Omelia (10-12-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Isaia 40, 1-2

Consolate, consolate il mio popolo, parlate al cuore di Gerusalemme...
IS 40, 1-2


Come vivere questa Parola?

Le parole di Isaia sembrano fare eco alle parole di un salmo: "Ho atteso compassione ma invano, consolatori ma non ne ho trovati" ( Sl 69,21).

Da un lato la richiesta di consolatori cresce a dismisura, dall'altro non è facile trovarli.

Consolare è un 'arte difficile perché non è un' arte che nasce dallo studio, dalla lettura di tanti libri o dall'ascolto di qualche conferenza. Consolare è l'arte propria di chi è solido nell'amare.

Ed è solido nell'amare chi ha custodito la sua interiorità e la sua umanità.

Il problema è che spesso siamo umanamente sguarniti, come un pozzo vuoto da cui non si può attingere più acqua. Mentre siamo diventati abili lavoratori, sappiamo fare mille cose, siamo esperti nelle varie tecnologie, non ci siamo preoccupati di crescere in umanità. Magari abbiamo il coraggio di buttarci con il paracadute ma ci manca poi il coraggio di tenere la mano ad un morente.

Scappiamo dalla sofferenza per la quale non abbiamo risposte, dalle domande che mai per primi ci siamo posti, da ciò che non capiamo.

Cerchiamo di distrarci, di non pensare. Ma la nostra fuga ha come risultato una perdita in umanità ed interiorità, dimenticandoci che solo queste ci mettono in comunicazione con il cuore del nostro prossimo: "parlate al cuore di Gerusalemme".

Lo stesso vangelo odierno parlandoci della misericordia di Dio (cf. Mt 18, 12-14) annuncia un "paradosso": nella sua divinità il Signore è più umano di noi. E noi, uomini e donne del 2013, possiamo ancora imparare l'umanità da Lui.

Siamo uomini e donne Signore ma talvolta siamo carenti in umanità. Donaci di impararla dal tuo Figlio fatto uomo.

La voce di un Papa

La bontà deve essere proclamata in faccia la mondo, perché si irradi all'intorno e penetri ogni forma Di vivere individuale e sociale. La bontà è un dovere esplicito per tutti.
Papa Giovanni XXIII