Omelia (06-01-2014)
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Tutti gli anni, quando arriva la bellissima festa dell'Epifania, non posso fare a meno di interrogarmi sulla figura dei Magi.
Questi personaggi misteriosi, di cui sappiamo davvero pochissimo.
Per esempio: anche voi avrete sentito dire tante volte che da Gesù Bambino arrivano i "Re Magi". Però se leggiamo con attenzione il testo dell'evangelista Matteo, l'unico tra gli evangelisti a parlare di loro, in nessun punto si dice che erano dei Re.
Sicuramente erano persone sapienti, che riuscivano a riconoscere ed interpretare i movimenti delle stelle e dei pianeti. Oggi li definiremmo scienziati o astronomi, probabilmente.
Dovevano anche essere persone abbastanza ricche, per potersi permettere di viaggiare a lungo. Ma non erano dei Re, altrimenti difficilmente se ne sarebbero andati via dalla loro reggia, dal loro popolo e dagli incarichi di governo, per seguire una stella!
E allora perché parliamo di loro come dei Re? Probabilmente perché, nel leggere questo passo del Vangelo, i primi cristiani si sono ricordati del Salmo 72 che dice:
"I re di Tarsis e delle isole gli porteranno un tributo, i re di Seba e di Saba gli offriranno doni; tutti i re gli si prostreranno davanti, tutte le nazioni lo serviranno."
Così, nel tempo, le figure dei Magi, sapienti venuti da lontano, si sono fuse con i re di tutta la Terra, che rendono omaggio al Figlio di Dio.
Come se non bastasse, quando si parla dei Magi, c'è anche il problema dei numeri: quanti erano, in effetti? Non lo sappiamo.
Di nuovo, il Vangelo non ce lo dice: "Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme": questo è tutto. Sicuramente erano più di uno, ma non sappiamo se erano tre, cinque o chissà.
Allora perché se ne considerano sempre tre?
Probabilmente perché si è tenuto conto dei doni che portano: i doni sono tre, giusto? Oro, incenso e mirra. Quindi se ciascuno di loro consegna un dono, tre sono i doni e tre sono i magi. Ma anche questa è una decisione un po' arbitraria, perché molte persone insieme potevano offrire i tre doni che vengono elencati dall'evangelista. Quindi non possiamo dire con certezza neppure quanti fossero questi Magi.
Ma non è mica finita, sapete? Perché possiamo chiederci: da dove venivano? E, ancora una volta non possiamo dare indicazioni precise. Perché dire che giungono da Oriente apre l'orizzonte a molti luoghi diversi! Sono tanti i Paesi a Oriente di Gerusalemme e non c'è modo di scoprire di più, leggendo il Vangelo.
Viene quasi da sorridere, ma in sintesi, non sappiamo chi erano, quanti erano e neppure da dove venivano.
Però, sinceramente, non credo sia necessario aggrapparci a tutti questi particolari. Non credo che l'evangelista Matteo fosse preoccupato della geografia o delle vicende personali di questi personaggi.
In effetti, l'essenziale lo conosciamo: sappiamo che hanno visto un segno speciale nel cielo, hanno compreso che annunciava un evento straordinario e che lo interpretato come la nascita di un grande, grandissimo Re. Sulla base di questa intuizione, hanno deciso di mettersi in viaggio.
Vorrei che ci concentrassimo su questo punto: i misteriosi visitatori, che si presentano a Gerusalemme e poi proseguono il loro viaggio fino a Betlemme, si sono messi in viaggio perché
Ogni volta che rileggo queste parole, non posso fare a meno di pensare a me stessa: quando devo partire per un viaggio, organizzo tutto a puntino, preparo con cura i bagagli, prenoto l'albergo, controllo il percorso, cerco di raccogliere notizie e informazioni del luogo dove mi sto recando... E questi qui, invece, decidono di partire senza sapere quale sarà la meta, senza sapere quanto durerà il viaggio, senza sapere se riusciranno a tornare indietro!
Dico, ma ci rendiamo conto? A ragionare con la nostra mentalità di oggi, non vi sembra che questi Magi siano dei veri incoscienti? Solo perché hanno visto una stella speciale, decidono di intraprendere un viaggio pieno di rischi, pieno di incognite.
E pensate con che mezzi di trasporto viaggiavano: all'epoca, la scelta poteva essere solo tra il viaggiare a piedi oppure sul dorso di un animale.
Prevedendo di dover attraversare luoghi desertici, probabilmente avranno scelto un cammello o un dromedario, avranno organizzato una carovana e poi... via, sulla strada indicata da una scia di luce.
Molto poetico, non c'è dubbio, ma di certo assai poco pratico! Nessuno di noi oggi, suppongo, farebbe come hanno fatto loro!
I rischi erano proprio tanti! Si potevano incontrare i briganti, lungo la via. Potevano finire le scorte di acqua. C'era il rischio di perdere di vista la stella: facilmente ci possono essere notti di cielo coperto, ed allora non si può sapere come si sta muovendo questo astro luminosissimo.
Altro rischio: quello di chiedere informazioni alle persone sbagliate. Proprio quello che accade quando i Magi si rivolgono ad Erode. Dal loro punto di vista era la cosa più logica da fare: visto che la stella annunciava la nascita di un Re, dove cercarlo se non nel palazzo reale a Gerusalemme?
E in effetti, il loro ragionamento si rivela esatto: proprio attraverso Erode, ottengono la risposta alle loro domande. I Capi dei Sacerdoti e gli Scribi, riuniti in gran fretta dal sovrano, spiegano che secondo le Scritture, il Messia atteso dovrà nascere a Betlemme.
Grazie a questa indicazione preziosa, i Magi possono riprendere il loro viaggio e trovare la casa dove Maria, Giuseppe e il Bambino avevano trovato ospitalità, in attesa di poter tornare a Nazareth.
Invece, noi lo sappiamo, le cose andranno molto diversamente per questa piccola famiglia: per il momento non torneranno a Nazareth, ma saranno costretti a scappare e a nascondersi in Egitto.
La visita dei Magi che parlano della nascita di un nuovo, grande Re, più potente di tutti, scatena nel Re Erode la paura di perdere il regno ed il potere: proprio per questo ordina di far uccidere tutti i bambini piccoli.
Giuseppe, avvertito dall'Angelo, porterà in salvo Maria e Gesù, ma tantissimi innocenti verranno uccisi per l'ordine folle di un re crudele.
Anche i Magi si salveranno dalla cattiveria di Erode, perché non passeranno da Gerusalemme, ma il loro ritorno a casa seguirà un'altra direzione.
Scusatemi, però, se ritorno ancora al punto di inizio: la decisione di partire, da parte di questi saggi d'Oriente. Forse, pur avendo detto che li considero degli incoscienti, mi sento anche spinta ad interrogarmi dal loro modo di agire.
Hanno saputo osservare, interpretare i segni intorno a loro e hanno preso delle decisioni coraggiose. Io so fare altrettanto?
Nella mia vita, nella mia storia, in quello che capita nel mondo, so riconoscere la presenza di Dio? So comprendere la novità che lo Spirito di Dio sempre fa sbocciare nella Creazione? So lasciarmi stupire dal Bene, dovunque appaia, sotto qualsiasi forma? So gioire per l'azione del Padre Buono, che non si stanca di andare incontro ad ogni uomo?
Sono domande difficili, forse, ma sono domande importanti e necessarie. In questo giorno di festa, in cui celebriamo "l'epifania", cioè la "manifestazione" di Cristo al mondo, fermiamoci un istante, magari davanti al Presepe. Interroghiamoci con sincerità: Signore, ti so riconoscere? Ti so riconoscere negli avvenimenti del mondo? Ti so riconoscere nella mia vita? Ti so riconoscere nel cuore delle persone che mi sono accanto?
Rispondere a queste domande non è un viaggio verso un luogo, ma dentro il nostro cuore.
Rispondere a queste domande richiede lo stesso coraggio che hanno avuto i Magi nel partire seguendo la stella. E, come è accaduto ai Magi, anche noi, alla fine di questo viaggio, avremo la gioia di incontrare Gesù.

Commento a cura di Daniela De Simeis