Omelia (01-01-2014) |
don Alberto Brignoli |
Fraternità è Pace Nel suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, Papa Francesco prende spunto dal tema della fraternità, d'ispirazione fortemente natalizia: nella Nascita del Figlio di Dio, che oggi la Liturgia ci fa contemplare come Figlio del Padre ma anche di Colei che è al tempo stesso Madre e Figlia, tutti quanti siamo resi familiari di Dio, figli suoi e quindi fratelli di e in Gesù Cristo. Per questo motivo, nessuno di noi può dirsi "esente" dall'interesse nei confronti del proprio fratello; nessuno di noi può più tornare alle origini della nostra storia, quando i conflitti, le incomprensioni e i delitti tra gli uomini avvennero in conseguenza della mancanza d'interesse di un uomo, Caino, nei confronti del suo fratello. La domanda "Sono forse io custode del mio fratello?" è l'evidente segno di un disinteresse nei confronti del fratello che dice la nostra responsabilità su quanto di male gli possa capitare. Il Messaggio del Papa ha per titolo: "Fraternità, fondamento e via per la pace", e vuole aiutarci a prendere coscienza di come i conflitti, le disuguaglianze, le ingiustizie presenti nell'umanità altro non siano se non la conseguenza di una mancata responsabilità nei confronti dei nostri fratelli più disagiati; per cui, non ci può essere vera pace laddove non c'è forte interesse nei confronti dell'altro che vive al nostro fianco ogni giorno, ma anche dell'umanità più ampia di cui ognuno di noi fa parte. Potremmo dire che nel Messaggio del Papa (che ha tra l'altro le dimensioni di una lettera enciclica, tanto è corposo lo spazio dedicato da Francesco al tema a lui molto caro della Pace) siamo invitati ad aprirci a una duplice dimensione, una "macro" legata a temi di apertura mondiale e una "micro" più legata invece alle realtà che viviamo nella vita di ogni giorno. Le due, in realtà, non sono slegate: e ciò che ha contribuito a fare entrare nelle nostre case la dimensione mondiale di temi come la giustizia, la pace, la solidarietà, lo sviluppo dei popoli, è stato il grande fenomeno della globalizzazione, che oltre ai molti benefici ci ha però anche donato una sorta di "globalizzazione dell'indifferenza", ossia quella cosa per cui, avendo a disposizione a portata di un "click" o di touch screen situazioni di ingiustizia, di guerra, di povertà in tempo reale provenienti da tutto il mondo, ci siamo talmente abituati ad esse che non ci toccano più il cuore, e addirittura ci fanno sentire con la coscienza a posto perché "queste cose le sappiamo già" o "lo abbiamo già visto sul web". Eppure, la globalizzazione non ha dato la possibilità a tutti gli uomini di accedere in uguale maniera ai benefici che derivano dal suo incremento. Si è così creata quella "mentalità dello scarto", come la chiama il Papa, secondo la quale chi è tagliato fuori da questo fenomeno diventa automaticamente quell'emarginato di cui abbiamo quasi necessità perché su di lui riversiamo quanto non rientra nelle logiche della globalizzazione, in modo particolare le logiche perverse di mercato tipiche dell'economia neoliberale. Per un credente, per un cristiano in modo particolare, il riferimento a un unico Padre nel quale tutti ci riconosciamo come figli non può assolutamente lasciarci indifferenti di fronte alle disuguaglianze sociali che portano all'assenza di pace nel mondo. Tuttavia, questo non è un processo automatico: la vocazione alla fraternità va costruita e alimentata, perché può portare anche alla sua negazione, al suo tradimento, alla ricerca dell'interesse personale, cosa che vediamo negli atteggiamenti di quotidiano egoismo. A cosa ci esorta, quindi, il Papa, in questa 47esima Giornata Mondiale per la Pace? Francesco ci richiama innanzitutto a tre doveri, sacrosanti per l'umanità: il dovere di solidarietà, che esige che le Nazioni più ricche aiutino quelle in via di sviluppo; il dovere di giustizia sociale, che richiede che vengano riequilibrati i rapporti tra popoli forti e popoli deboli; il dovere di carità universale, che implica la promozione di un mondo più umano per tutti, dove tutti abbiano qualcosa da ricevere ma soprattutto da donare agli altri, con dignità. Fin qui, i principi fondamentali, sulla base dei quali poi, però, si devono muovere delle azioni concrete volte a ricreare fraternità. Anche su queste, il Papa ci dà alcune indicazioni, ma soprattutto in questi primi mesi di Pontificato, ci ha già dato grandi esempi. Innanzitutto, impariamo a non sperequare il reddito: la crisi di questi cinque anni ci ha insegnato a ridimensionare le nostre fonti d'ingresso, ma penso che soprattutto ci abbia insegnato a fare in modo che quel poco che rispetto a prima abbiamo, non venga gettato via inutilmente con uno stile di vita che non ci corrisponde, perché di un tenore troppo alto ed eccesivo rispetto al nostro "medio": cosa a cui ci avevano indotto i signori del marketing, facendoci credere di vivere in una bolla di sapone dove potevamo permetterci tutto pagando poi col tempo, in comode rate. La bolla di sapone è scoppiata, perché chi ci ha anticipato i soldi, li ha voluti indietro tutti e con gli interessi, e questo ci ha fatto comprendere la cosa più elementare: che un passero non può volare come un'aquila, e che se ho mille, non posso spendere diecimila. Se non comprendiamo questo, una volta crollata l'illusione creiamo una massa di poveri che sono così perché si sono creduti fino a ieri ricchi, ben oltre le loro possibilità. Oltre al cambio dei modelli di sviluppo che riguardano la dimensione del "macro", nella sfera del "micro", ovvero nella nostra piccola realtà quotidiana, siamo chiamati ad un cambiamento negli stili di vita. Il ritorno a dimensioni più umane, più naturali, più "bio" più a "chilometro zero", non deve essere dettato solo dal desiderio di una ricerca di benessere, cosa che renderebbe i nostri sforzi per la pace un po' "sofistici", un po' "snob", un po' elitari: ritornare a vivere in una dimensione di risparmio energetico e di utilizzo delle risorse contribuisce a non sprecare un pianeta in più di quello che abbiamo a disposizione, che non è poi così eterno come si pensi... Infine, mentre ai grandi della terra è affidata l'incombente necessità di porre fine ai conflitti e alle numerose e violente guerre presenti ancora nel mondo attraverso una corsa al disarmo e una lotta contro le gravi disuguaglianze sociali, a noi spetta il compito di combattere contro un altro nemico della fraternità, cioè la corruzione. È un altro dei temi cari a Papa Francesco, che vede nell'agire trasparente e responsabile di tutti i cittadini e dei poteri pubblici, una forma di grande rispetto della libertà degli individui. "Invece, spesso tra cittadino e istituzioni si incuneano interessi di parte che deformano le relazioni umane", creando sempre dipendenza di alcuni rispetto ad altri. Partiamo allora dal nostro piccolo a promuovere atteggiamenti che denuncino ogni forma di corruzione, grande o piccola che essa sia, soprattutto attraverso una conversione personale che ci facci rinunciare, ad esempio, a favori e agevolazioni in nome di una minor perdita di tempo e di denaro. Se ognuno di noi, con impegno, fa la propria piccola parte per ricreare relazioni di fraternità basate sul rispetto, sull'onesta, sulla giustizia, su una cultura dei doveri e sulla presa di coscienza di ciò che siamo, allora la fraternità non sarà solo una condizione per la pace, ma sarà la Pace stessa. Per tutti. |