Omelia (02-02-2014)
mons. Vincenzo Paglia
Commento su Mal 3,1-4; Sal 23; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40

Introduzione

Il vecchio Simeone, certo della promessa ricevuta, riconosce Gesù e la salvezza di cui il Cristo è portatore e accetta il compiersi della sua esistenza.

Anche Anna, questa profetessa ormai avanti negli anni, che aveva però passato quasi tutta la sua vita in preghiera e penitenza riconosce Gesù e sa parlare di lui a quanti lo attendono. Anna e Simeone, a differenza di molti altri, capiscono che quel bimbo è il Messia perché i loro occhi sono puri, la loro fede è semplice e perché, vivendo nella preghiera e nell'adesione alla volontà del Padre, hanno conquistato la capacità di riconoscere la ricchezza dei tempi nuovi.

Prima ancora di Simeone e Anna è la fede di Maria che permette all'amore di Dio per noi di tramutarsi nel dono offertoci in Cristo Gesù.

Giovanni Paolo II nella "Redemptoris Mater" ci ricorda che "quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell'incomprensione e nel dolore" (n. 16).

Omelia

Nella festa della Presentazione del Signore al tempio, il vangelo ci propone l'incontro tra Gesù e due persone di Dio: Simeone ed Anna. Essi riconoscono, in un neonato, il Messia, perché resi capaci dallo Spirito Santo di aprire il cuore all'imprevedibile. L'evangelista Luca mostra come si compiono le antiche profezie attraverso il ripetersi dell'espressione «per adempiere la Legge». La purificazione di cui si parla non è solo la purificazione rituale dopo la nascita, ma è la purificazione di tutto il popolo.

Dobbiamo osservare innanzitutto il valore positivo che ha per Luca l'osservanza della Legge. Essa era la norma spirituale, sociale, politica, religiosa. Israele esisteva come popolo solo per il suo legame con la Parola di Dio: non per la sua forza militare, non per il suo peso politico, non per la sua supremazia economica, non per la sua consistenza numerica. La storia del popolo di Israele è dunque la storia di come il popolo si è rapportato con la Legge, e come ha vissuto la fedeltà alle prescrizioni del suo Dio. Le parole del vecchio Simeone indicano che l'attesa si è compiuta: quel Bambino è il compimento delle promesse di Dio. In quel Bambino è possibile un vero, autentico legame tra Dio e l'uomo, non mediato dai sacrifici, ma incarnato da una persona viva, Dio e uomo nello stesso tempo. In quel Bambino è possibile una fraternità nuova, che non riguarda solo Israele, ma si estende anche a tutti i popoli; in quel bambino avverrà una purificazione del popolo: «saranno svelati i pensieri segreti di molti cuori». Cioè, sarà svelata l'autentica adesione alla volontà di Dio, nel profondo della coscienza, e non solo nell'esteriorità dell'adempimento formale. Anche per Maria c'è una parola che suona dura e inaspettata: «una spada ti trafiggerà l'anima». La spada è immagine tradizionale per indicare la Parola di Dio. Anche Maria dovrà, dunque, lasciarsi interrogare da questa Parola. Maria rappresenta ogni credente, chiamato ad una scelta personale e radicale per Cristo. La Parola interpella tutta la vita, e richiede un coinvolgimento integrale, fino alla croce. Tutta la vita è trasformata dall'incontro con la persona di Gesù e con la sua Parola che salva.