatto in cui veramente crediamo o sono reminiscenze di Catechismo?
- La stella, che è sorta per tutti e quindi anche per noi, ci ha illuminato la strada conducendoci per la via giusta, quello del Vangelo?