Omelia (13-12-2013) |
Riccardo Ripoli |
Scontri generazionali con gli adolescenti Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere Quanti conflitti con i propri figli adolescenti e non solo. A volte si passa attraverso esperienze che ti segnano, la stessa crescita anno dopo anno porta ognuno di noi a capire le cose meglio di altri che non hanno ancora affrontato certe situazioni. Nella scuola, ad esempio, ogni adulto sa quanto sia importante studiare, quanto un titolo di studio possa aprirti maggiori e migliori possibilità nella vita, quanto avere cultura possa aiutarti a capire ed affrontare meglio certe situazioni. Quante volte vediamo negli occhi dei ragazzi una luce strana e capiamo subito che qualcosa non va. Eppure manca la fiducia, manca l'accettare un consiglio. Prima i vecchi erano ascoltati, considerati la saggezza di un popolo, di una famiglia, oggi vengono rinchiusi negli ospizi perché noiosi con le loro continue raccomandazioni. Quanto ho imparato dal mio nonno. Non sempre condividevo quello che diceva, ma avevo fiducia in lui e facevo sempre, o quasi, quello che mi consigliava. Non solo gli anziani, ma anche le persone che sanno il fatto loro su un argomento. Quando abbiamo comprato la casa in campagna ricordo di aver conosciuto una persona di una decina di anni più grande di me, siamo diventati amici e mi ha insegnato tantissime cose, dal guidare il trattore a domare e ferrare i cavalli. Grazie alla fiducia nelle persone dalle quali potevo imparare, ho acquisito tante conoscenze e fatto esperienze positive. L'associazione è forse quella più significativo. Quando Don Luigi mi disse "non andare in Africa, c'è tanto da fare qui" ho dovuto fare un grande atto di fiducia perché dalla mia quotidianità avevo la percezione esattamente contraria, che in Italia si stesse tutti bene e la povertà da noi non esistesse. La fede più grande è poi quella in Dio che ti fa accettare anche ciò che ai nostri occhi può sembrare qualcosa di male, come la morte di una mamma, come una benedizione dal cielo, come un qualcosa che porterà il bene sulla terra. Quando la mia mamma morì ringraziai Dio per averla presa con sé, non certo perché ne fossi felice, ma perché sapevo che c'era un giusto motivo per quella morte così prematura, e così è stato. A volte penso a come sarebbe oggi la mia vita se non mi fosse venuta a mancare mia madre, sicuramente non gioiosa, piena di bambini come oggi è, ma sopratutto penso a quanti bimbi non sarebbero stati aiutati, quante persone non avrebbero trovato conforto e aiuto nell'Associazione, quanti amici non avrei conosciuto. Chi si avvicina all'affido, così come in ogni altra situazione sconosciuta per esperienza diretta, e prende in esame l'idea di accogliere un bambino, si informa, legge, domanda ogni genere di cose paventando mille situazioni a chi l'affido già lo ha fatto. Dubbi e preoccupazioni vengono a galla a grappoli e la paura di iniziare un cammino difficile è certamente, e giustamente, tanta, ma si arriva ad un punto in cui non si può più immaginare la realtà se non la si affronta e si deve fare necessariamente un atto di grande fiducia in chi ti dice "sei pronto, lanciati, non temere, riuscirai nell'intento". Non c'è chi è più bravo di un altro per scienza infusa, ma c'è chi ha più esperienza e sa quello che dice. Chi ha fatto affido non parla usando le parole, parla usando i fatti e sono proprio le sue opere, i ragazzi cresciuti nell'affido nella fattispecie, a rendere giustizia alla sua sapienza su quell'argomento. |