Omelia (05-01-2014) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Giovanni 1, 4-5 «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta» Gv 1, 4-5 Come vivere questa Parola? Il Figlio di Dio, che era la vita e la luce degli uomini, è apparso nella nostra storia e ci ha risollevati a Dio, salvandoci dalla morte e dalle tenebre. Il Padre ci ha elargito in Cristo il più grande e il miglior dono che possedesse: il suo stesso Figlio e la vita divina, dandoci il potere di diventare a nostra volta suoi diletti e amati figli. Nella splendida e luminosa pagina del prologo del Vangelo di Giovanni (1,1-18) da una parte vi è l'incoraggiante constatazione che le tenebre non possono vincere la luce, quindi il male giammai avrà l'ultima parola nelle vicende umane, e dall'altra si rileva la tragica possibilità che, pur venendo tra i suoi, il figlio di Dio non sia accolto (cf Gv 1, 11): è un richiamo alla nostra responsabilità personale, alla nostra collaborazione, perché egli possa realizzare la sua opera di salvezza in ciascuno di noi e nell'intera umanità. O Signore, fa' che la nostra vita sia coerente con la dignità di figli e figlie di Dio e che sia un riflesso della tua luce divina. La voce della liturgia In lui [= Cristo] oggi risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l'uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale. Dal prefazio di Natale (n. 3°) D. Mario Maritano SDB - maritano@unisal.it |