Omelia (06-01-2014) |
padre Gian Franco Scarpitta |
La verità è amore Si sa benissimo che la novità attira la gente come api al miele, perché ciò che esce dalla nostra consueta routine, ciò che rompe i canoni abituali, è sempre di grande richiamo e suscita curiosità ed entusiasmo iniziale. A Betlemme però la novità è straordinaria perché è Buona Novella. Essa attira uomini eruditi e di umana sapienza quali sono i Magi, che procedono appositamente dall'Oriente, affrontano la prova di un duro viaggio compresi gli imprevisti dell'incontro con Erode e il ritorno al loro paese per un'altra via sconosciuta. Quali uomini di assoluto sapere astrologico, filosofi empirici dediti nient'altro che a scrutare il linguaggio degli astri e ad interpellare la volta celeste (tipico dei Persiani) e del tutto alieni dalla concezione di un Dio personale del tipo del Padre di Israele che si rivela agli uomini e che li salva, i Magi vengono da questo Dio sedotti e condotti a Betlemme, guidati da una stella del tutto particolare per mezza della quale capiscono che qualcosa, anzi Qualcuno, ha sempre avuto interesse nei loro confronti e vuole renderli partecipi della sua grandezza, affascinandoli del suo insondabile Mistero. Il fatto che si muovano da Oriente per giungere fino a lidi lontanissimi a loro estranei, attesta già di per sé che, mentre essi erano abituati a cercare la Verità per ogni dove, ora scoprono che questa Verità non si potrà mai trovare senza che Essa stessa ci venga incontro. Anzi, scoprono che con la Verità si deve realizzare un Incontro. E di fatto loro lo realizzano sopraggiungendo a Betlemme da un lungo viaggio e deponendo ai piedi del Bambino i doni espressivi di una fede acquisita e consolidata: l'oro (Gesù è Re), incenso (Egli è il vero Dio), mirra (morirà per la nostra salvezza). Cristo è la Verità alla quale si giunge non senza che ne sia lui stesso apportatore attraverso il fascino di Betlemme perché è vero solamente ciò che per l'uomo si traduce in termini d'amore e di misericordia. Dire che l'uomo necessita della verità equivale a dire che egli ha bisogno di essere amato perché possa distogliere se stesso da tutto quello che smentisce e scardina la verità: il peccato. La verità in Dio si traduce però anche con la sapienza dal carattere di semplicità e di umiltà, che smentisce le prerogative della raffinata e altolocata sapienza umana dalle distanze aristocratiche: se per l'uomo è sapienza l'irrompere di Dio nella storia, per Dio è sapienza la storia del suo Verbo Amore con l'uomo. Sempre la Verità che è amore si identifica con la comunione universale degli uomini che i Magi realizzando entrando nella "casa": qualche esegeta ha sottolineato che essa (non più la grotta) sottende al carattere di universalità e di comunione di tutti gli uomini di cui solo il Dio Bambino è capace: di fronte al mistero del Verbo Incarnato bambino tutti gli uomini sono uno in Cristo Gesù (Paolo) e tutte le distanze di etnia, appartenenza culturale e geografica vengono abbattue in nome dell'amore e della concordia. La caratteristica è sempre quella del Dio Amore Bambino e della veritè che seduce tutti, perfino uomini dall'Oriente. |