Omelia (02-12-2013) |
Riccardo Ripoli |
Ragazzi che non hanno fiducia nei genitori Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito Quando chiediamo qualcosa a qualcuno abbiamo quasi sempre la pretesa che quella cosa venga fatta immediatamente nel migliore dei modi. Una pretesa assurda perché ognuno ha il suo da fare, impegni, pensieri, preoccupazioni. La fiducia in qualcuno, e se gli si chiede qualcosa almeno un minimo di fiducia c'è, non dovrebbe essere solo nel fatto che questi possa darci una risposta positiva, ma anche che lo farà appena possibile o comunque nei tempi e nei modi a lui più congeniali o che ritene più adatti. Un problema che riscontriamo spesso con gli adolescenti, quando vogliono delle risposte e mettono il muso, si innervosiscono se non le ottengono immediatamente e se non sono quelle che si aspettavano, talvolta senza nemmeno sapere cosa vogliono esattamente, tanto che se uno gli risponde "bianco" brontolano perché volevano tu dicessi loro "nero" e se dici "nero" brontolano perché volevano "bianco". Sintomo di una rabbia interna tipica dell'adolescenza che ancora non ha trovato un proprio equilibrio, un posto nel contesto ove è inserito, un posto nel mondo. Ci capita questo anche nella fede. Chiediamo a Dio qualcosa e pretendiamo che ce la dia subito e nel modo come la vogliamo noi, e se così non avviene "litighiamo" con lui e lo sgridiamo perché non ci ha ascoltati, spesso perdendo fiducia nella preghiera e in Dio stesso. Ma se si ha fiducia in lui, nel suo progetto di vita per noi, nelle sue capacità "organizzative", affidiamoci alla strada che ha segnato per noi. Tante volte mi chiedono se in questi ventisette anni di vita dell'Associazione io abbia mai avuto qualche dubbio, qualche ripensamento, il desiderio di mollare tutto e cambiare vita. Alla mia risposta "no, nessun ripensamento" quasi nessuno mi crede. E' così innaturale, quando si ha fede, seguire una strada che ci è stata indicata e che abbiamo accettato? Quale percorso non ha ostacoli? Quale sentiero della vita non ti porta a scontrarti con i tuoi compagni di viaggio, a volte anche in maniera acerba? In quale percorso non si creano incomprensioni, stanchezza, delusioni, amarezze? Fanno parte della vita, di qualsiasi tipo di vita si sia scelto di intraprendere. Non si può scappare ogni volta che una certa situazione non ci piace, si arriva ad un momento nella vita in cui si devono prendere delle decisioni e portarle avanti ad ogni costo, anche piangendo, ma a denti stretti andare avanti. La vita non è un contratto a termine, non si può dire oggi ci sono e domani forse no. Se vogliamo che gli altri ci diano fiducia, che costruiscano con noi un futuro, non possiamo dire loro fai affidamento su di me per ora, ma non per domani. La vita non è nemmeno un contratto a tempo indeterminato, non è proprio un contratto con nessuno. C'è piena libertà, la stessa che ci lascia Dio di sbagliare, di andare via o di restare, di costruire o di distruggere, di essere parte di una famiglia o restare nell'ombra, magari con la scusa di portare beneficio a chi non è così costretto a sopportarci. Escludersi pian piano, rinunciare a fare prima un'attività, poi un'altra, poi un'altra ancora è scivolare via lentamente e con un po' di vigliaccheria solo per egoismo, per non provare dolore, per non stare male. In questi ventisette anni non ho mai pensato di mollare, ma quanto dolore ho provato. Ogni volta che un bimbo se ne va sbattendo la porta, ogni incomprensione con le persone che via via hanno collaborato con noi, ogni delusione su speranze tradite, ogni lite con gli apparati burocratici in nome della difesa di un bambino, ogni volta che siamo stati messi da parte, traditi, truffati, derubati. Si, sofferenza grande, notti insonni, pianti nel silenzio di un bagno per non farsi sentire, talvolta anche urlate e sbattimenti di porte. Sofferenza si, ma unita alla speranza, tanta, tantissima speranza e fiducia in Dio. Non c'è forza negativa che possa contrastare la fiducia che ripongo in un cammino che ho intrapreso perché mostratomi con la dolorosa morte della mia mamma. E sono stato ben ripagato. Se guardo quanti ragazzi andandosene in malo modo hanno ferito il mio cuore, ne vedo tanti di più che mi vogliono bene, che sono rimasti, che sono andati via per la loro strada e sono diventati uomini e donne con dei valori, che oggi ci cercano solo per dirci grazie, oppure "scusa, ho sbagliato". Quante battaglie con i servizi sociali, ma oggi qualcosa è cambiato, c'è stima e fiducia nel nostro operato ed anche i servizi più reticenti oggi dicono "siete una risorsa importante e dobbiamo trovare il modo di collaborare", parole che ripagano ventisette anni di lotte ed incomprensioni. Quanta fatica a trovare i soldi per dare da mangiare ai bimbi, pagare le bollette, ma quando grosse società nazionali si avvicinano a noi, ci cercano perché diamo loro fiducia, perché ci considerano buoni partner meritevoli della loro generosità, tutti i dubbi sul fatto che avremmo potuto fare soldi e scappare con la cassa si sciolgono come neve al sole. No, non ho mai avuto dubbi sull'amore che Dio ha per me e se anche un giorno dovesse voltarmi le spalle, continuerò ad avere fiducia in lui e penserò che quel suo atteggiamento è giusto e meritato, cercando di trarne insegnamento per il futuro. Vorrei che fosse così per i miei ragazzi, per i miei collaboratori, per i miei amici, per le persone che dicono di volermi bene. Ci vorrebbe più fiducia nelle parole di un padre che se da una punizione lo fa per il bene del ragazzo, così come ci vorrebbe più fiducia in qualunque rapporto umano basato sull'amore. |