Omelia (25-12-2004)
padre Gian Franco Scarpitta
Oggi tutti si esulta

I pastori erano una di quelle categorie facenti parte del popolo rozzo e illetterato, incapace o di leggere e pertanto non in grado di accostarsi alla Thorà, la Legge di Mosè allora vigente. E se non potevano accedere alla Legge, neppure erano nelle condizioni di metterla in pratica, ragion per cui erano considerati gli "esclusi" e "reietti" dal consorzio sociale, annoverati nel numero dei peccatori. Non è quindi un caso che proprio a loro venga annunciata la grande gioia che li entusiasma e li sbigottisce in un primo momento, per poi indurli immediatamente a correre a Betlemme "senza indugio". Arrivati alla grotta comprendono tutto: la grande gioia consiste nella venuta di Dio nel mondo sotto le vestigia di un Bambino, e di tale avvenimento sono proprio loro i destinatari, loro che da sempre erano stati esclusi e dimenticati dalla società e che vivevano fra i pregiudizi e le illazioni della gente. Dio si ricorda delle loro afflizioni e viene a salvarli attraverso un Bambino che sarà per loro la salvezza, la liberazione dal peccato. In che senso? Nel senso che finalmente in Cristo non vi sarà più bisogno della legge tassativa per poter essere graditi a Dio ma basterà l'orizzonte della purezza del cuore e la sensibilità nell'aprirsi a Lui Verbo di Dio fatto uomo: Cristo supera la Legge! Ma soprattutto nel senso che Cristo sarà il loro Amico e confidente e pertanto hanno motivo di gioire e rallegrarsi ulteriormente nel venire a conoscenza che Dio fattosi uomo viene a comunicare proprio con loro, condividendo la loro condizione di abbandono e di precarietà fin dalla nascita che avviene in un sito tutt'altro che comodo e proponendosi quale loro punto di riferimento nella vita e in vista del loro avvenire. Si tratta insomma di un Dio che viene a cercare quanti erano perduti e dimenticati dagli uomini e che mostra predilezione per gli esclusi, i poveri, gli abbandonati e gli agonizzanti in tutti i sensi. Ed è per questo che nella giornata di oggi non possiamo dimenticare tutti coloro che non hanno mezzi o possibilità né si ritrovano nelle condizioni ottimali per poter celebrare il Natale; pensiamo agli oppressi dal flagello della guerra, ai sopravvissuti allo sterminio che a stento raccoglieranno il necessario per un pasto e soprattutto a quelli che il pasto non riusciranno a consumarlo!! Come anche coloro che, ai fini di guadagnare la classica dose quotidiana di eroina si abbandonano al furto, alla rapina e allo scippo ricevendo non di rado giudizi di cattiveria e di estremo biasimo; avranno le loro colpe, sì, ma non ci siamo mai domandati se per caso questi giovani nutrano in cuor loro sentimenti di bontà e di generosità e agiscano con riprovevoli atti solo perché costretti da una condizione di frustrazione continua che un giorno li condurrà alla morte?
Potremmo dire che essi costituiscono la categoria dei "pastori" odierni, di tutti quegli esclusi anche oggi allontanati con disprezzo dalla gente che tuttavia Dio intende avvicinare a sé nel suo Figlio.
Colui che nasce per noi è Dio che si umilia per raggiungere queste condizioni di miseria e di penuria ed eccettuato il peccato vuole abbracciare l'intera condizione umana e pertanto non possiamo non nutrire almeno un pensiero di benevolenza nei confronti di questa gente e se non avessimo provveduto a concreti atti di generosità durante il periodo di Avvento potremo sempre rimediare nei giorni seguenti per elargire almeno un boccone a chi soffre; e in tutti i casi mentre siamo a tavola a far festa con i nostri parenti, non omettere una preghiera per i miseri e gli abbandonati.

Ma la nascita di Cristo è un beneficio anche per tutte le altre categorie di persone: se infatti abbiamo sottolineato la predilezione divina per i poveri e gli esclusi, questo non vuole affatto smentire che anche gli agiati e i benestanti rientrano nel disegno d'amore di Dio, sia che facciano un uso improprio delle loro risorse, sia che dispongano dei loro beni per fini di carità. Nel primo caso infatti essi vivono una condizione di illusorietà e di miseria che, nel parallelo, li accomuna ai non degenti: la condizione di miseria spirituale e di malcontento interiore per via delle false sicurezze riposte nei beni di consumo; e in questo caso il Dio Bambino vuol mostrare loro quale sia la VERA gioia e la realizzazione; nel secondo caso non possiamo non riscontrare un compiacimento da parte del Signore per i ricchi poveri di spirito che adoperano le loro ricchezze per fini di carità o che nella loro professione si prodigano per strutture atte ad eliminare la disoccupazione e accrescere il bene della società: non è detto infatti che chi possiede dei beni sia "ricco" ovvero chiuso alle altrui necessità e nel caso appena descritto siamo di fronte ad una concreta benedizione da parte del Signore.
E finalmente è l'intera umanità ad esultare oggi nel Signore nato per noi; a Betlemme si incontrano idealmente gli uomini di tutte le etnie e le culture per un approccio dialogico di unità e si spera che finalmente si possano costruire i fondamenti per cui questa unità sia consolidata e duratura e non vi siano discriminazioni e dislivelli apportatrici di belligeranza e contrasti. Dio viene a trovarci nelle vesti di un Bambino perché noi si possa trovare in Lui armonia, gioia, pace e perché il buonsenso e la giustizia trionfino sulla sopraffazione e sui soprusi.
E da ultimo, esultano anche le singole famiglie e le singole persone attorno alla grotta di Betlemme; dimentichiamo i rancori e dissapori che hanno leso la nostra unità e disponiamoci a cogliere gli elementi essenziali per un dialogo franco e sereno che ci faccia riconoscere nella solidarietà e nella concordia familiare..,
Natale è la gioia apportata dal Signore fattosi Bambino per noi e tale opportunità non può che essere colta al volo come esaustiva per noi. BUON NATALE A TUTTI E AUGURI DI SPIRITUALE PROSPERITA'