Omelia (25-12-2013) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Luca 2,1-14 Lectio Il primo capitolo del Vangelo è dedicato alle vicende della nascita di Giovanni Battista e all'annunciazione a Maria. Ora con il secondo capitolo incomincia il compimento vero e proprio delle promesse e Luca ci racconta della nascita di Gesù e della sua infanzia, fino ai dodici anni e alla sua vita nascosta a Nazaret. 1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Luca è il primo a collocare la nascita di Gesù all'interno della storia profana. Le indicazioni che dà però non sono precise e hanno fatto molto discutere gli studiosi. Il suo intento forse non era tanto quello della precisione storica, quanto quello di inserire la nascita di Gesù nella storia universale. Che l'imperatore fosse Ottaviano Augusto siamo certi, poiché egli regnò dal 27 a.C. al 14 d.C. Egli ordinò due censimenti dei cittadini romani, nel 27 e nell'8 a.C.. Il censimento di cui parla Luca dovette essere piuttosto il giuramento di fedeltà che Erode chiese ai suoi sudditi nel 6/7 d.C. (ricordiamo che Gesù non è nato proprio nell'anno 0, come aveva calcolato Dionigi il Piccolo, bensì qualche anno prima cioè nel 6/7 a.C.). Le parole di Luca hanno però un senso teologico. Gesù doveva essere compreso nel censimento di tutta la terra, anche lui ormai faceva parte dell'umanità. Anche lui era all'interno della grande pax romana, prefigurazione della vera pace che egli era venuto a portare sulla terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Il censimento fatto sotto Erode quindi dovette essere il primo ad interessare la Palestina, però anche qui possiamo far prevalere il senso teologico, il primo censimento del Primogenito Gesù (v. 7), la primizia della salvezza che interessa tutta la terra. Anche la menzione di Quirinio pone qualche problema. In realtà egli fu legato in Siria solo dal 6 d.C. ed effettivamente in quel periodo fece un censimento. Già dal 13/12 a.C. egli era un console molto influente in Oriente, quindi avrebbe potuto condurre il censimento del 6/7 a.C. come inviato speciale. Può darsi che Luca si sia confuso un po' nell'attribuzione dei censimenti. D'altronde scriveva 70 anni dopo i fatti e le informazioni storiche non erano così facilmente reperibili come al giorno d'oggi. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Non era usuale che per il censimento si andasse nella propria città di origine. Probabilmente, assecondando l'importanza che gli orientali davano al proprio clan, Erode chiese il giuramento in questa forma. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Tutte queste indicazioni preliminari permettono comunque a Luca di affermare due elementi molto importanti riguardo la nascita di Gesù: egli era discendente di Davide e nacque a Betlemme, così che si compisse la profezia di Michea (5,2): "E tu Betlemme di Efrata... da te uscirà per me colui che deve essere il capo d'Israele. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Maria è sposa di Giuseppe, ma il termine può essere inteso anche come "fidanzata". Luca ricorda così velatamente che Gesù non è figlio naturale di Giuseppe, come già il lettore conosce. Luca poi non ci dice per quale motivo anche Maria dovette mettersi in viaggio per Betlemme nonostante la sua gravidanza avanzata. 6 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. Notiamo il contrasto con il racconto della nascita di Giovanni. Il Battista nasce in casa, nella gioia di tutta una contrada. Gesù nasce lontano da casa, nella provvisorietà e nella quotidianità. Nessuna festa, Maria prende il bambino, lo avvolge in fasce e lo depone in una culla di fortuna. Gesù è detto primogenito, cioè colui che all'interno della famiglia godeva di alcuni privilegi giuridici, in particolare la consacrazione a Dio (cf. Es 13,2). L'evangelista prepara così l'episodio della presentazione al tempio di Gesù bambino. La mangiatoia poteva essere un semplice cesto oppure una specie di nicchia scavata nel muro o nella roccia. Le fasce e la mangiatoia serviranno come riferimenti per i pastori (v. 12). Il termine alloggio (katalyma) è difficile da tradurre. Prevalgono due sensi: - un ricovero di passaggio per i viaggiatori, una specie di caravanserraglio. Ma nel racconto di Luca sembra che Maria e Giuseppe non fossero appena arrivati. - la camera di una casa. Katalyma per Luca è anche la sala dove Gesù mangerà l'ultima cena (Lc 22,11). Si può dunque pensare all'unica grande sala di una casa, nel cui angolo vi era anche la stalla. Questo per sottolineare che non c'era posto per loro a Betlemme (per motivi non precisati) e che quindi Gesù, pur essendo discendente di Davide, viene al mondo in una situazione di penuria e precarietà. 8 C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Cambia lo scenario: dal luogo chiuso della stalla si passa ai campi nei dintorni di Betlemme. Qui vi sono dei pastori che vegliano il proprio gregge. Questa ambientazione notturna (presto collegata a Sap 18,14-15) ha dato supporto alla tradizione che Gesù fosse nato a mezzanotte. Che fosse nato di inverno invece è poco verosimile, visto che i greggi passavano la notte all'aria aperta da marzo a novembre (la festa del Natale è stata fissata al 25 novembre per soppiantare la festività pagana del Sol invictus che celebrava dopo il solstizio di inverno, il riprendersi della luce del sole dopo la notte più lunga dell'anno). 9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, Perché l'annuncio della nascita di Gesù viene fatto ai pastori? Nella letteratura rabbinica i pastori sono una categoria di persone poco raccomandabile. Dio dunque sceglierebbe proprio coloro che sono più disprezzati per il primo annuncio dell'incarnazione. In realtà i detti rabbinici sono più tardi rispetto al vangelo di Luca e la Bibbia in generale considera positivamente il mestiere di pastore. Probabilmente questo annuncio ai pastori è motivato dal fatto che anche Davide fosse pastore prima di diventare re di Israele. Quindi la presenza dei pastori, come la città di Betlemme e la sua discendenza da Davide, sottolinea nuovamente la messianicità di Gesù. L'annuncio ai pastori presenta la struttura tipica degli annunci: presentazione dei personaggi - apparizione dell'angelo - reazione di timore - comunicazione del messaggio - comunicazione di un segno - partenza dell'angelo. Quindi i pastori hanno paura. 10 ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: L'angelo li rassicura, come Gabriele ha rassicurato Zaccaria (Lc 1,13) e Maria (1,30). Luca utilizza poi per la prima volta il termine evanghelizesthai (da cui deriva il termine vangelo), che è il verbo caratteristico della predicazione e anche degli annunci di nascita di un principe o di un imperatore. L'annuncio è di gioia, la gioia caratteristica dei tempi nuovi e che percorre tutto il vangelo. Anche il popolo ha una parte importante nel vangelo di Luca. E' lo spettatore delle opere di Gesù e lo segue nel suo cammino verso Gerusalemme, fino sotto la croce (Lc 23,35). 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Il tema dell'oggi chiude tutto il periodo delle promesse e delle attese. E' l'oggi che diventa presente in ogni epoca nella Chiesa. Il lieto annuncio riguarda la nascita del Messia davidico. Per ora l'annuncio degli angeli rimane nell'ambito delle attese di Israele. Però i titoli con cui viene chiamato sono ben comprensibili anche dalle comunità elleniche a cui Luca si rivolge: Salvatore: è la funzione principale del Messia, liberazione e remissione dei peccati (vedi il cantico di Zaccaria Lc 1,68-79). E' un titolo divino che viene applicato al Messia (cf. Lc 1,47). E' molto comune nella predicazione nelle comunità ellenistiche e in genere nel mondo pagano. Ricalca lo stile ellenistico dell'annuncio della nascita dell'imperatore. Cristo Signore: è il condensato della confessione di fede cristiana: "Dio ha costituito Cristo e Signore quel Gesù che voi avete crocifisso!" At 2,36. Per Luca, come per ogni credente, la realtà messianica di Gesù è inseparabile dalla sua risurrezione. Gli angeli sono dunque i primi apostoli inviati a Israele per comunicare il "vangelo" della nascita del Messia. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". Il segno dato dagli angeli ai pastori è in netto contrasto con quanto essi hanno annunciato. La gloria di Dio si rivela nella povertà terrena. Si tratta di un neonato passivo, legato, coricato, nascosto. E' il mistero di un Dio che si avvicina all'umanità nel bisogno, un segno che prefigura l'insegnamento, il comportamento e la morte di Gesù. Un segno che mette l'uomo davanti alla scelta di convertirsi. Appare il rovesciamento dei valori che costituisce la base della fede cristiana: Gesù crocifisso. 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama". Improvvisamente lo schema dell'annunciazione si apre in un inno di lode cantato dalle schiere angeliche: il cantico nuovo della liturgia celeste che celebra la nascita del Messia, sul modello della lode che nella letteratura giudaica accompagna l'opera divina della creazione. Già nei salmi gli uomini sono invitati a partecipare alla lode degli angeli (Sal 148,1-2). La parola "pace" esprime tutto il contenuto della salvezza che ha incominciato a compiersi a Betlemme. Non è assenza di guerra, ma comunione piena con Dio che si ripercuote in rapporti giusti e pieni tra gli uomini e con se stessi. La pace scende sugli uomini che Dio ama, cioè coloro che Dio ha scelto, non solo l'Israele storico, ma al popolo di Dio al quale tutte le nazioni sono chiamate ad aderire. Meditatio - Mi sento parte della storia universale che si sta compiendo parallelamente alla mia vita? - Mi sento parte di una famiglia, di una stirpe, con i suoi lati positivi e negativi? Conosco qualcosa dei miei antenati? - Cosa provo davanti al segno di Gesù Bambino? Preghiamo (colletta del Natale del Signore, messa della notte) O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo. Per il nostro Signore... |