Omelia (25-12-2013) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Tito 2,11-14 Collocazione del brano La lettera a Tito fa parte del gruppo delle tre lettere "pastorali" (La lettera a Tito e le due a Timoteo), così chiamate perché rivolte a dei capi responsabili di comunità con un discorso di carattere ufficiale e autorevole che riguarda l'intera comunità. Più che delle lettere sembrano delle raccolte di norme per l'organizzazione della comunità, di consigli per le varie categorie di persone e suggerimenti generali per la vita pratica o la soluzione di problemi ecclesiali. La lettera a Tito si considera inviata appunto a questo stretto collaboratore di Paolo, che si trova menzionato in diverse circostanze accanto a Paolo, soprattutto negli Atti degli Apostoli. Egli sarebbe diventato vescovo di Creta. La lettera è lunga soltanto 3 capitoli e contiene, come già detto, alcune esortazioni per la comunità cristiana. In essa si trovano due brani che fanno riferimento all'incarnazione del Verbo di Dio e per questo motivo sono inserite nella liturgia di Natale, rispettivamente alla messa della Notte (Tt 2,11-14) e dell'Aurora (Tt 3,4-7). Lectio 11 È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini Questo brano può essere letto in modo indipendente, anche se con quell'infatti si lega al brano precedente, in cui l'autore si aggancia ai consigli sul comportamento che le varie categorie di persone devono avere (Tt 2,1-10). Tali atteggiamenti trovano motivazione in questo brano. I cristiani devono avere un certo stile perché la grazia di Dio è apparsa, si è manifestata e ha portato la salvezza a tutti. 12 e ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, Sembra trattarsi di un frammento di credo o di catechismo battesimale perché vi è un accenno alla conversione come rottura con il passato di empietà e l'invito a una prassi rinnovata e corrispondente all'azione salvifica di Dio. Ciò si manifesta con le tre virtù della sobrietà, della giustizia e della religiosità. 13 nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. C'è un andamento temporale. Un tempo si è manifestata la grazia di Dio. Questa grazia nell'oggi ci invita ad avere un atteggiamento virtuoso. Questo vivere si apre agli avvenimenti futuri, alla parusia, la manifestazione della gloria di Gesù Cristo che è Dio e salvatore. 14 Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Il sacrificio di Cristo sulla croce ha avuto un esito simile a quello dell'Esodo, ci ha liberati dalla schiavitù per dare vita a un popolo libero, che gli appartenga, che sia puro e quindi voglia realizzare in sé le virtù della vita cristiana. E tra queste virtù la più importante è certo la carità, cioè l'impegno nelle opere buone. Questo permette di superare la staticità delle virtù della cultura greca e apre alla prassi cristiana, che non si appiattisce sull'autocompiacimento, né si perde nell'attivismo, ma è rivolta al cielo e al giorno della piena manifestazione di Cristo. Meditiamo - Ho visto qualcosa della grazia di Dio che è venuta a noi grazie alla nascita di Gesù Cristo? - Sono capace di essere sobrio, giusto e religioso? - Compio delle opere buone? Per quale motivo? |