Omelia (08-12-2013) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Il Kekaritomène e l'Avvento Straordinariamente quest'anno la II Domenica di Avvento viene concessa alla Concezione Immacolata della Vergine e questo ci da' l'occasione di ravvivare ulteriormente il tempo dell'attesa del Signore, perché appunto la "Piena di grazia" ci esorta al rinnovamento interiore e alle aspettative della gioia natalizia. Maria è Colei che ci protende tutti verso l'arrivo del Signore, poiché lei stessa lo ha atteso con fervente pazienza man mano che si formava nel suo grembo per poi instaurare un rapporto spontaneo di prima discepola nonché "figlia del suo Figlio" (Dante). In termini più semplici, Maria è la donna dell'Avvento effettivo e consolidato perché in lei vi è stata l'attesa fervorosa del parto straordinario del Figli di Dio nella carne e perché l'attesa si è trasformata in nei nella possibilità di vivere intensamente la fede nel Signore Bambino che nello Spirito Santo il Padre le stava affidando. "Piena di Grazia" è l'aggettivo con cui l'angelo si rivolge a Maria iniziando la sua rivelazione divina. Esso, dall'originale greco Kekaritomene significa letteralmente: "che è stata resa oggetto di ogni benemerenza e di ogni favore"; che ha ottenuto assoluta dignità, perfezione e illibatezza. "Piena di grazia" vuol dire ricolma di ogni beneficio divino, anche fra quelli dei quali gli altri uomini non possono disporre. Dio ha reso questa esile fanciulla oggetto di ogni sua attenzione, luogo della sua suprema predilezione, nel quale prendono corpo nell'umano tutte le meraviglie del divino. Di conseguenza Maria è stata resa anche libera da ogni macchia di peccato, Immacolata. Come insegnava papa Pio IX nel Dogma del 1854, in forza di questa "pienezza" Dio ha reso immune Maria dalla comune contaminazione del peccato originale. A differenza di tutti gli altri uomini che sotto tale peccato entrano nel mondo e necessitano della grazia battesimale per potersi da esso riscattare, Maria è stata preservata anzitempo da codesta grave colpa: "...nel primo istante della sua Concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, Maria è stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale e a seguito del dono dello Spirito di santità e in virtù della sequela di Cristo... ella non commise alcun peccato." In forza dei meriti di Cristo e in vista dell'incarnazione del Verbo nel suo grembo, Maria non poteva non essere resa immune dalla colpa originaria del peccato ancor prima di essere concepita. Dio non avrebbe potuto assumere carne umana in un grembo contaminato da una minima imperfezione e per questo non poteva che predisporre per sé un grembo puro, casto e immacolato. Di conseguenza Maria doveva essere stata preservata anche dal peccato originale, per poi conservarsi immune da qualsiasi altra colpa, anche veniale, per tutto il resto della sua esistenza terrena, essendo questa contrassegnata dalla missione di essere Madre del Verbo. La piena di grazia infatti non solamente è stata concepita senza alcun peccato, ma lontano dal peccato ha anche vissuto e perseverato. Il Kekaritomene = piena di grazia mentre ci invita ad esaltare Maria come Colei grazie alla quale prende corpo il dispiegarsi della storia della salvezza, ci ragguaglia sulla gratuità con cui Dio entra in relazione di amore con l'uomo, lo rende suo interlocutore e oggetto di particolari privilegi, anch'egli beneficiario della grazia. La grazia è un intervento singolare di Dio che esalta e rinnova, al quale corrisponde l'atteggiamento libero dell'uomo. E' un intervento gratuito di Dio che rende l'uomo libero ed elevato e lo predispone all'incontro e alla comunione con sé. Scrive De Lubac: "Se siamo cristiani, non possiamo dimenticare quella piccola cosa molto semplice e molto popolare... il peccato. E' impossibile non tenerne conto, se si cerca seriamente la liberazione dell'uomo". Ma appunto perché l'uomo è peccatore viene raggiunto dalla grazia, con la quale Dio rende capaci di libertà e di amore nei suoi riguardi. Appunto perché invischiati dal peccato e dalla concupiscienza noi siamo resi in grado di orientare la volontà verso il Bene fuggendo il male con orrore (Rm 12, 9). Proprio perché coscienti della mostra precarietà spirituale, siamo messi in grado di reagire ad essa con sovrabbondanza di coerenza e di forza evangelica. Come direbbe Paolo: "Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia."(Rm 5, 21). Con essa si instaura in noi la vita di Dio e siamo costantemente resi capaci di vivere secondo Dio e di elevarci al bene soprannaturale. E la grazia è sinonimo di libertà. In essa Dio opera un affrancamento dai vincoli del peccato ed esaltando lo spirito ci mette in condizioni di elevarci verso di lui. Lasciarsi liberare da Dio è in fondo la vocazione principale dell'uomo, che è chiamato semplicemente ad accogliere il dono della grazia nella vita sacramentale e nell'itinerario della perfezione. Accettare il dono di Dio, corrispondervi apertamente e orientare la volontà verso il Signore è quanto viene richiesto costantemente all'uomo che voglia sentirsi ed essere realmente figlio di Dio, ma questo non può che essere concepito in una dimensione di assoluta libertà che scaturisce dalla liberazione. In Maria la grazia e la libertà assumono un valore di simbiosi e di complementarietà, poiché avviene esattamente questo: 1) nell'Angelo Gabriele Dio le annuncia che lei è stata resa piena di grazia, cioè libera ed esaltata, resa oggetto di ogni predilezione e di ogni beneficio da parte di Dio. In Maria di fatto agirà lo Spirito Santo e ella sarà immersa nel mistero della Trinità 2) Maria si atteggia con un fare di disinvoltura e di libertà assoluta, per cui il suo colloquio con Dio nella presenza angelica si trasforma in un rapporto di fiducia e di reciproca stima, che sfocerà poi in una decisione di carità concreta ed eroica. In parole povere, la piena di grazia è stata resa libera da Dio e nella libertà accetterà questo dono nel corso di tutta la sua impegnatissima vita di testimonianza e di fede. Nella Vergine Maria scopriamo il privilegio di essere stati toccati anche noi dalla grazia santificante nel Battesimo e di venire costantemente raggiunti dalla grazia attuale che ci sprona alla conversione e alla comunione con lui. "Ti basta la mia grazia" rispondeva Dio a Paolo mentre questi gli confidava che un emissario di Satana era intento a schiaffeggiarlo (2 Cor 12, 9). Avvantaggiati da tali supporti divini, abbiamo tutti gli strumenti per radicarci nella trasformazione interiore e nella radicale conversione che è propria dell'Avvento, il tempo che predispone alla gioia del Messia di Betlemme. La piena di grazia ci aiuta quindi a vivere in pienezza questo periodo privilegiato che comporta che facciamo anche noi uso della grazia. Esso ci arrecherà la conseguenza gioiosa della gioia nella novità del Bambino Messia, frutto dello stesso grembo della Vergine. |