Omelia (05-01-2014) |
Omelie.org (bambini) |
Avete ascoltato bene il vangelo di oggi? E' lungo ed anche impegnativo. Questo brano si trova nel primo capitolo del vangelo di Giovanni e sono proprio queste le parole di apertura con cui ha voluto iniziare. Sono una specie di sintesi di tutto quello che troviamo nelle pagine successive e Giovanni, pensate un po', ne ha fatto una poesia. Chi è Giovanni? È uno degli apostoli, è colui che corre al sepolcro il mattino di Pasqua dopo che le donne tornano sconvolte perché non hanno trovato il corpo di Gesù nella tomba. Pietro e Giovanni vanno di corsa al sepolcro per vedere quello che era accaduto. La sorpresa li ha colti. Dice il vangelo che Giovanni, entrando nel luogo in cui era stato sepolto Gesù, "vide e credette". Io penso che proprio in quell'istante sia cominciato a nascere dentro il suo cuore il vangelo, la buona notizia di Gesù di Nazareth, Morto ma Risorto per tutti noi. Pensate, l'apostolo Giovanni scrive concretamente il suo vangelo dopo circa 60 anni dalla morte e resurrezione di Gesù. Il suo è un vangelo bello, ricco, è un vangelo che possiamo dividere in due parti. La prima parte che chiamiamo il libro dei segni, e la seconda parte il libro dell'ora, cioè l'ora che segna il dono supremo di Gesù per noi: dare la vita. I Segni sono miracoli che Gesù compie per dire che lui è la luce, la vita. Sono i temi che vengono annunciati oggi nelle parole del prologo. Ma Gesù è anche la vita, è colui che può generare, creare nuovi figli di Dio. "In principio era il Verbo", cioè la Parola. È proprio attraverso la Parola che il Padre crea e salva. Il libro della Genesi, il primo libro della bibbia, dice proprio che Dio, Creatore, Verbo, Spirito, dà inizio alla creazione, a questo progetto bellissimo che la Trinità ha sull'uomo e per l'uomo. Se ricordate, il brano della creazione è ritmato da una espressione costante: "E Dio vide che era cosa buona". Potremmo tradurre questa espressione anche in un altro modo: "E Dio disse: bellissimo, stupendo!". Era proprio questo il progetto di Dio sull'uomo: un progetto di bellezza e di amore, un progetto di vita, di luce, di splendore. Ma l'uomo si è perso, lo ha rifiutato dando ascolto al desiderio di dominio, di conquista, di potere. L'uomo che si allontana da Dio comincia a far la guerra ai suoi simili e alla natura, e sull'universo scendono le tenebre, la notte. La nascita di Gesù ci dice che Dio non si rassegna a stare lontano dagli uomini e, siccome nel buio gli uomini non trovano più la strada per incontrarlo, Dio, in Gesù, si fa uomo, si fa luce e, con la sua vita, ci dice che noi siamo amati, ricordati, cercati, perdonati, salvati. È Gesù l'uomo nuovo che realizza il progetto di Dio sull'umanità. E noi che cosa dobbiamo fare? Restare a guardare e basta? No! Giovanni oggi ci dice che questo: il "progetto Gesù" va accolto, va fatto nostro. Cosa vuol dire concretamente? Come un ragazzo può accogliere il progetto Gesù? Aprendosi, spalancando il suo cuore, la sua mente, i suoi occhi, le sue mani. Mente, volontà e cuore aperti per accogliere il progetto di Dio, Gesù, significa vivere come lui è vissuto, amare come lui ha amato, servire come lui è stato capace di servire. Gli interventi che Gesù fa a favore degli uomini, Giovanni non li chiama mai miracoli, ma segni, segni che servono ad indicare Dio, il suo amore. Anche noi possiamo e siamo chiamati a fare e a vivere questi segni, aprendoci alle necessità dei fratelli. In famiglia, a scuola, per la strada, in parrocchia, al catechismo... Cosa posso fare, come posso accogliere Dio, la sua Parola, e servirlo, cioè amarlo negli altri? Questo è il Natale, questa è la speranza e Gesù viene a cercare chi si mette alla sua scuola di vita. Perché così la luce abita di nuovo sulla terra. Al suo tempo ha trovato 12 apostoli più alcune donne. Oggi, in questo Natale troverà anche me e anche te? Buona Domenica! Commento a cura di Sr. Piera Cori |