Omelia (02-02-2014)
Marco Pedron
Una spada che tagliando libera

Il vangelo di oggi ci presenta una festa che si rifà all'infanzia di Gesù. Dopo 40 giorni, infatti, Gesù, come tutti i nati ebrei, viene portato al tempio in quanto consacrato a Dio. Da noi è più conosciuta come la "candelora" e si rifà alla tradizione di benedire le candele e alle parole del vangelo "luce per illuminare le genti" (Lc 2,32).

"Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore" (Lc 2,22-23).
"E quando si compirono i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè": tutto il brano sarà cadenzato da questa parola "legge", che verrà ripetuta per ben cinque volte. Perché cinque volte? Perché cinque erano i libri della Legge (Torah: Genesi, Esodo, Levitico, Deuteronomio, Numeri).
Maria e Giuseppe, nei versetti precedenti, hanno visto cose straordinarie: Maria ha ricevuto visita da un angelo; gli angeli hanno cantato nel firmamento del cielo; i pastori sono venuti a far visita al Bambino. Loro stessi erano stupiti e increduli per tutto ciò che accadeva (Lc 2,19).
Ma nonostante l'esperienza straordinaria dello Spirito che hanno fatto, chi rimane sotto la Legge, non può sperimentare chi è Dio. Dio è Libertà e il Padre vuole che i suoi figli siano grandi, adulti e liberi. Il Padre ti dà un amore incondizionato. La Legge, invece, ti vuole sottomesso e ubbidiente, in regola con lei. La Legge ti dà approvazione. Maria e Giuseppe, qui, sono ancora sotto la legge.

"Quando si compirono i giorni della loro purificazione" (Lc 2,22): ma quale purificazione?
Il Levitico diceva così: "Quando una donna partorisce un bambino è impura per 7 giorni (14 se è una bambina) e resterà ancora 33 giorni a purificarsi del suo sangue" (66 se è una bambina! Evviva la parità!!!). In tutto questo tempo, prescrive il Levitico, la donna non toccherà nessuna cosa santa e non entrerà nel santuario finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione.
A volte la religione insudicia perfino le cose più belle: ma che c'è di più bello della nascita di un bambino? Che c'è di più grande? Che "segno di Dio" può essere più convincente se non questo? Ma da che cosa bisogna purificarsi? Ci si purifica da uno sbaglio, da un errore, da qualcosa di cattivo, di immondo, di sporco, ma che c'è qui di sporco? Eppure questa regola dell'A.T. l'abbiamo vissuta fino a non tanti anni fa!
Anche Maria e Giuseppe, nonostante tutto quello che avevano visto e sentito, non si erano per niente liberati dalle loro regole religiose. E sarà solo Gesù che li aiuterà in questo.
Anche Maria e Giuseppe pensano che la nascita di Gesù, la nascita di un bambino, sia qualcosa che ha insudiciato la madre. Per questo vanno al tempio per offrire dopo 40 giorni l'offerta della purificazione secondo la legge di Mosè e così lo portano a Gerusalemme per presentarlo al Signore.
Qui ci sono due riti ben distinti: uno sarà fatto, l'altro no. Uno è quello della presentazione della madre, e questo si compirà. L'altro, del riscatto del primogenito, no.

"Come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore" (Lc 2,23-24).
Il primo rito era la presentazione della madre. Dopo 40 giorni, ecco perché oggi 2 di febbraio celebriamo questa festa, Maria e Giuseppe se ne vanno a Gerusalemme. Qui c'era una porta del tempio, la porta di Nicanore, una porta importante dove si trovava un sacerdote che accoglieva il bambino. Lv 5,7 dice che per ogni bambino si dovesse offrire un agnello di un anno come olocausto e un colombo e una tortora in sacrificio per il peccato.
Quindi il senso era che aver partorito un bambino equivaleva ad aver commesso un peccato.
E Lc qui ripete nuovamente: "Come è scritto nella legge del Signore". Cioè: Maria e Giuseppe non si pongono la domanda: "Ma questo è giusto? Ma questo ha senso? Ma questa legge viene da Dio?". Loro eseguono: la loro legge dice così, e loro, per paura di trasgredirla, fanno come è stato loro detto.
Noi ereditiamo dai nostri genitori i caratteri somatici, i comportamenti, ma anche la religione. Ci entra dentro automaticamente con il latte e ci sembra normale che le cose siano così: ci vuole un gran lavoro di consapevolezza, un gran lavoro di criticità, un gran lavoro personale, per accorgerci che ciò che abbiamo imparato non è detto che sia vero, non è detto che ci faccia bene o che ci aiuti a vivere. Ci sembra "naturale che sia così" solo perché lo abbiamo imparato, perché è automatico, perché l'abbiamo sempre sentito.
"Per chi voti?", chiede un amico ad un altro. "Mio nonno era di destra, mio padre è di destra e io voterò destra". "Ma è assurdo!", gli dice l'amico. "E' come dire: mio nonno era un ladro, mio padre era un ladro, per cui anch'io devo essere un ladro". "No, in quel caso voterei sinistra!!!".

Il secondo rito, invece, per la legge era il riscatto del bambino. Cos'era?
Il Signore aveva stabilito che ogni primogenito sarebbe appartenuto a lui per il servizio al tempio. Si poteva però riscattare questo servizio offrendo, sempre al tempio (l'avevano pensata bene, eh!), 5 sicli d'argento, l'equivalente, cioè, di 20 giornate lavorative.
Ma Lc non ci dice che questo rito verrà fatto. Avverrà la purificazione della madre, ma Gesù non sarà riscattato perché lui appartiene pienamente a Dio, fin dall'inizio.
Il sacrificio per la purificazione era un agnello di un anno, ma se la coppia non se lo poteva permettere, erano sufficienti due tortore o due piccioni. Quindi questo ci fa capire che la condizione sociale dei genitori di Gesù era quella di una famiglia povera perché non si può permettere di offrire un agnello di un anno al tempio. Dei 5 sicli non c'è traccia.

"Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui" (Lc 2,25).
"Ecco" letteralmente: è una sorpresa. Nella routine di questa coppia che fa ciò che tutti fanno solamente perché tutti lo fanno e loro non vogliono e non possono essere diversi, "ecco" indica qualcosa di nuovo e di imprevisto.
Chi è questo Simeone? L'evangelista lo descrive soltanto come una persona pia e giusta. La tradizione poi lo ha fatto vecchio. Ma dove c'è scritto che è vecchio? Ci piaceva a noi vederlo così! Per gli apocrifi addirittura aveva 112 anni e secondo il protovangelo di Giacomo era un sommo sacerdote.
Ciò che conta, invece, è che Simeone non è sacerdote, è un profeta. Cioè non è un uomo del culto, ma un uomo della vita, per questo lo Spirito era su di lui.
Nei vangeli troverete una cosa sconvolgente: lo Spirito santo evita accuratamente i luoghi e le persone sacre perché sa che sono refrattari, impermeabili, alla sua azione!

"Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore" (Lc 2,26).
Lc ripete la parola spirito 3 volte. Non è un caso! Il numero 3 significa quello che è completo. Quindi l'uomo è pienamente, completamente preso da questo Spirito.

"Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo" (Lc 2,27).
Qui Lc mette a confronto, meglio a scontro, due movimenti: da una parte i genitori di Gesù che vanno al tempio mossi dall'osservanza della legge, mentre Simeone va al tempio, mosso dallo Spirito proprio per impedire ciò che Maria e Giuseppe stanno per fare. Infatti: come si può fare figlio di Abramo quello che è figlio di Dio? Come si può circonciderlo? E quindi lo Spirito tenta di impedire questo inutile rito.

"Anch'egli lo accolse sulle braccia e benedisse Dio, dicendo" (Lc 2,28).
La traduzione dice "accolse" ma in realtà è "prese" (dechomai). Maria e Giuseppe al tempio non trovano il sacerdote preposto alla purificazione delle donne ma l'uomo dello Spirito che sta tentando di impedire questo rito.
Infatti non dice che Maria e Giuseppe l'hanno dato a questo uomo. In fondo perché dovevano darglielo? Era uno sconosciuto: mica era l'uomo del culto o il sacerdote. Quindi Simeone toglie dalle braccia dei genitori il bambino e lo prende: è lo Spirito che tenta di impedire l'inutile rito.

E disse: "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola" (Lc 2,30).
Per una inesatta tradizione del passato questa è stata presa come la preghiera del moribondo, prima di morire. Ma andare in pace non significa affatto morire. Ma siccome, si è pensato: "E' vecchio!", allora si concluse: "Adesso può anche morire".
Andare in pace vuol dire semplicemente essere felici: è felice perché ha visto davvero ciò che tutti aspettavano: la realizzazione dell'attesa del popolo di Israele, cioè un vero liberatore.

"Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele" (Lc 2,30-32).
E qui c'è lo sconvolgimento per Maria e Giuseppe, così legati al tempio e alla loro religione.
Simeone, che vuol dire "Dio ha ascoltato", gli annuncia una verità sconvolgente: questo figlio sarà il salvatore di tutti i popoli. Etnon (in greco), gentium (in latino), indica i popoli pagani.
Questo però è sconvolgente per Maria e Giuseppe: ma come? La tradizione, la Legge, ci dice che i pagani devono essere sottomessi, dominati e se si ribellano distrutti; la Legge ci dice che noi, e solo noi, siamo il popolo santo e prediletto. Cos'è questo fatto che la salvezza arriva anche ai popoli pagani?
Pochi versetti prima, in Lc 2,10-11, l'angelo l'aveva già detto ai pastori: "Vi annuncio un salvatore per tutti gli uomini". E anche lì Maria e Giuseppe erano meravigliati, cioè sconvolti (Lc 2,19).
Perché erano sconvolti? Perché quello che succedeva non era per niente in linea con quello che loro pensavano, con quello che loro credevano, con quello che loro da sempre avevano sentito dire.
Il grande profeta Isaia diceva infatti (Is 14): "Il Signore sceglierà Israele e tutti i popoli saranno incorporati (che vuol dire schiavi) e la casa d'Israele si impossesserà di loro come schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari... il re di Babilonia poi lo fa morire... e tutti gli Assiri... e pure tutti i Filistei...". Questo era il Messia che si aspettavano: gli ebrei a dominare e gli altri sotto a sgobbare, loro schiavi! E si immaginavano (così dice Isaia) carovane di cammelli e dromedari che portavano oro a Gerusalemme. E i rabbini che amavano le cose chiare avevano stabilito che gli schiavi erano solamente 2800 a testa!!! E questo era il regno che si aspettavano! Questo se lo tramandavano di generazione in generazione religiosamente!

"Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui" (Lc 2,33).
Ecco perché sono sconvolti: ma tutta la Bibbia non dice il contrario? Non dice che gli altri ci serviranno? Dio è amore (questo lo credevano), ma amore solo per noi. Non per tutti! Non per tutte le nazioni!
E' inconcepibile - lo dice la Bibbia (dice tante cose la Bibbia!!!) - ciò che dice Simeone: va contro ciò che c'è scritto, contro la Parola di Dio, contro ciò che da sempre ci hanno insegnato.
Non lo possono accettare, perché accettarlo significa che la tanta santa tradizione e i profeti si sono sbagliati. Se lo accettano devono cambiare tutto il loro modo di credere.

"Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse" (Lc 2,34).
Perché qui Lc deve ridirci che Maria è la madre di Gesù? Lo sappiamo bene! Lo abbiamo capito.
Ma, nel vangelo, Maria rappresenta il popolo. E il popolo da cui questo messia ha avuto origine farà difficoltà a comprenderlo, e se arriverà a comprenderlo sarà causa di grandi sofferenze. Infatti...

"Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, e anche a te una spada trafiggerà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori" (Lc 2,34-35).
Che Gesù sia un segno di contraddizione Maria già lo sa dal Magnificat: rovescia i potenti e innalza gli umili. Quindi in questa prima parte conferma quello che Maria già sa.
Solo che poi c'è la sorpresa inaspettata, atroce, parole glaciali: "Maria, a te stessa, una spada attraverserà l'anima, la vita, affinché siano liberati i pensieri di molti cuori".
In passato si sono lette queste parole riferendole ai dolori di Maria. Ma qui non c'è nulla di tutto questo.
La spada, nell'A.T. (lo si vede bene ad esempio in Ez 14,17; Sap 18,15; Is 49,2; oppure in Ap 2,12: "Così parla colui che ha la spada affilata a due tagli"), indica l'efficacia della parola del Signore che è tagliente, per cui separa la luce dal buio, il vero dal falso. Lo mostra chiarissimamente Eb 4,12-13: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio: essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non c'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto".
La spada è la verità di Dio, del vangelo, che quando lo lasci entrare ti attraversa l'anima, ti smaschera, ti mette a nudo, ti taglia e mette in luce tutte le tue ipocrisie e le tue falsità.
La verità vi farà liberi. E' vero, ma la verità ci libera con un tocco bruciante e affilato.
Cosa vogliono dire, allora, queste parole? La spada per Maria, come per tutti, saranno le parole di suo figlio che la costringeranno a scelte molto dolorose e drammatiche.
Sì, la spada attraverserà l'anima di Maria quando anche lei dovrà accettare che suo figlio non era come quello che lei voleva, come quello che lei sperava o come quello che sognava.
Sì, la spada attraverserà l'anima di Maria quando da madre dovrà diventare discepola e dovrà rinnegare le sue tradizioni, la sua educazione, e sconvolgere tutte le sue certezze.
Sì, la spada attraverserà la sua anima quando dovrà diventare un'altra persona, accettando la verità di suo figlio che la potenza di Dio è l'Amore e non l'amore per la potenza, come il Messia aspettato.
Gesù stesso dirà: "Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa" (Mt 10,34-36).
Maria lo capirà subito nel brano successivo quando lei gli dirà: "Tuo padre ed io eravamo angosciati. Ma cosa ci hai fatto?", e Lui: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del padre mio?" (Lc 2,48-49). Ecco la spada: parole che fanno male, che ti feriscono, perché ti svelano una verità scomoda, difficile, che non avresti voluto scoprire e vedere. Ma d'altronde verità (aletheia) vuol dire proprio "togliere il velo".

Cosa dice a me questo vangelo? Mi dice che il vangelo è scomodo perché mi dice ciò che non vorrei sentimi dire. Per questo la gente non ama il vangelo: perché è vero che è una spada che libera ma è anche una spada che taglia.
C'è un bambino di otto anni che fa ancora la pipì a letto. Il vangelo ti dice: "Perché questo bambino ha paura di te papà, mamma? Perché teme di deluderti, di contrastarti? Perché qui non si sente a casa sua?". E' una verità difficile da dirsi, ma è la verità.
Una sorella chiama l'altra (quest'ultima è separata) e le dice: "Sai a me e a Giancarlo (il marito) piacerebbe andare in Messico in vacanza quindici giorni". "Fai bene, dice la sorella: beati voi! Il mio ex non mi dà niente e non posso nemmeno permettermi di comprami un cappotto; mi aggiusterò questo vecchio!". La sorella si sente talmente in colpa che rinuncia al viaggio in Messico ("Come posso io andare che mia sorella è presa così!... Ma che abbia bisogno di soldi?... Glielo chiedo?... Se glielo chiedo, la umilio?...). Il vangelo dice: "Se hai bisogno, chiedi! Ma non ti permettere di far venire i sensi di colpa agli altri". Far venire i sensi di colpa agli altri è l'arma tremenda, vigliacca, di chi non ha potere.
Una donna di 35 anni dice a suo padre che vuole andare a studiare inglese a Londra e così sta per prendersi un'aspettativa di sei mesi al lavoro. Il padre: "Pensaci su: se vai via sei mesi magari un altro prende il tuo posto e tu lo perdi. Io non lo farei. Lo dico per il tuo bene, eh!". Il vangelo dice: "Non far fare agli altri quello che vuoi tu. Non manipolarli. Esprimi apertamente quello che pensi ma non tentare di gestire la vita degli altri. E non dire mai: "Per il tuo bene" quando è, invece, il tuo e quello che tu desideri!".
Due genitori si sono separati. La madre dice ai suoi figli: "Vostro padre è un mostro; vostro padre è così... vostro padre mi fa così... colà". Il vangelo ti dice: "Stai uccidendo l'anima dei tuoi figli... Stai rovinando loro l'esistenza... Loro hanno bisogno del loro padre. Sei tu che sei in collera con lui: non trasferire la tua collera su di loro, perché non riguarda loro. Se lo fai, li rovini". I genitori sono come le gambe dei figli: quando un genitore distrugge l'altro, sta tagliando una gamba a suo figlio. Come potrà camminare in futuro?
Tu dici: "Nessuno mi vuole" ma la verità è: "Tu vuoi essere trattato come un principe!".
Tu dici: "Mi sento solo" ma la verità è: "Sei permaloso e troppo suscettibile: per forza rimani da solo!".
Tu dici: "Non riesco a perdonare", ma la verità è: "Sei orgoglioso e non accetti di essere stato ferito".
Tu dici: "Ho paura", ma la verità è: "Non voglio che qualcuno mi critichi e non voglio deludere nessuno, soprattutto i miei cari".
Tu dici: "E' difficile", ma la verità è: "Ho paura di perdere le poche certezze che ho".
Tu dici: "Sono depresso", ma la verità è: "Ho paura di mostrare la mia rabbia".
Tu dici: "Sono sempre in ansia", ma la verità è: "Ho paura di vedere cosa c'è dentro".

Un bambino chiede al papà: "Papà, che cos'è la verità?". "La verità è come la luce: quando l'accendi ti fa vedere quello che c'è". "Che bello papà!". "Sì, ma non sempre vedi ciò che vorresti vedere".
Un uomo sentì bussare al suo cuore: "Chi è?". "Sono la Verità e vorrei parlarti". "Ma va là, la verità parla sempre in silenzio!". E così non l'ascoltò.
Un uomo che aveva una figlia brutta la diede in sposa ad uno cieco. Un giorno un dottore disse: "C'è una facile operazione che permetterà a suo genero di vederci". "No, meglio di no!". "Ma perché? Potrà tornare a vedere!". "Le conseguenze, dottore, sarebbero troppo pericolose". La verità è pericolosa.

Pensiero della Settimana
Chi non riconosce i propri errori, li ripeterà.