Omelia (08-12-2013)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Davide Arcangeli

La risposta di Maria alle parole dell'angelo sembra inizialmente essere dubbiosa. Leggiamo nella traduzione: "com'è possibile, dal momento che non conosco uomo?". Maria sembrerebbe incredula, come era già accaduto a Zaccaria, durante la visione dell'angelo. Ma la parola che Maria usa, si può tradurre anche con un: "Come può accadere, dal momento che non conosco uomo?". Maria non è incredula, sta chiedendo solamente di conoscere meglio il progetto di Dio per lei, che ora è solo una ragazza promessa sposa, ma non ancora sposata (in Israele il contratto/promessa di matrimonio si faceva molto presto, fino dai 13 o 14 anni).
Maria è una donna come tutte, anzi qui addirittura è una ragazzina, e ha certamente bisogno di capire la volontà di Dio, di comprendere che tutto ciò che accadrà sarà opera di Spirito Santo e non di uomo. Qui alcune di voi potrebbero domandarsi - so che spesso voi donne vi fate questa domanda - "ma allora Maria non era una di noi, non era come noi, dal momento che è stata talmente favorita dallo Spirito Santo, da essere addirittura liberata dalla macchia del peccato originale. È stata una privilegiata, a differenza di noi povere donne, che dobbiamo portare nel nostro corpo anche la fatica del parto e tutte le sofferenze della carne".
Certamente si può affermare che Maria è stata oggetto di un dono e di un privilegio enorme. Ma sapete voi cosa vuol dire essere libera dalla macchia del peccato originale? Sapete cos'è il peccato originale? Il peccato originale è una realtà misteriosa nella nostra vita, che non può essere analizzata direttamente, ma può emergere solo in controluce, quando si guarda tutta l'esperienza umana alla luce dell'amore di Dio, che rischiara anche i punti d'ombra, o delle macchioline in un vestito tutto bianco e pulito. Il vestito è tutto bianco, perché luminoso è l'amore con cui Dio ci crea e ci vuole ma il nostro sguardo è tutto attratto da quella macchiolina nera che disturba la luminosità dell'insieme. Così è il peccato: dobbiamo sempre ricordarci che il vestito è bianco, e in gran parte rimane ancora tale. Tuttavia quella macchiolina c'è e condiziona il nostro sguardo, la nostra gioia, e anche la nostra libertà di camminare nel mondo. Come camminare con un vestito macchiato? E se poi lo macchio ulteriormente? Ciò ci porta ad avere meno libertà nell'ascoltare e rispondere a Dio, al suo progetto d'amore. Infatti il peccato dell'uomo - non la singola azione, ma il peccato commesso dall'uomo in tutta la sua storia - ha avuto come effetto di limitare la nostra libertà. Ecco il peccato originale!
Allora se Maria è stata preservata dal peccato originale, ciò non vuol dire che le sia stato più facile aderire alla volontà di Dio o che non abbia subito alcuna tentazione. Non è forse stata tentata anche Eva dal serpente? Eva nella tentazione era ancora senza peccato, proprio come Maria. Se Maria non è stata condizionata dal peccato nella sua risposta a Dio, questo significa che era più libera di rispondere si o no a Dio. È sbagliato pensare che la sua adesione a Dio sia stata automatica, Maria ha dovuto capire il progetto di Dio - la domanda all'angelo lo testimonia - e aderirvi ogni giorno con una libertà che non l'ha preservata dalla prova e dalla fatica, come noi, anzi, oserei dire, proprio perché più libera e quindi esposta alla possibilità di rispondere si o no a Dio, la prova in lei è stata ben più radicale e difficile che per noi.
Quando i parenti di Gesù dicevano che era impazzito, quando i discepoli lo criticavano e alcuni perfino lo abbandonavano, lei ha scelto di seguirlo da discepola. Quando gli uomini lo hanno rifiutato e messo in croce, lei era li sotto la croce, prova di madre terribile e radicale, prova che richiedeva una libertà totale nell'affidarsi a Dio e al suo progetto su di lei. Li, sotto la croce, Maria ha accolto le ultime parole di Gesù, che la invitavano ad essere madre del discepolo prediletto e, in lui, di una moltitudine di figli. Lì sotto la croce lei ha pronunciato il suo ultimo e definitivo si e ci voleva tutta la libertà potente di una creatura luminosa, priva della macchia del peccato originale, per poter rispondere di si a Dio in questa terribile prova.
Dio ha voluto togliere a Maria il condizionamento del peccato, perché in lei l'umanità potesse rispondere più liberamente al suo progetto d'amore, per il quale siamo chiamati a diventare figli adottivi. Dio infatti non vuole un'umanità schiava, ma capace di aderire a lui nell'intelligenza e nella volontà. Possa lo Spirito Santo condurre anche noi ad una sempre più radicale libertà in Dio - la vera libertà è dire di sì a Dio - perché in ogni circostanza, nella prova come nella gioia, possiamo aderire alla sua volontà ed entrare nella gloria dei figli di Dio. Che Maria, madre della Chiesa, ci custodisca e ci aiuti a essere una Chiesa feconda, capace di rispondere di si a Dio nel discernere la sua volontà e generare nuovi figli alla fede.

COMMENTO ALLE LETTURE DELLA II DOMENICA DI AVVENTO
Commento a cura di don Davide Arcangeli

Secondo l'evangelista Matteo, Giovanni il Battista è vestito con una veste di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi, in modo da far risaltare una certa sobrietà, ma soprattutto per richiamare il modo in cui vestiva il profeta Elia.
Matteo qui ci vuol dire che Giovanni il Battista è un profeta anche lui, come Elia.
Ma chi è il profeta? Il profeta è colui che parla davanti a Dio e con Dio, che ha un rapporto intenso, intimo con Lui, è ammesso a stare con Lui, a parlarGli ed ascoltare la Sua parola. Il profeta dunque può da un lato esprimere a Dio i bisogni e le richieste del popolo e dall'altro può parlare per conto di Dio agli uomini, rivelando loro la Sua volontà.
Normalmente il profeta usa delle immagini per parlare di ciò che riguarda Dio: ad esempio Giovanni usa l'immagine del fuoco o del ventilabro, per indicare il giudizio di Dio. L'obiettivo non è condannare le persone, ma anzi spingerle a convertirsi, ad accorgersi che il Regno di Dio è imminente, è vicino. Più Dio è vicino, più il suo amore che viene richiede una preparazione per essere accolto, ossia fare frutti degni di conversione per essere pronti ad accogliere Colui che sta per venire.
Un altra immagine che Giovanni usa è quella delle pietre: "Non pensate: "siamo discendenza di Abramo", perché Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre". L'invito è a non considerarsi a posto solo perché ebrei di nascita e dunque figli di Abramo, ma ad agire e comportarsi di conseguenza. Quale significato ha l'immagine delle pietre?
Il segreto di questa immagine si trova in una frase del profeta Isaia: "Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai" (cfr. Is 51,1-2). Giovanni il battista, che è un profeta usa il linguaggio di un altro profeta, Isaia, per dire che perché Sara era sterile e il suo utero era duro come una pietra: guardate alla cava da cui siete stati estratti! E dunque chi ha dato la discendenza ad Abramo è stato Dio.
Se è Dio che ha fatto concepire una sterile, Sara, grazie alla fede di Abramo che ha creduto, allora chi sono i veri figli di Abramo? Non sono coloro che discendono nella carne, ma coloro che credono come ha creduto Abramo, che è Dio che fa i veri miracoli nella nostra vita, che la rende feconda e ricca di frutti.
Allora convertirsi significa anzitutto approfondire la nostra fede: non è perché ci chiamiamo genericamente cristiani che possiamo conoscere il regno di Dio, ma è perché crediamo davvero in Dio. Si! Crediamo che Lui è colui che ci da la vita vera, crediamo nel Suo Figlio che è colui che battezza in Spirito Santo e fuoco, perché col fuoco del suo amore ha distrutto i nostri peccati sulla croce e ha sposato l'umanità, riscattandola dal male, dalla violenza, dall'infelicità, dalla morte. Ecco il regno di Dio che viene! È Gesù che viene nella nostra vita e sposa la nostra croce per trasformare ogni dolore, ogni infelicità, ogni fallimento in una nuova vita. Coloro che credono questo sono i veri figli di Abramo.
Allora possiamo capire anche cosa vuol dire: "se volete essere figli di Abramo fate frutti degni di conversione". Se Abramo, grazie alla sua fede in Dio, ha avuto una discendenza enorme, allora i nostri frutti sono le persone che grazie alla nostra testimonianza di fede possono sentire Dio più vicino a loro.
Più ci convertiamo a Dio e più sentiamo che vivere da cristiani è la fortuna più grossa che ci poteva capitare, è la cosa che veramente da gusto, sapore, felicità alla nostra vita. E questo si vede all'esterno: c'è una specie di irraggiamento, di attrazione che fa interrogare gli altri su Dio. Anche chi si oppone alla fede, anche chi si arrabbia o prova disgusto davanti alla Chiesa e alla nostra testimonianza, è perché sente la paura di Dio.
Allora anche in questo tempo di Avvento in cui noi cristiani teniamo particolarmente alla la sobrietà, alla carità, anche materiale nei confronti dei poveri, alla giustizia, alla salvaguardia del creato, non pretendiamo di essere perfetti noi o di risolvere i problemi del mondo. Piuttosto tutto questo lo facciamo perché sia Dio a passare attraverso di noi e a attrarre a se nuovi figli.