Omelia (06-01-2014)
Gaetano Salvati
Commento su Matteo 2,1-12

"Abbiamo visto spuntare la sua stella" (Mt 2,2); questo dicevano i Magi venuti da oriente per adorare "il re dei Giudei" (v.2). Attraverso di loro inizia il pellegrinaggio dell'umanità verso Cristo, verso quel Dio nato a Betlemme; morto sulla croce il Venerdì Santo e risorto il terzo giorno. Il cammino dei Magi, però, è solo un inizio. In principio vennero i pastori, le persone semplici, coloro che vivevano vicino al Bambino (Lc 2,15); ora, giungono anche i sapienti. Vengono grandi e piccoli, uomini di tutte le culture, di ogni ceto sociale. I Magi d'Oriente inaugurano, così, il cammino dei popoli verso Cristo. Essi, come dice san Paolo, precedono "le genti chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo" (Ef 3,6).
Nell'esodo dei Magi possiamo trovare dei segni per il nostro cammino di fede: uniamoci anche noi spiritualmente alla carovana dei cercatori di Dio e iniziamo, o perfezioniamo, il viaggio che ci condurrà ad adorare il vero Re. Non corriamo il rischio di intraprendere da soli o per primi l'itinerario verso il Signore. Difatti, è Lui che nel paradosso della grotta, nella realtà dell'incarnazione, Dio fatto uomo, mostra a tutti la Sua divinità, e vuole radunare intorno al Suo presepe tutte le genti, chiamando anche quelle che hanno smarrito la stella perdendo il cammino, oppure quelle che noi riteniamo meno degne di comparire al Suo cospetto. Per unirsi al pellegrinaggio dei Magi, allora, bisogna scorgere le tracce di Dio nell'esistenza, sforzarsi di comprendere il Suo linguaggio impercettibile; avere il coraggio di perseverare nonostante la fatica del viaggio e i giudizi della gente e, soprattutto, inginocchiarsi, riconoscere nell'Infante povero e umile, il Signore e il Re di tutti i re. Prostrati e in adorazione davanti al bambino (Mt 2,11), capiremo che Egli vuole la nostra collaborazione per realizzare la salvezza per tutti. È indispensabile, quindi, portare al nostro Re i doni come i Magi: l'incenso della fede e dell'ubbidienza, la mirra della testimonianza d'amore e l'oro della carità che ci spinge a lavorare ininterrottamente nella Chiesa per la Sua gloria. Forse concretizzare quanto detto potrebbe risultare difficile: offrirsi ai fratelli, sacrificare l'esistenza senza che gli altri se ne accorgano. Però, i Magi, "al vedere la stella, provarono una gioia grandissima" (v.10). Anche noi preghiamo l'Infante perché, nelle difficoltà si manifesti sempre più; nei dubbi di fede la Sua stella illumini il nostro sentiero; negli attimi di sconforto essa brilli e indichi la via dell'amore. Inginocchiati, vicini alla verità fatta storia, imploriamoLo perché anche per noi ci sia una vera epifania, una nuova manifestazione del Signore alla nostra mente e al nostro cuore, così da trasmettere a tutti la consolazione e la dolcezza dell'amore di Dio. Amen.