Omelia (08-12-2013)
mons. Antonio Riboldi
Tutta bella sei, o Maria

Quest'anno la Festa dell'Immacolata coincide con la II Domenica di Avvento, ma la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha concesso che la solennità dell'Immacolata Concezione della beata Vergine Maria possa essere celebrata in tutte le Diocesi d'Italia nel giorno proprio, quasi a rimarcare come da sempre in questo tempo di Avvento, che ci prepara al Natale, la Chiesa abbia voluto presentarci chi era Maria, la Donna che Dio ha scelto fin dall'eternità a essere Madre del Figlio Suo, Gesù.
Una donna - come dichiarò il beato Pio IX nella Lettera apostolica Ineffabilis Deus del 1854, l'anno delle apparizioni di Lourdes - ‘preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale' e, quindi, una Donna ‘bella', come dovevamo essere tutti noi, senza peccato.
Il peccato originale ci aveva isolato in un mondo senza futuro e, per di più, con il morso di satana, che ci inclina a essere quello che non dovremmo: peccatori.
In ognuno di noi, si ripete la storia del primo uomo, che Dio mise alla prova, quella di essere invitati a ‘non toccare il frutto dell'albero' e al perenne dramma che ne conseguì per la nostra insipienza e superbia.
‘La donna osservò l'albero: i suoi frutti erano certo buoni da mangiare, era una delizia per gli occhi, era affascinante per avere quella conoscenza. Allora prese un frutto e lo mangiò. Lo diede a suo marito ed egli ne mangiò. I loro occhi si aprirono e si resero conto di essere nudi. Quindi Dio li cercò: ‘Uomo dove sei?'. Adamo rispose: ‘Mi sono nascosto, perché sono nudo'". (Gen. 3. 1-20)
Il risultato di quel rifiuto di Dio, fu ‘essere cacciati dall'Eden', ossia essere privati della partecipazione alla felicità con Dio, che era la ragione della nostra creazione.
Deve essere stata ed è una grande sofferenza ‘essere fuori della casa del Padre' e trovarsi in un deserto, una terra dove regnava e regna la solitudine, il veleno di satana, sempre pronto a farsi sentire e indurre al male, la vera causa di infelicità per l'uomo.
La storia di ogni tempo ci racconta di quanto male l'uomo può essere causa, lontano dal Padre.
Dichiarava Paolo VI: "Vediamo a cosa arriva l'espansione di una umanità lasciata in balìa dei suoi istinti e delle sue tendenze. Va a finire fuori strada ed arriva ad aberrazione che ci fanno piangere e fremere. Un errore ancora più grave che si insinua nella nostra pedagogia e nelle nostre abitudini sociali è che non è bello difendere la nostra vita dagli stimoli e dalla conoscenza del male: occorre vedere tutto, conoscere e provare tutto: ‘Fate l'esperienza del male, altrimenti non avrete l'esperienza della vita' - dicono. E non si bada a cosa si profana, che cosa si distrugge, ai dolori che si seminano, ai delitti che si consumano".
In altre parole la ‘pedagogia del mondo' ci invita a seguire le mode, i tanti idoli del materialismo e del consumismo, che sono un andare alla deriva rischiando il naufragio di tutto il bello e il buono, a cui tutti nel profondo del cuore aspiriamo e di cui spesso abbiamo tanta nostalgia, per averli disprezzati e macchiati. Chi di noi non sente il profondo desiderio di essere buono, di conoscere la vera felicità? In altre parole di essere ‘immacolati?' Credo tutti.
Maria SS.ma, la Tutta Bella, questo lo viveva, difendendolo con la virtù dell'umiltà.
Diceva l'emerito Papa Benedetto: "Ma l'umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Ed invece questa è la via maestra e non solo perché l'umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale ‘apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce' (Fil 2-8).
E Papa Francesco nell'omelia della Messa celebrata il giorno dell'Annunciazione nella cappella della Casa Santa Marta, proprio guardando a Maria è al suo: ‘Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola' (Lc. 1, 26-38) ha dichiarato che per un cristiano ‘progredire' vuol dire ‘abbassarsi' lungo la strada dell'umiltà per far risaltare l'amore di Dio'. Ed ha aggiunto: ‘La strada che Maria e Giuseppe percorrono fino a Betlemme, per rispettare l'ordine imperiale sul censimento, è una strada di umiltà. È umile Maria, che non capisce bene ma lascia la sua anima alla volontà di Dio. È umile Giuseppe, che si "abbassa" per portare su di sé la responsabilità tanto grande della sposa in attesa del figlio. Così è tutto l'amore di Dio, per arrivare a noi prende la strada dell'umiltà... Che è la stessa seguita da Gesù, una strada che si è abbassata fino alla Croce. Per un cristiano, è questa la regola d'oro, è progredire, avanzare e abbassarsi. Non si può andare su un'altra strada. Se io non mi abbasso - ha insistito - se tu non ti abbassi, non sei cristiano".
Tuttavia, ha spiegato: "Essere umili non significa andare per la strada con gli occhi bassi. Non è stata quella, l'umiltà di Gesù, né di sua Madre o di Giuseppe. Imboccare la strada dell'umiltà fa sì, che tutta la carità di Dio venga su questa strada, che è l'unica che Lui ha scelto: non ne ha scelto un'altra. Chiediamo, - ha concluso Papa Francesco - la grazia dell'umiltà, ma di questa umiltà, che è la strada per la quale sicuramente passa la carità, perché se non c'è umiltà, l'amore resta bloccato, non può andare".
Ed è quello che tutti noi, contemplando la semplicità e sublimità dell'Immacolata, preghiamo che si realizzi nella nostra vita.
Vorremmo essere una briciola di quello che era Lei, buttando davvero alle ortiche i troppi abiti ‘da maschera', che il mondo ci offre, per aprirci alla carità verso ogni nostro fratello.