Omelia (19-12-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Giudici 13,2-5

In quei giorni, c'era un uomo di Sorèa, della tribù dei Danìti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli.
L'angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d'impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei».

Gdc 13,2-5


Come vivere questa Parola?

Bellissima questa pagina dell'Antica Alleanza: come luce d'aurora fa presagire la nascita di Gesù da una vergine. Si tratta di un annuncio rivolto a una donna afflitta da un grande dolore: l'impossibilità ad avere figli. Eppure la Parola Sacra non ce la descrive ribelle o disperatamente ripiegata sulla sua disgrazia. Qui la vediamo certamente sorpresa e scossa dall'apparizione di un angelo che le fa una sconvolgente promessa.

Ella ne comunica il contenuto al marito. A nome di Dio il messo celeste le ha detto che avrà un figlio; dovrà però astenersi da bevande eccitanti e da quelle carni che, nella mentalità ebraica, erano ritenute impure.

Vogliamo qui porre l'attenzione non solo sulla gioia della sterilità vinta ma anche sulla richiesta di una rinuncia.

Non ci meravigli il fatto che riguarda il campo del mangiare e del bere.

Le bevande alcoliche, in sé non sono un male. Non lo sono neppure le carni del maiale. Ma quello che emerge dalla Parola sacra è l'importanza di sapersi negare a volte qualcosa anche se lecita, non per preoccupazioni estetiche o salutiste né per un narcisismo di superdominio del corpo di cui vantarsi.

La scelta di saper rinunciare qualche volta anche a qualcosa di lecito è una specie di sport spirituale, un gran buon espediente per acquistare libertà dalle proprie "voglie", leggerezza e una certa signorilità finalizzata alla gloria di Dio e a un cammino spedito nella luce del vangelo.

Signore, questa donna, obbediente al Tuo angelo, dopo aver accettato di rinnegarsi un po' nella gola, ha la gioia di partorire un figlio. Fa' che anch'io, esercitandomi nel dominio delle eccessive richieste del corpo sia sempre più capace di "generare " per me e per gli altri una lieta voglia di vivere.

La voce di un poeta cileno

La parola è un'ala del silenzio.
Pablo Neruda

Sr Maria Pia Giudici - sanbiagi@casadipreghiera.191.it