Omelia (01-01-2014) |
fr. Massimo Rossi |
- Ti benedica il Signore e ti custodisca - Faccia risplendere il suo volto e la sua grazia su di te. - Ti conceda pace. Non sarebbe una cattiva idea se imparassimo a memoria queste tre brevi invocazioni e ne facessimo altrettanti auguri da dedicare ai nostri cari, parenti e amici, in occasione di questo inizio d'anno. Bene-dire, bene-augurare è il modo migliore di cominciare, non è vero? un po' di buonafede, su!! Dicono che chi comincia bene è a metà dell'opera... Noi siamo figli di Dio: questa parentela così stretta, la più stretta che si possa umanamente immaginare tra i vincoli del sangue, ci è stata guadagnata in forza di un patto che non gli uomini hanno stipulato con Dio Padre, ma Gesù Cristo! A dire il vero, dobbiamo considerare con grande attenzione questo dato fondamentale storico prima che teologico: l'umanità non è stata interpellata, non questa volta, non nel modo che ci saremmo aspettati; in passato sì, e non una sola volta... Da parte degli uomini, da parte nostra non ci fu mai un rifiuto esplicito, anzi: le passate alleanza con Dio esprimevano un desiderio sincero di comunione con Lui. La disposizione (dell'uomo) a credere c'è sempre stata, in verità si tratta di un fatto naturale, istintivo. Ma la disposizione a credere non è sufficiente: la libertà e la volontà sono immediatamente interpellate e coinvolte in questa straordinaria avventura dell'uomo verso Dio che chiamiamo convenzionalmente FEDE. Ora sapete, ora sappiamo che la fede non si può intendere come un semplice dato di fatto, un elemento oggettivo dell'esistenza individuale: la fede si può trovare, ma sia può anche smarrire; di questa dinamica della fede, paradossalmente, ci rendiamo conto non qui, in chiesa, la domenica, ma fuori di qui; non al momento della celebrazione liturgica, o non soltanto, ma soprattutto quando la vita si rivela nei suoi aspetti peggiori: la fatica, il dolore, il senso di abbandono, i tradimenti nostri e altrui, le malattie, le disavventure, gli incidenti di percorso, i vuoti affettivi, le crisi di senso... Sono questi i momenti, questo è lo spazio ove possiamo cogliere l'occasione di credere liberamente e volontariamente nel Dio della vita, il quale ha creato la vita e ha voluto Lui stesso vivere questa vita insieme con noi, facendosi uno di noi, e camminando al nostro fianco. Ma torniamo al discorso di prima: molte volte Dio aveva chiesto agli uomini di diventare, meglio, di tornare ad essere loro partner, l'unico partner degli uomini, per lavorare insieme al progetto di salvezza che Lui, Dio, si sarebbe impegnato a sottoscrivere e a rispettare, Lui, ad ogni costo. Gli uomini hanno accettato, sempre, di diventare partners di Dio; ma, in fin dei conti, solo a parole. Ogni volta che Dio rivolgeva loro lo sguardo per bene-dirli, gli uomini gli voltavano le spalle... È una storia antica, vecchia quanto il mondo, che a noi del 21esimo secolo interessa fino a un certo punto, o forse, non interessa affatto. Nel senso che, ripeto, il mistero dell'Incarnazione rappresenta ed esprime il desiderio del Padre di riaprire le comunicazioni, di ritornare in comunione con noi, attraverso un accordo, un patto di sangue, ma non il nostro... un legame che vincolasse Lui, il Padre, e suo Figlio, Verbo incarnato nel seno di Maria Vergine. Questo, lo ripeto ancora, è un fatto assolutamente nuovo, mai accaduto nei tempi antichi. Questo vincolo non è nuovo solo per noi, ma lo è anche per Dio! Questo vincolo tra Dio e il Figlio-fatto-uomo non verrà mai meno, possiamo stare tranquilli, perché non dipende più dalla volontà degli uomini, che sappiamo essere fragile, intermittente, ambigua, formale, ipocrita, bigotta, passionale, emozionale, adultera... Questo patto d'amore tiene e sempre terrà perché i due contraenti sono della stessa forza, dello stesso rango: Dio Padre e Dio Figlio: li unisce lo Spirito Santo; e lo Spirito Santo non verrà mai a mancare, anche quando il Figlio, crocifisso, non ne avverte più la presenza, il conforto, l'efficacia... Ma anche questo discorso potrebbe finire qui, senza suscitare particolare interesse a chi, come noi, è nato venti secolo dopo... Se il vincolo di cui sopra riguarda e impegna il Padre celeste e suo Figlio, che importa a noi? l'hanno voluto loro, se la sbrighino loro! Difatti a molti non interessa granché, forse non interessa per niente. Venire a Messa a Natale è già una prodezza! tornarci dopo quattro giorni a celebrare la Sacra Famiglia, e ancora dopo tre, a celebrare Maria Madre di Dio non prova nulla dell'affetto reale ed efficace che i cristiani provano per Dio-fatto-uomo. La disposizione, si diceva, è innata; la disponibilità, invece, è volontaria. Un po' come l'amore, insomma: la disposizione ad amare è istintiva, siamo animali sociali; ma la disponibilità ad amare esige un apprendistato, un tirocinio fatto di incontri/scontri, di parole e silenzi, di attese e realizzazioni ancora e sempre penultime, di crisi e rinascite; in una parola, di VITA! Tutto questo per dirvi che quel famoso vincolo stipulato dal Padre e dal Figlio si offre alla nostra libertà e volontà. Già quel vincolo rappresenta per noi un fatto epocale, perché, da parte di Gesù, è coinvolta la nostra umanità tutta intera!! Il più è fatto, è già stato fatto, lo ha fatto Gesù di Nazareth...grazie al ‘sì' di sua madre. Oggi, solennità di Maria Madre di Dio, noi veneriamo quel ‘Sì', benediciamo quel ‘Sì', lo esaltiamo... Ci riconosciamo tutti in quel ‘Sì'! La risposta che non saremmo mai stati in grado di dare a Dio, l'ha data Maria e con lei, il Figlio suo. Consentitemi l'espressione poco liturgica: "Chi se ne frega se Dio ha impegnato in quel patto tutta l'umanità senza chiederci direttamente e personalmente il permesso!! L'ha chiesto a Maria, e lei gliel'ha dato... il permesso di salvarci, mostrandoci nel Figlio il Suo amore infinito!". E poi, che senso ha parlare di permesso quando si tratta di vita, o di morte? è come se un bagnino accorso a soccorrere uno che sta affogando, avesse il dovere di chiedergli il permesso per salvarlo... Certo, questo vincolo che Dio Padre ha stretto col Figlio nel ‘sì' di Maria, ci impegna eccome! Ma si tratta della nostra vita, presente ed eterna; si tratta della nostra felicità, presente ed eterna; della nostra salvezza, presente ed eterna. "morta nel silenzio dell'ascolto, la parola rigermoglia nel silenzio fervido che l'avvolge." Giovanni Pozzi. |