Omelia (06-01-2014) |
mons. Antonio Riboldi |
Epifania del Signore Oggi, come i Magi, vorremmo ‘seguire la stella' per provare poi la gioia di avere trovato Gesù. Così ce li presenta il Vangelo: "Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: ‘Dov'è colui che è nato, il Re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo'". (Mt. 2, 1-12) La risposta è davvero drammatica. Per Erode, il solo pensiero, che nella sua corte si accennasse a qualcuno, che si riteneva fosse venuto a prendere il suo posto, gli fa perdere la ragione, e così prende la sola decisione possibile di chi è ottenebrato nella mente e nel cuore dal proprio egocentrismo distruttivo, da un vero delirio di onnipotenza, ossia cercarlo per ucciderlo. Erode non poteva permettere che altri, al di fuori di lui, potesse gestire il potere e governare i sudditi. Si considerava l'unico capace di governare, o forse più semplicemente considerava il potere come l'unica via per garantirsi i privilegi di cui godeva. Un'assurdità, che farebbe sorridere, se non si considerano le conseguenze! Basterebbe dare uno sguardo alla storia di sempre, dove gli uomini che governano o hanno un posto di prestigio, troppo spesso ne hanno seguito le orme, ieri e oggi, con tutte le sofferenze che ne sono derivate per il popolo. È l'ambizione del potere che si manifesta come uso e non come servizio degli altri e chiude il cuore e inaridisce l'anima. Non è il ‘potere regale' di Gesù, che ha dato tutto se stesso per noi; non è la strada che, sulle sue orme, percorrono i santi o i fratelli cristiani, che concepiscono la vita come un passaggio in cui ‘servirsi vicendevolmente', per camminare insieme verso l'unica mèta: il Regno del Padre. Il Vangelo dice che ‘Gesù era appena nato', aveva appena aperto gli occhi di bambino su questa terra, emesso il suo primo vagito, che già ‘chiamava' a Sé, tramite i Magi, tutte le genti, per proclamare la Buona Novella che Dio ama talmente il mondo ed esprime il Suo amore, mandando proprio Lui, il suo Figlio prediletto, l'Emmanuele, il Dio-con-noi. Questo annuncio dona tanta gioia a noi ‘uomini di buona volontà', che eravamo senza un futuro con Dio. E' la gioia e l'immensità di amore che Dio continua ad annunciare a ciascuno e a tutta l'umanità con il Santo Natale. Avevano fatto tanta strada, i Magi, attirati dalla stella, che certamente per loro era un segno di un qualche evento straordinario: non sapevano tutto, non conoscevano tutto, ma si erano affidati al mistero di quel segno. Erano uomini che amavano la luce, quella che brilla dentro, nell'anima, quella che illumina ogni uomo e gli fa capire il senso e la verità di se stesso e quindi la vera felicità, ma solo se vuole lasciarsi... illuminare! I Magi non erano uomini disposti a farsi deviare, nella ricerca di questa luce inattesa, dalla stupidità o dal non senso del loro tempo; dalla cecità con cui tante volte gli uomini percorrono le vie della vita. Erano persone, i Magi, - e con loro tanti fratelli e sorelle ieri e oggi - che volevano arrivare fino in fondo alla ricerca. La verità, quella luce apparsa, era per loro più importante della stessa vita e valeva la pena di affrontare ogni fatica. È la storia dei santi di ogni tempo... anche oggi. Del resto Dio li teneva e ci tiene come sotto il suo sguardo: tracciava e traccia nel cielo o nelle ispirazioni interiori la via da percorrere, ‘ognuno con la sua stella', fino a fermarli e fermarci solo quando giungono alla capanna di Betlemme o alle ‘nostre Betlemme'. Ne conosco tanti ‘magi' tra di noi, anche se sfuggono all'attenzione di troppi. Ne ho conosciuti alcuni per cui è anche ‘venuto il tempo', non solo di vivere la ricerca, ma anche di darne testimonianza con la vita. Pensiamo anche solo a Madre Teresa di Calcutta, a Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, santi del nostro tempo. La proclamazione della loro santità è proprio mostrare al mondo, come anche ai nostri tempi, come in ogni tempo, vi sono uomini e donne che dopo aver tanto cercato Gesù, lo hanno incontrato e vissuto per lui, donandosi ai fratelli. Sono tanti i fratelli e le sorelle che, proprio nel nostro oggi, in tante parti del mondo, rischiano ogni giorno la vita, per la loro fede in Gesù: sono i testimoni viventi del Maestro, l'epifania del Signore, che interpella noi e la nostra fede. Sì perché - rincresce dirlo - troppo ci siamo adattati all'oscurità di questo mondo, che non può offrire una stella che ci indichi un'attuale Betlemme con Gesù e che valga la pena di raggiungere. La testimonianza di tanti nostri fratelli ci aiuti dunque a ‘cercare la stella', che Dio fa risplendere nella vita di ciascuno, per giungere all'incontro con Gesù, risorto e vivente, l'unico che può davvero dare senso e pienezza alla nostra esistenza. Ricordiamolo sempre: nella vita c'è per tutti la buona stella, ossia quella luce interiore, che ci indica la strada da percorrere. Ma siamo capaci di scorgerla e seguirla? Ricordiamoci che lontani da Gesù c'è solo oscurità e smarrimento, che sono facili da notare, oggi, sul volto di tanti, troppi: è un vivere senza sapere dove si va e qual è la via da percorrere. Non resta che chiedere la fortezza dei Magi di ieri e di oggi, decisi ad arrivare fino in fondo. Gesù non si stanca di attenderci, con Maria, sua madre, per poterci far partecipare alla loro gioia. Così, Paolo VI, il 6 gennaio 1964, proclamava la bellezza e necessità che Cristo sia la vera luce del mondo: ‘Il Cristo che noi portiamo all'umanità, è il ‘Figlio dell'uomo': così si chiamava lui stesso. È il primogenito, il prototipo della nuova umanità, il fratello, l'amico per eccellenza. Solo di lui si può dire in tutta verità che egli ben sapeva cosa ci fosse nell'uomo. Egli è l'inviato di Dio, ma non per condannare il mondo, ma per salvarlo. È il buon pastore dell'umanità... Accogliamolo". |