Omelia (02-02-2014)
padre Gian Franco Scarpitta
Il Primogenito nostra Luce

Secondo la legge d'Israele ogni primogenito andava consacrato a Dio per mezzo di una prescritta ritualità di offerta e anche Maria e Giuseppe si attengono a tale predisposizione (Es 13, 2): essi offrono Gesù a Dio nel tempio dopo otto giorni dalla nascita perché venga circonciso e offerto al Signore. In questo contesto del tutto speciale si nota però non solamente un adempimento alle prescrizioni della Legge, con l'offerta (presentazione del Bambino) e l'offerta di due colombe ( prescritta per le famiglie povere come la nostra di Nazareth), ma anche e soprattutto un grosso atto di umiltà e di sottomissione da parte del Figlio di Dio: seppure fautore di qualsiasi Istituzione, normativa e legiferazione, sebbene al di sopra di qualunque burocrazia,è asservito alle prescrizioni umane e adempie una legge terrena, forte dello spirito di fedeltà e di ottemperanza dei genitori anch'essi ottemperanti e dimessi di fronte alle legislazioni della loro patria.
. Gesù è il "primogenito" e come tale va offerto interamente a Dio, ma come spiega Ratzinger nel caso del Figlio di Dio tale primogenitura è di valenza molto più grande e si estende a tutto il cosmo, interessando ogni dimensione del creato: Gesù è infatti "primogenito di coloro che risorgono dai morti nonché il principio di tutta la creazione" (Col 1, 15 - 16). Egli è anche il primogenito di una moltitudine di fratelli, insomma non solamente il "primo nato" in ordine alla gestazione di Maria, ma anche il "primo" quanto all'umanità e al creato, colui di che ricapitola ogni cosa e al quale tutti gli esseri sono sottomessi. La primogenitura terrena di Gesù è estensiva alla primogenitura universale cosmica, della quale è una piccola espressione e il farsi piccolo di Dio in Cristo non pregiudica il suo essere Re dell'universo.
Nonostante questa sua posizione, Cristo è tuttavia adesso sottomesso perché "nato da donna, nato sotto la legge per riscattare coloro che sono sottomessi alla Legge" (Gal 4, 4 - 5) e in questo episodio della presentazione al tempio si mostra ancora più disposto all'annichilimento e alla mansuetudine nell'offrire se stesso a Dio Padre mediante la circoncisione. Come sulla croce renderà lo Spirito e consegnerà se stesso al Padre, così anche ora si autoconsegna al Padre, compiendo una sottomissione che sarà preludio alla salvezza.
L'umiliazione di Gesù infatti sarà fondamento del riscatto di Israele e risolleverà le sorti del popolo di Dio e per questo Simeone esulta nel vedere davanti a sé il Dio Bambino: "I miei occhi han visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli". Simeone, uomo giusto e devoto, aspettava la consolazione per Israele e adesso la vede in questo grande Primogenito cosmico che gli si presenta davanti. Finalmente è giunta la gloria del popolo di Israele tanto attesa e le promesse di Dio rilevate nella Scrittura hanno avuto compimento: il Bambino presente ne è la testimonianza effettiva e in lui finalmente si realizza la tanto sospirata salvezza dell'uomo. Il Servo di Dio Simeone ora può riposare in pace forte di questa raggiunta serenità che è il premio della sua provata fede.
C'è però un'altra caratteristica che si evince nelle parole del saggio Simeone intorno a Gesù, ed è quella per la quale tutti gli anni, puntualmente, noi ci ritrova ad affollare le chiese in data 2 Febbraio: "Luce per illuminare le genti". Egli è infatti la "luce" che rifulge nelle tenebre, che già era stata prefigurata in Isaia 9 (il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce" e della quale anche il profeta Malachia ci offre una presentazione speciale, addirittura come "fuoco del fonditore e lisciva dei lavandai", atto cioè a purificare e mondare. La luce rischiara e rende il cammino percorribile e se si tratta di luminosità forte e consistente, non abbacinante, rende piacevole ogni itinerario, alleviandone le pene e le fatiche; Cristo luce del mondo è il Dio entrato nella storia perché noi possiamo percorrerne invitti e imperterriti tutte le tappe costruendo sempre noi stessi nel nostro percorso.
La luce dirada le tenebre e finisce sempre con l'averne ragione e un solo fascio di luce consente che camminiamo nonostante la via sia ottenebrata. Tale è i percorso che insieme si intraprende in compagnia di Gesù Figlio di Dio: un procedere sereno e fiducioso nonostante la morsa del peccato e dell'errore che avvelenano il mondo. Egli è il fautore e il protagonista della storia ma noi siamo chiamati a costruire la nostra storia con lui, senza diventare preda del fatalismo e della mediocrità. Il Primogenito della creazione si rende nostro connazionale sottomettendosi anch'egli alle prescrizioni del presente per assumere il nostro tempo fino in fondo e per condividere con noi ogni situazione vitale contingente, ma anche per essere nostro orientamento e guida, cioè la luce che si impone nel marasma delle tenebre.

Man mano che rischiara, la luce tuttavia purifica e rende mondi, rigenerando a nuova vita e anzi configurandosi essa stessa con la vita. Anche per questo siamo vocazionalmente chiamati ad assumerla e ad identificarci con essa, a viverla intensamente per poi esserne portatori.
Come dirà egli stesso, noi siamo la luce del mondo (Mt 5, 13 ss.) perché non resti soffocata la luminosità di cui egli ci ha resi destinatari e se è vero che la luce riflette il suo carattere sorgivo, non possiamo che essere il riflesso di Cristo nel mondo.