Omelia (22-12-2013)
don Roberto Seregni
Un Natale così...

E' un pomeriggio torrido di dicembre. Rientro con la jeep dal mercato e attraverso nuvole di polvere sulla strada sconquassata verso Carabayllo. Un signore anziano con una borsa gigante al collo rovista nella spazzatura in cerca di plastica da vendere. Una bimba a piedi nudi spinge una bici con a bordo il fratellino che ride come un pazzo; a pochi passi la vicina di casa, madida di sudore, lancia sulla strada impolverata l'acqua sporca dei panni lavati.
Dopo un breve slalom tra buche e sassi arrivo a San Pedro. Cerco di non investire un signore che spinge un carrellino giallo pieno di gelati e mi infilo nel cortile sabbioso della missione. Padre Ivan sta parlando con due signore, le saluto e mi infilo in cucina. Sistemo in ordine la frutta e la verdura che ho comprato al mercato e sorrido ripensando a Daría che quando mi vede arrivare alla sua bancarella prepara un kilo di carote prima che io possa aprire la bocca.
Che strano questo primo Natale peruano in infradito e maglietta...

Anche se manca più di un'ora alla Messa decido di andare in chiesa. Ho bisogno di un po' di silenzio per mettere ordine nei mille pensieri che in questi giorni si accavallano nel cuore e nella mente.
L'antica chiesa di San Pedro è ancora deserta. Alla sinistra dell'altare c'è un bel presepe preparato dai giovani che hanno da poco ricevuto la Confermazione.
Entro, mi metto in ginocchio e chiudo gli occhi.
Dopo qualche minuto di silenzio sento dei passi alle spalle. E' Kenyda, una giovane mamma che vive qui vicino. Mi saluta con un sorriso luminoso e si siede davanti a me. Avvolta in una coperta colorata e appoggiata sulla schiena c'è Bella, la sua ultima bimba. Ha poco più di tre mesi e dorme come un angioletto.
Guardo il presepe ricco di personaggi e ripenso a quella notte santa in cui il vagito del piccolo Gesù ha sciolto il nodo che stringeva il cuore di Maria e di Giuseppe.
E poi guardo la piccola Bella che si stiracchia e mi si riempiono gli occhi di lacrime pensando che il Dio eterno, creatore del cielo e della terra, ha scelto di abitare la nostra carne fragile, di farla sua, di amarla come la dimora più preziosa.
In quel bimbo paffuto, in quel cucciolo di messia stretto fra le braccia adolescenti di Maria, è rivelato nella sua forma più compiuta e disarmante il vero volto di Dio.
L'Atteso si svela nella forma più inattesa.
La Parola eterna del Padre palpita in un vagito.
Colui che veste a festa la primavera nasce nudo.
La Gloria che riempie i cieli cerca affamato il seno di Maria.
Che follia!
Così è l'amore...
L'amore come il Suo che conquista senza possedere, che illumina senza abbagliare, che scuote senza ferire, che stravolge per mettere ordine.

Il sorriso della piccola Bella mi richiama con i piedi per terra e il mio pensiero vola ai tanti amici sparpagliati per il mondo. A quelli che sono lontani da casa e a quelli che una casa non ce l'hanno più. A quelli che stanno cercando Dio e a quelli che si stanno lasciando cercare da Lui. A quelli che hanno il cuore pieno di gratitudine e quelli che un cuore si sono dimenticati di averlo. A quelli che hanno il coraggio per dire dei "sì" e a quelli che hanno la saggezza per dire dei "no".
Per me, per voi, per gli amici di Carabayllo e per quelli che dall'Italia ancora mi accompagnano con la preghiera e l'amicizia sincera, vorrei augurare un Natale così...

Vorrei che questo Natale fosse un giorno scandaloso, un giorno ripulito da tutte le sozzure dolciastre e melense del buonismo vuoto e inutile di cui siamo inzuppati.
Vorrei che questo Natale vibrasse della forza scandalosa e stupenda del mistero dell'Incarnazione.
Vorrei che risuonasse, per ogni uomo e donna della terra, l'annuncio degli angeli con tutta la freschezza e lo stupore di quella notte santa.
Vorrei che questo Natale ci ributti dentro cammini essenziali, condivisi e coraggiosi.
Vorrei che questo Natale ci liberi da tutto ciò che appesantisce il nostro cammino e ci faccia ricordare che siamo discepoli di un Dio nato in una stalla e non in un palazzo reale.
Vorrei che questo Natale ci scuota, ci ribalti, ci ferisca.
Vorrei un Natale vero.
Vorrei un Natale così.

padre Roberto Seregni