Omelia (08-12-2013) |
mons. Roberto Brunelli |
Una festa rivelatrice di un piano grandioso La serie delle domeniche di Avvento si interrompe, per la coincidenza della seconda con la solennità dell'Immacolata. Peraltro, questa festa non modifica il senso e lo spirito dell'Avvento, in cui anzi si iscrive benissimo: il tempo che precede il Natale richiama anche i fatti che hanno preceduto la nascita di Gesù, e la festa di oggi celebra appunto uno di quei fatti. Poiché spesso si riscontra poca chiarezza sul suo significato, sarà opportuno anzitutto precisarlo. Aiuta allo scopo la prima lettura (Genesi 3,9-15), col racconto della colpa dei progenitori. La disobbedienza di Adamo ed Eva ha significato per loro e per tutti i loro discendenti il distacco dal Creatore, la condizione di "separati da Dio": è quello che comunemente si chiama il peccato originale. Ma nel momento stesso in cui prende atto della colpa, Dio, infinitamente buono, fa balenare un primo annuncio del riscatto; condannando il tentatore annuncia: "Io porrò inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa". Nella donna la cui stirpe sconfiggerà il maligno, la tradizione cristiana ha sempre intravisto la figura di Maria, la cui stirpe, il suo Figlio, con la sua morte e risurrezione ha cancellato i deleteri effetti del peccato originale, riallacciando la relazione tra Dio e l'uomo. Solo Gesù lo poteva fare, lui che ha riunito nella propria persona l'umanità e la divinità, lui che in quanto Uomo era solidale con tutti gli uomini e poteva operare a loro beneficio, e in quanto Dio era senza peccato. E proprio perché la sua perfezione non venisse contaminata, anzi neppure sfiorata dalla colpa, Dio ha predisposto che anche la sua genitrice ne fosse esente: ecco il significato della festa odierna. "Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria": la futura madre del Figlio di Dio è stata preservata dal peccato originale sin dal primo istante della sua vita, sin dal concepimento. Il vangelo di oggi (Luca 1,26-38) è costituito dalla pagina dell'Annunciazione, cioè il concepimento di Gesù nel grembo consenziente di Maria. L'annuncio le viene dato dopo un saluto tutto speciale: "Rallegrati, piena di grazia" (sono, con altri termini, le prime parole della più frequente delle preghiere, l'Ave Maria). Di nessun altro personaggio la Bibbia dice che era "pieno di grazia", cioè in tutto perfetto agli occhi di Dio, senza ombra di colpa: lo dice di Maria, proprio perché era senza macchia di peccato, neppure quello involontario che gli uomini contraggono all'inizio della loro esistenza. Oggi si onora dunque la Madre di Dio, ma per un privilegio che non si è procurata da sé; è stato un puro dono di Lui: ne consegue che, onorando lei, si riconosce l'operato di Lui. Inoltre, poiché il privilegio donato a lei aveva come fine il bene dell'umanità, ciascun cristiano è invitato a celebrare la festa con sentimenti di riconoscenza, non verso Maria ma verso Dio. Ed è così per tutte le feste che nel corso dell'anno puntano l'attenzione su di lei o sugli alti santi: dietro di loro c'è sempre l'alone glorioso del Salvatore; il vero destinatario di ogni preghiera, che sia di lode, di ringraziamento o di supplica, è sempre e solo Lui. La festa dell'Immacolata dice anche come, per la nostra salvezza, cioè per il nostro vero bene, Dio abbia ideato da sempre un progetto, un piano grandioso che poi ha attuato passo passo nel corso dei secoli e dei millenni: chiamando Abramo da cui si è ricavato un popolo, preparando entro questo popolo la venuta del Messia, poi mandandolo a redimere l'umanità e prolungando la sua opera con la Chiesa. In questo piano trova posto il fatto celebrato oggi; ma trova posto anche ogni altro essere umano, cui Dio volge i suoi occhi di misericordia. Per realizzare il suo piano ha cercato la collaborazione di Maria, ma cerca anche la collaborazione di ciascun essere umano. Il bello è scoprire come. |