Omelia (02-02-2014)
fr. Massimo Rossi


Mi piacerebbe che la festa della Mamma fosse celebrata oggi, giorno della presentazione di Gesù: penso che la vera protagonista della scena evangelica, che ha dato origine al quarto mistero gaudioso del Rosario, sia proprio lei, Maria santissima! L'accenno alla spada che le trafiggerà l'anima, allude naturalmente alla passione di Gesù: l'evangelista Giovanni colloca Maria ai piedi della croce, testimone impotente della fine assurda e straziante del Figlio. Mentre pendeva dal patibolo, il Signore ebbe parole di conforto per sua madre e la affidò alle cure dell'amico prediletto. Chissà se durante la vita Gesù aveva avuto per Maria un'attenzione e una devozione così...
La donna dell'Annunciazione subì anch'ella il martirio di Cristo, non fisico, ma spirituale, il martirio dell'anima. La comunione con il Figlio si spinge fin nel fondo di quell'abisso di dolore che nessuno condividerebbe mai... nessuno fuorché una madre per amore di un figlio. E credo che, in valore assoluto, il dolore della madre per le sofferenze del figlio sia maggiore: unito al senso di impotenza per non poter alleviare in alcun modo i dolori mortali di Gesù, Maria perdette se stessa una seconda volta, perdendo il figlio, fedele ad una Volontà, quella di Dio, divenuta all'improvviso e inspiegabilmente crudele... Questo era, questo è il tormento dell'uomo che soffre, o che vede soffrire ingiustamente l'amato.
La profezia di Malachia dipinge il Messia a tinte a dir poco vivaci: fuoco che fonde, lisciva che consuma le scorie della persona, ma anche le scorie della società; da questo crogiuolo virtuale uscirà la tribù di Levi, la classe sacerdotale. Risuona in tutta la Bibbia, una sorta di basso ostinato, il richiamo divino rivolto alle autorità religiose, ai custodi della fede, a vivere coerentemente al credo che professano e che insegnano. Evidentemente, dai vertici, non scendeva quell'esempio di serietà e di onestà morale che Dio si sarebbe aspettato, e con Lui tutto il popolo.
Possedere la fede, realizzare una scelta di fede non mette al sicuro dalle tentazioni del potere. Anzi, noi sappiamo che il potere che la religione accorda, è più grande di qualsiasi potere politico ed economico... L'autorità che discende da Dio viene spesso interpretata dal popolo come una sorta di investitura che conferisce superpoteri; e chi li riceve diventa qualcosa di più che un semplice comune mortale... I suoi pensieri sono i pensieri di Dio, la sua parola è il verbo di Dio, i suoi gesti sono i gesti di Dio... Praticamente l'uomo di Dio è Dio in terra... In verità non è così; ma quando, secoli e secoli fa, la civiltà non era evoluta così come lo è oggi, e la religione pervadeva tutto il sapere e l'operare degli uomini, il popolo cadeva facilmente nella trappola del sacro, sapientemente tesa dalla casta sacerdotale... Lo smascheramento della menzogna vitale- così definiscono la religione i maestri del sospetto, primo fra tutti, Freud - avvenne un paio di secoli fa: quel giorno, secondo l'opinione di non pochi filosofi e fenomenologi, cominciò il declino della Chiesa e forse anche della fede; attaccata da più fronti - la politica, l'economia, la cultura, le sette... -, malgrado i profeti di sventura, la Chiesa e la fede tengono duro, più vive e vegete che mai! Soprattutto ci siamo liberati di quei privilegi legati per l'appunto al potere (religioso) sulle coscienze... forse non ancora del tutto, ma, specie con questo Papa, siamo sulla strada giusta.
Perdonate la digressione morale; il contesto del racconto evangelico è prettamente religioso: ai tempi di Gesù erano le autorità del Tempio a dichiarare legittimo un figlio oppure no; erano ancora le autorità del Tempio a provvedere alla purificazione della madre, senza la quale nessuna donna che avesse partorito poteva presentarsi e presentare suo figlio alla società; erano infine le autorità del Tempio a praticare la circoncisione, affinché un figlio maschio fosse riconosciuto israelita DOC. Il racconto di Luca allude proprio a questi tre passaggi che i genitori erano obbligati a compiere: oggi le suddette procedure si espletano presso un ufficio del Comune, o in ospedale; allora si andava dal prete, e non era solo una formalità.
Dopodiché scende il sipario sulla famiglia di Nazareth. La ritroviamo ancora nel Tempio, dodici anni dopo - la storia la conoscete - e seguirà di nuovo il silenzio per altri vent'anni, o giù di lì, prima che Gesù compaia nuovamente, già adulto, sulle rive del Giordano.
Ho citato all'inizio i Misteri del Rosario: il peggior servizio che potremmo fare ai cosiddetti vangeli dell'infanzia (di Gesù) - i primi due capitoli di Luca - è circondare di certa devozione gli eventi ivi descritti. Certa devozione è un po' come il cotone idrofilo: avvolge, protegge, insonorizza... in altre parole, impedisce all'oggetto di entrare in contatto con l'esterno. Finisce che il misteri della vita di Gesù, messi per così dire in sicurezza, si possono al massimo contemplare all'interno delle nostre assemblee; un contesto sicuro, dove l'eco del mondo giunge appena, o forse non giunge affatto. Ma questa cura protettiva per la persona di Cristo dalle possibili contaminazioni prodotte dal mondo, non sarà forse, al contrario, una cura per le realtà del mondo dalle possibili contaminazioni prodotte da Cristo? È la fine dell'Incarnazione, è la rovina del Vangelo...
Perché l'Incarnazione non è un fatto avvenuto una volta per sempre, 2000 a passa anni fa.
O l'Incarnazione avviene in tempo reale tutti i giorni, nelle situazioni ordinarie della nostra esistenza, oppure non avviene affatto!
Sto parlando della vita concreta, della coniugazione della salvezza cristiana alla prima persona singolare e plurale.
Non archiviamo i misteri del Natale, come le luminarie delle strade! L'Anno liturgico "inventato" dalla Chiesa per alimentare la fede dei credenti, perde la sua efficacia, se i fedeli dimenticano, se noi cancelliamo dalla memoria i fatti della vita di Cristo, come si cancella un file al computer...
Tra poco più di un mese, il 5 marzo, inizierà la Quaresima. Nel frattempo lasciamo sedimentare nel nostro intimo lo stupore e la gioia della nascita del Signore; quello stupore e quella gioia testimoniate dal vecchio Simeone, dalla profetessa Anna, dai pastori, dai Magi... e anche dai genitori di Gesù.
Quando la gioia cristiana, ben sedimentata e protetta, questa sì, dal mondo, diventa condizione stabile del nostro essere, tutto possiamo sopportare e superare; anche le tentazioni, anche i peccati nostri e altrui, anche le sofferenze e i dubbi di fede...

"La resistenza del cristiano alla malattia e al dolore
è pazienza, preghiera, perseveranza nell'invocazione e nel dialogo con il Signore."
Enzo Bianchi